di Alfredo Morganti – 9 ottobre 2017
Adesso comincia il difficile.
“Non si sono mai capiti, Giuliano Pisapia e i bersaniani, in questa unione di convenienze inconciliabili, tra l’aspirazione dell’ex sindaco di Milano a creare una forza larga a sinistra – per poi allearsi con il Pd – e la necessità di Mdp di avere un leader, per andare poi contro il Pd”. Questa è la sintesi di Concetto Vecchio su ‘Repubblica’ della vicenda Pisapia-MDP. Da una parte il ‘responsabile’, il generoso, e dall’altra i soliti ex comunisti rancorosi, a cui serviva un uomo da sventolare contro Renzi e il PD. E questo non è nulla, vedrete in futuro. Non sarà nemmeno facile ribattere dialetticamente, visto che noi non abbiamo non dico un impero editoriale, ma nemmeno un foglio capace di unificare e dare quel po’ di linea indispensabile. A chi dice che i giornali non li legge nessuno, che Renzi si è fatto il deserto attorno, che ‘loro’ prenderanno in tutto il 10% (tra PD e CP) io dico di stare sereni. Capisco l’entusiasmo (che è anche il mio), non capisco questa vaga inconsapevolezza riguardo ai rapporti effettivi dei mezzi in campo. Per questo il mio appello non è solo a intensificare la mobilitazione, a far crescere una fase costituente, a lavorare con gli occhi rivolti al Paese, agli effetti della crisi e alle figure sociali più disagiate. Ma è anche l’invito a procurarci un giornale, ad accrescere le ‘bocche di fuoco’ mediali, a stare sul pezzo informativo con le risorse necessarie.
Dico allora: sosteniamo ‘il manifesto’, oppure riprendiamoci l’Unità, o entrambi le cose; inventiamoci un network radiofonico, potenziamo i siti web e mettiamoli in connessione in un nuovo portale. Io che non sono un sostenitore della politica risolta in comunicazione, pure sono preoccupato dell’immagine massiva che fiorirà degli ‘scissionisti’: irresponsabili rancorosi che vogliono solo distruggere la sinistra e far vincere la destra. I nostri contenuti hanno bisogno di una catapulta informativa, una specie di controinformazione democratica, sennò sono guai. Non ci arriviamo all’Italia profonda passando per i trafiletti ospitati sulle pagine o nelle rubriche dei nostri competitors. I social dove diciamo cose e tentiamo di parlare a tutti sono utili, necessari, sorprendenti talvolta, ma da soli non bastano. Non abbiamo una collinetta da difendere, come eroi d’altri tempi, ma terreno da conquistare metro su metro. Domani è solo un primo passo, poi toccherà camminare molto. Ecco il punto.