di Giuseppe Civati – 18 gennaio 2018
Guardiamoci in faccia: in questo primo mese o poco più di vita di Liberi e Uguali abbiamo fatto parlare di noi soprattutto per tutta una serie di argomenti dei quali ai nostri elettori non interessa nulla. Il dibattito sull’Università è stata una parentesi all’interno di un discorso fatto di «con quello sì e con quell’altro no», di supposti flirt coi cinque stelle, del nostro rapporto con il Pd. E le candidature, un infinito balletto che chiuderemmo con una battuta che non passa mai di moda: ci siamo rotti i cognomi.
Non raccontiamoci nemmeno che è tutta una costruzione giornalistica: del «governo del presidente» (che mai vorrà dire, se non “larghe intese”?) non se ne è discusso in nessuna sede eppure è spiattellato sulle prime pagine dei giornali, tipo asteroide. Dovevamo andare nel “bosco” a riprendere i delusi, gli scontenti, gli sfiduciati di sinistra e stiamo dando l’impressione di esserci persi nel fitto dei politicismi più rigogliosi.
Ecco: anche basta. Si parla di alleanze, intese, accordi e mai di cosa vorremmo fare con i voti che prenderemo. Sì, avete ragione: abolire le tasse universitarie. E poi? Possiamo parlare di una riforma fiscale che tassi di più i più ricchi e di meno gli altri? E possiamo dire che con questi soldi investiremo nella scuola, nella sanità pubblica, in un welfare universale: misure strutturali a beneficio di tutti, che diano stabilità lavorativa, che restituiscano benessere alle persone.
È per questo che esiste Liberi e Uguali, perché la maggior parte dei problemi del nostro paese viene da una iniqua distribuzione della ricchezza e il nostro compito è quello di rimediare a questa ingiustizia. Lo dico con rispetto e spirito di servizio: l’unico governo del presidente a cui lavoro è quello del presidente Grasso.
5 commenti
Sono assolutamente d’accordo con Civati, non stiamo tentando di costruire un nuovo partito per trattare, a nome di voti e deputati ancora da conquistare, su governi ministeri sottosegretari.
Nella politica italiana esiste un vuoto ideale di proposte e di soluzioni basate sull’uguaglianza e sulla solidarietà, valori fondanti della sinistra, abbandonati da lungo tempo dal PD.
Questo è il vuoto che LeU deve riempire prima che la continua avanzata delle idee neoliberiste riduca questo spazio a pura testimonianza.
“Questo è il vuoto che LeU deve riempire”. Deve essere proprio un vuotino piccolo piccolo se lo vuoi riempire con LeU.
Caro Claudio, hai poco da sfottere, il vuoto ideale a sinistra in realtà è molto grande, siamo tutti coscienti che ci vorrà tanto lavoro e tanto tempo per colmarlo, ma ti ricordo che in altre epoche grandi rivoluzioni sono iniziate con dodici persone (fondazione del PCC nei primi anni ’20) e con una ventina di combattenti salvatisi dopo lo sbarco del Granma (Fidel Castro nel 1956).
Naturalmente la situazione politica ed i dirigenti attuali sono ben diversi da quelli di quei tempi, però vale sempre il detto “chi vivrà vedrà”.
Faccio troppa fatica ad immaginare Bersani nella sierra con il sigaro, il basco ed il mitra a tracolla. Ci rinuncio, non fa più neppure ridere
Anch”io non capisco.cosa significa un Governo del.Presidente, se non una mortificazione all’esercizio del diritto di voto e una umiliazione a chi ha dissentito e dissaprovato la politica del governo in carica che ha abbracciato politiche marcatamente neoliberiste producendo diseguaglianze economiche e sociali esponenziali con le consequenze note relative a rapporti conflittuali fra capitale e lavoro, quest’ultimo sempre piu’ precario con eliminazioni dei diritti e maggiori doveri.La battaglia condotta e promossa ha in se l’obiettivo di riunire forze riformiste, progresiste accomunate dal desiderio di dare luogo a una prospettiva di lancio politico che combatte lo stallo di un governo correo e piegato al capitale e offrire una soluzione di uscita alla crisi attraverso la prospettiva socialista, gia’ presente nei principi costituzionali declinati al liberalismo in cui il capitale e lavoro sono due variabili che ruotano in funzioni degli interessi della persona titolare di diritti universslistici e doveri, cui la terza variabiale finanza e’ dipendente de rapporto perfetto fra capitale e lavoro