Coalizioni, pastette e partito nuovo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 30 ottobre 2017

Renzi a Napoli ‘apre’ a sinistra ma senza rinunciare alla proprie idee. E così facendo ‘chiude’ immediatamente. Lasciando intendere a che tipo di ‘coalizioni’ pensi, in linea con la legge appena approvata: coalizioni di comodo, per vincere, per eleggere qualche deputato o senatore in più, dove non contano le idee e i contenuti ma solo la necessità di portare in aula più parlamentari possibili. Immagino che a un fantomatico tavolo delle trattative con la sinistra, gli unici argomenti possano essere, da parte sua, i soliti: ci vogliono i voti non i veti, uniti si vince, mettiamoci d’accordo sulla percentuale d’accesso di ogni raggruppamento, troviamo i meccanismi elettorali e di lista per rendere tutti contenti, a Fra’ che te serve. Più o meno quello che racconta ai transfughi di ogni sorta che lo appoggiano nei momenti di difficoltà. Le coalizioni si fanno sull’‘abbusco’, come si dice a Roma, cioè guadagnandoci nei propri interessi, solitamente personali o di gruppo, non pubblici. La legge che promuove le coalizioni ha questo vizio di fondo, ammiccare al vantaggio privato o personale, e convincere tutti che è meglio mettersi assieme, poi si vedrà. Roba da Basso Impero: quel che è, in fondo, il cupo renzismo di questi mesi.

Le coalizioni, le liste elettorali tutte centrate sulle necessità spicciole partoriscono queste pastette, niente di più. E ha fatto bene Speranza a rispondergli che è un disco rotto, che se Renzi non si sposta sui contenuti, allora non fa altro che proporre l’ennesimo pasticcio. Be’, nel PD c’è anche di peggio a dire il vero, c’è pure Orfini che dice che lui coi ‘cespugli’ non si immischia. In Sicilia non dovrebbe neanche mischiarsi con se stesso allora. Ma la vicenda insegna una cosa, essenziale: che per avere vita lunga, una lista deve puntare al futuro, ossia al partito nuovo, esserne una manifestazione, indicare contenuti che siano già materia della fase costituente, impegni che siano già programma politico. Il che vuol dire essere pronti a mollare nel tempo le corazze organizzative, indicando un impegno preciso sin d’ora. L’alternativa a questo è la lista Arcobaleno, una coalizione di interessi ristretti che restano tali e che non dialogano se non a fini elettorali, immediati, contingenti. Un po’ come la futura Lista Civica di Bonino e Pisapia. Ovvio che è essenziale avere una pattuglia elettorale in Parlamento, destinata magari anche a incidere nei giochi e nelle manovre future. Ma è ancor più importante dare continuità all’azione della sinistra, metterci sotto lo stesso ombrello, e non avere pregiudizi verso forze ed elettori che provengono da aree e sensibilità contermini, ma che intendono partecipare al partito nuovo: il partito del lavoro, della cultura, della democrazia, dove non si dovrebbe temere di essere in minoranza. Sono un massimalista? Ci mancherebbe. Direi piuttosto che punto all’essenziale.

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