“Conservatori e rivoluzionari”. Quella citazione che non ti aspetti

per Carlo Pontorieri
Autore originale del testo: Carlo Pontorieri

di Carlo Portorieri – 15 novembre 2018

Una vignetta disegnata da Forattini per Repubblica, nel 1978, destò scandalo, scatenando un vasto dibattito nel Paese: Berlinguer era rappresentato diviso perfettamente a metà: da un lato col monocolo, una tazza di tè in mano e in giacca da camera; per l’altra in tuta da metalmeccanico, fazzoletto rosso al collo e il pugno alzato al cielo.

La vignetta era nata a seguito della dichiarazione del leader comunista, che aveva affermato che “Il PCI deve essere un partito rivoluzionario e conservatore”. Sembrò un ossimoro, per alcuni segnando l’irrimediabile ambiguità di quel partito; per altri, viceversa, il suo carattere ormai apertamente gradualista e conquistato ai valori dell’Occidente.

Erano i primi anni della “solidarietà nazionale” e il PCI si ritrovava nell’area di governo, con i governi della “non-sfiducia”, nell’epicentro di critiche provenivano tanto dalla destra, politica ed economica, quanto dai gruppi della sinistra post-sessantottina, che sembrava rinvigorita dopo la stagione del “dissenso”, culminata a Bologna, nell’estate del ’77. Di lì a poco le B.R. in via Fani avrebbero chiuso nel sangue quella stagione.

In questo contesto, l’espressione berlingueriana sui comunisti “rivoluzionari e conservatori” sembrò un sasso tirato nello stagno. E il leader comunista fu chiamato più volte a spiegare e a dare l’interpretazione autentica di quella sua affermazione.

Ancora oggi molto si discute su quella definizione, ricapitolando per molti versi la stessa stagione politica berlingueriana. Ma forse non tutti sanno che in realtà si trattava di una citazione, non da uno dei classici del marxismo, ma da Benedetto Croce, dal saggio Revisione filosofica dei concetti di “libertà” e “giustizia”, pubblicato su “La Critica” nel 1943.

Una lunga tirata contro l’endiadi “Giustizia e Libertà”, una specie di scomunica teorica verso il “crocianesimo di sinistra”, riprendendo però Croce pure la sua tesi della non coincidenza tra liberalismo politico e liberismo economico, e lasciando aperta la porta, in fondo, agli stessi argomenti dei socialisti  liberali.

Il filosofo concludeva così: “A questo punto l’uomo del pensiero sa che l’opera sua è terminata e che il campo spetta all’uomo dell’azione, che è veramente tale se è tutt’insieme cauto e ardito, conservatore e rivoluzionario”.

Quell’articolo di Croce non poteva non aver fatto molto rumore anche in casa Berlinguer, ed Enrico non poteva non averlo letto, poiché il padre, Mario, era stato tra i fondatori del Partito d’Azione. Del resto, fu proprio il fatidico 1943 l’anno nel quale Berlinguer s’iscrisse al Partito comunista, e al quale ha sempre rimandato nelle sue interviste come quello decisivo della sua vita. Non è da dimenticare, peraltro, che il giovane Berlinguer, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Sassari, avrebbe voluto concludere i suoi studi precisamente con una tesi in filosofia del diritto su Hegel, Croce e Gentile.

A quell’articolo di Croce volle rispondere Piero Calamandrei, all’epoca dirigente del Partito d’Azione, in cui era confluita l’esperienza dei socialisti liberali, che scrisse un breve saggio: ma poi non lo pubblicò, finì tra le sue carte private. Lo avrebbe pubblicato la nipote Silvia oltre 50 anni dopo la sua morte.

La vignetta di Forattini si ritrova in G. Forattini, Il Forattone, Mondadori, Milano, 2015: https://books.google.it/books?id=lV7qCgAAQBAJ&pg=PT87&lpg=PT87&dq=berlinguer+rivoluzionario+e+conservatore+forattini&source=bl&ots=W7mJqvyp5y&sig=5-LGmVhCTQ5kp6Z0gbwKU6pyQ4w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjGj_PIptTeAhXEkSwKHTBFBn0Q6AEwCXoECAkQAQ&fbclid=IwAR1-dXjhIPXfTDpGwWuYy8pt2B__Eae9wMrbhGn0k0Y2Hu30rPzgzSaDsmM#v=onepage&q=berlinguer%20rivoluzionario%20e%20conservatore%20forattini&f=false

Il saggio di Benedetto Croce si può scaricare da: https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica/article/view/6517

Il saggio di Calamandrei citato è: Libertà e legalità, pubblicato in Id., Non c’è libertà senza legalità, Laterza, Roma-Bari, 2013, pp. 5-41.

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