Fonte: La stampa
Conte e Schlein, Calenda e Renzi: Il fascino irresistibile della sconfitta
L’inarrestabile dissipazione delle vittorie possibili
I quattro litiganti – Conte e Schlein, Calenda e Renzi – sono concentratissimi in queste ore nel rimpallarsi le accuse più crude, ognuno di loro ha oramai fatto la sua scelta autarchica e dunque alcuni dati sinora inediti appaiono ancora più clamorosi: tutte le forze di opposizione, se si dedicassero nella ricerca di candidati e programmi comuni, sarebbero ancora in grado di aggiudicarsi (in alcuni casi nettamente) quasi tutte le Regioni prossimamente al voto ed entrambi i grandi Comuni in ballo nelle prossime settimane, Bari e Firenze.
Questo netto, seppur potenziale, vantaggio delle opposizioni è un dato curiosamente rimosso dalla discussione pubblica ma il paradosso è grande: le minoranze hanno a portata di mano una possibile striscia di sconfitte delle forze di governo, ma questo scenario lascia sostanzialmente indifferenti i gruppi dirigenti di quei partiti. Proprio per questo motivo l’elaborazione de “La Stampa” su dati del Ministero dell’Interno, racconta assai bene la dissipazione in corso, che vede protagoniste forze politiche che quotidianamente sono affiancate in Parlamento nel contrasto al governo di centro-destra.
A suggerire lo scenario delle “vittorie dissipate” non sono i consueti sondaggi, ma una bussola precisa, che a seguirla bene, da un anno e mezzo non ha mai tradito: il voto degli elettori alle Politiche del 2022, vinte dal centro-destra col 43. 8%. Da allora – come ha rilevato Alessandra Ghisleri, leader di Euromedia Research – pochissimi elettori si sono trasferiti da uno schieramento all’altro e proprio per questo i dati delle Politiche rappresentano un’eccellente pietra di paragone e di previsione. Dati sostanzialmente infallibili: a leggerli bene, avrebbero consentito di anticipare tranquillamente la vittoria di Centro-sinistra e 5 Stelle in Sardegna, visto che sull’isola, le forze che appoggiavano Alessandra Todde partivano da un vantaggio di 6 punti, mentre in Abruzzo il centro-destra, sempre utilizzando il 2022 come base di confronto, partiva da un vantaggio del 2, 1% e infatti ha vinto.
Il vero fischio di inizio di una delle partite più originali giocate dal centro-sinistra e dai suoi possibili alleati negli ultimi anni risale ai giorni seguiti alla vittoria del centro-destra in Abruzzo: il quadro che si presenta ai leader è talmente incoraggiante che vale la pena dettagliarlo: sulla base dei dati 2022 il cartello di tutte le opposizioni (Pd-5-Stelle-Avs– Iv-Azione, Più Europa) è nettamente avanti sul centro-destra in Basilicata (più 22, 5%), in Campania (più 29, 2%), in Emilia-Romagna (più 15, 4%), mentre il vantaggio è più ridotto ma incoraggiante in Umbria, in Piemonte e nei due Comuni più importanti nei quali si voterà a breve giro: a Firenze (addirittura più 28. 9%) e a Bari (più 23, 3%).
Da quel momento i leader del Campo largo si dedicano con applicazione e con successo ad una pratica, il harakiri, per la quale avevano già fatto le prove generali un anno prima nel Lazio. La replica in Basilicata, dove è stato scritto un altro capitolo originalissimo, forse insuperabile. Qui il cartello delle opposizioni partiva da un vantaggio sulla carta enorme (+22. 5%), ma poi lo spumeggiante balletto dei candidati presidenti che entravano ed uscivano sulla scena ha demotivato il fronte.
Ma c’è un ultimo dato, il più importante e trascurato di tutti: alle Politiche del 25 settembre 2022 il 43. 8% degli italiani votò per le forze di centro-destra, legittimamente premiate dal sistema elettorale perché si erano presentate in coalizione. Gli altri partiti si erano proposti divisi, ma la loro somma – ce lo siamo dimenticati e se lo sono dimenticati pure loro – era assai più alta: arrivava a quota 49, 3%. Un elettore su due. Se gli “eroi” dell’opposizione continueranno a cantarsela tra di loro in modo pretestuoso, non dovranno stupirsi se prima o poi un nuovo Nanni Moretti si prenderà la parola e pronuncerà la più ovvia delle profezie: con questi capi non vinceremo mai.