Come può uno scoglio…

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 16 aprile 2015

Lo dice anche il Segretario Generale della CGIL. Non io, non un ‘passante’ casualmente entrato in un circolo PD durante le primarie credendo che fosse una festa di compleanno. Ma Susanna Camusso, il vertice del più grande sindacato italiano, l’unico organismo che ancora adotti il rosso come emblema. “Credo che alla lunga è una dinamica naturale. Lo spazio c’è, è evidente, il PD non è più un tradizionale partito di sinistra e da qui alle prossime elezioni immagino che qualcosa di importante succederà”. Un nuovo soggetto che, però, non deve essere promosso dal sindacato, dice ancora la Camusso. A lanciarlo deve essere “nel modo più naturale” la politica. Lo ripete due volte: “naturale”. Da l’idea di un processo che è già partito, che corre lungo il binario quasi senza la necessità o la spinta di una volontà o di un artificio umano. Un processo lanciato da uomini diversi dai vertici di partito (che appaiono invece molto prudenti), dalle persone normali, quelle che sono disorientate, che non si sentono più rappresentate e che non sono soltanto i ‘vecchi’, quelli che vivono con sofferenza l’attuale paradigma politico. Non solo i ‘testimonial’ di altri decenni di lotta politica, ma anche chi è più giovane, anche chi semplicemente non ne può più del cinismo che ha preso il posto di tutto il resto, e dell’indifferenziata appartenenza a questo o a quello purché si stia a galla, si governi, si ‘vinca’! Persone che questo paradigma vorrebbero anzi trasformalo, non subirlo come ineluttabile.

Un fiume, un andamento naturale, un profluvio lento ma inesorabile. Nulla di spettacolare. Perché sono, sì, migliaia di coscienze in rivolta, ma nella consueta e paziente attenzione alla realtà, nella pacatezza di chi ha avuto una formazione molto distante dalle urla e dalle gomitate dell’ambizioso peones di turno. Stavolta non sarà l’ennesima formazione radical, non saranno i politici ‘spiaggiati’, non saranno i soliti ‘vecchi arnesi’ (come si dice per dileggiarli) incapaci di vivere i tempi nuovi. No. Se sapremmo indirizzare un po’ questo fiume, se sapremmo evocarlo nei modo dovuti, vedremo una vera novità, una vera potenza innovativa, e potrà nascere pian piano un partito di sinistra, di popolo, democratico, organizzato, una comunità di persone con punti di vista diversi, di sicuro, ma pronti a confrontarli, reciprocamente rispettosi di storie e identità. Un partito che non sente il Parlamento come nemico, che non dice ‘o così o pomì’, che vede nella rappresentanza la soluzione, il metodo, non il problema. Che immagina il potere più articolato della semplice verticalizzazione imposta da Renzi. Che pensa il proprio popolo non come fosse composto di utenti mediatici, né come un blocco puro di interessi da soddisfare comunque, ma come figure sociali vere, come gli umili, i disagiati, i lavoratori, i senza lavoro, i senza studio, i senza partiti, come i produttori moderni, gli innovatori, come chi le tutele le vuole mantenere non abbattere, come chi la democrazia la vuole più grande non più piccola. Come chi non vuole né essere corrotto né corrompere (in senso largo, mettendo dentro pure il pensiero e l’etica).

Una sola cosa dico agli amici e ai compagni a cui guardo all’interno del PD. Non fatevi travolgere anche voi da questo corso d’acqua che ‘naturalmente’ sta cercando il mare. Non siate scogli di questo fiume, e nemmeno accettate di sedervi sulla riva a guardare, come un cinese qualsiasi. Non dico che già domani dobbiate abbandonare il PD, dico però di non chiudere gli occhi verso chi la rappresentanza non ce l’ha, ma la vuole, la desidera, vorrebbe ricostruirla. Io al posto vostro mi sentirei soffocato da queste regime incipiente da partito unico. Anche perché sono nato e vissuto politicamente in un altro mondo, un mondo alieno rispetto a quello di Renzi e a ciò che lui rappresenta. Perciò dico di guardare oltre, di guardare avanti. Di pensare in positivo un nuovo soggetto. Abbiamo più risorse e più energie di quante non ne immaginiamo. Si tratta di investirle in qualcosa di ‘grande’, che all’inizio sarà piccolo forse, che non sarà destinato a governare subito (chissà), ma che alla lunga, se saprà cogliere e dare voce alle contraddizioni antiche e recenti, potrà aspirare a rendere migliore l’Italia consegnando rappresentanza e potere agli ultimi, magari a quelli che oggi votano Renzi supinamente o già non lo fanno più. C’è un mondo di persone disorientate là fuori, di senza partito, di privi di rappresentanza. Di esodati dalla politica. Ci hanno insegnato sempre a guardare in questa direzione nei momenti più difficili. Di essere fedeli ai nostri ideali di gioventù. Ecco, è venuto il momento di farlo.

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