Fonte: favebook
Un assordante partito unico della nazione ha trovato la sua manifestazione muscolare in risposta ad una pacifica e autorizzata assemblea dei 26 lavoratori del Colosseo. Il governo e i giornali di supporto prendono pretesto dalle code dei turisti per ricorrere a misure di emergenza.Il presidente del consiglio ha dichiarato, a giustificazione del decreto sfornato in un attimo, solo per simulare una tempestività decisionale degna di un nuovo Cesare, che l’Italia non va lasciata al sindacato, organizzazione antinazionale.
Dopo l’appellativo di “bestie” rivolto all’opposizione di destra, ora Renzi va oltre le animalesche metafore di gufo, uccello del malaugurio e ricorre all’attributo di antinazionale per l’opposizione sociale. Proprio lui che affittò Ponte Vecchio a Montezemolo, e lo sottrasse quindi ai turisti di tutto il mondo, ora si richiama al diritto di fruizione dei beni culturali visti come beni essenziali sempre disponibili. Allarmante è la volontà dell’esecutivo della rottamazione di calpestare il dissenso, la differenza cavalcando disagi che non sono certo imputabili ai lavoratori ma alla dirigenza, al ministero. La misura è colma, ha sbottato proprio il ministro Franceschini, lo stesso che ha tagliato le risorse alla cultura e ha denunciato nella lecita assemblea un grave danno di immagine per l’Italia. In effetti, per questo governo è un pessimo messaggio al mondo che in Italia sussistano ancora dei vetusti diritti di libertà sindacale.
Sognando i rudi trattamenti del sindacato previsti in Albania, i vertici dell’esecutivo hanno inventato un decreto dettato da necessità e urgenza per darla addosso alle organizzazioni dei lavoratori e conquistare facili simpatie di destra. Ora che con le riforme, con canguri e forzature d’ogni genere, si impedisce la discussione nelle aule parlamentari,che senso ha continuare a far svolgere le loro libere assemblee ai lavoratori?Il governo della chiacchiera pretende che la parola sia negata solo ai lavoratori.
Questo esecutivo crede che i diritti costituzionali siano in vendita. Istituzioni, diritti, soggetti, regole hanno un tariffario. Il ministro Boschi non ha nulla da invidiare a Totò che mise in vendita la Fontana di Trevi e per questo prova a mettere all’asta il Senato. Ecco le incredibili parole della statista aretina, rilasciate al Corriere: “l’Europa ci riconosce spazi finanziari di flessibilità se in cambio facciamo le riforme. La sola clausola delle riforme vale qualcosa come 8 miliardi da spendere”. La dismissione di Palazzo Madama vale dunque 8 miliardi, la manomissione dell’aula sorda di Montecitorio avrà anch’essa un prezzo, così come il Jobs Act e la legge elettorale.
Che i democristiani alla Renzi, Boschi, Franceschini abbiano questa concezione mercantile dello Stato e dei diritti sindacali, non stupisce. Ma quelli che vengono dal Pci cosa ci fanno insieme a questa allegra brigata che ha gli stessi valori,gli stessi simboli, gli stessi nemici della maggioranza silenziosa di un tempo lontano?
Michele Prospero