Fonte: L'Espresso
di Alessandro Gilioli – 7 agosto 2014
Il successo politico di Matteo Renzi, effimero o duraturo che sia, si basa su due caposaldi.
Il primo è l’ottimismo, la speranza. Ben interpretata dal leader, anche generazionalmente e attorialmente, questa speranza è stata indubbiamente suscitata in molte persone: i dati delle europee lasciano pochi dubbi in proposito.
Il secondo caposaldo di Renzi è l’assenza di un’alternativa possibile. E anche qui, al momento, il premier stravince. Un po’ perché da quando è arrivato rappresenta la famosa “ultima spiaggia”; un po’ perché il centrodestra è di fatto diventato una corrente del Pd, e tra le più prone; e un po’, infine, perché nell’opposizione (M5S e area Sel-Tsipras, ma se volete metteteci anche il gruppo Civati & Co.) mancano chiarezza d’intenti e programmi di governo verosimili, così come aspiranti leader altrettanto imprudenti o coraggiosi quanto era l’ex rottamatore.
Il risultato di quanto sopra è semplice: Renzi governerà e vincerà le elezioni finché questi due caposaldi resteranno tali. Cioè finché continuerà a suscitare speranza (a suon di “riforme”, siano esse annunciate o compiute, utili o dannose) e finché non ci saranno programmi sistematici e leader affidabili alternativi a lui.
Questo combinato disposto, probabilmente, spiega molte cose.
Spiega – almeno in parte – l’omogeneità e il conformismo dei media: i poteri forti sono molto pratici e molto poco ideologici, si sa.
Ma spiega anche l’animosità al limite della cecità con cui molti pasdaran di Renzi difendono le sue scelte più indifendibili (come il nuovo impianto elettorale, ad esempio): perché a loro non importa più se il premier fa cose buone o cose pessime; importa solo che non sia soppressa quella che vedono come speranza e che non sia bruciato ciò che vedono come senza alternative (che non siano il baratro, la trojka, etc).
Ecco, questa è la situazione, in Italia, nel 2014. Per questo, credo, hanno fatto tanto scalpore i dati raggelanti sull’economia: perché potrebbero iniziare a mettere a rischio il primo dei due caposaldi, cioè la speranza.
Tuttavia, se posso, credo che sarebbe molto sciocco se tra gli avversari di Renzi si brindasse per questo. Non solo perché è una brutta notizia per tutti, la recessione. Ma anche perché in assenza di un’alternativa credibile e possibile di governo – di equilibri e di persone di governo – cosa ce ne faremmo di un flop di Renzi?
Niente, appunto.
Insomma, forse è il caso che guardiamo molto a noi stessi, noi che non amiamo questo esecutivo, se vogliamo davvero pensare di sostituirlo, prima o dopo, con uno migliore e non peggiore.