Giangiuseppe Gattuso 12 aprile 2016
Mi è dispiaciuto molto. Sapevo delle sue condizioni di salute ma non immaginavo fino a questo punto. Gianroberto Casaleggio Se n’è andato velocemente senza fare rumore lasciando un’eredità enorme.
Avevo letto con attenzione e mi aveva colpito il suo breve post di appena 5 giorni fa, il 7 aprile scorso, con il quale si rivolgeva al giornalista Iacoboni de La Stampa. Lo aveva definito sciacallo per i retroscena inventati, per gli apprezzamenti velenosi nei suoi confronti proprio riguardo ai malanni che lo affliggevano. E ribadiva, per l’ennesima volta, un concetto difficile da accettare per tantissimi analisti e politici di lungo corso. Nel M5S “non ci sono capi e l’unico leader riconosciuto sono i cittadini che fanno parte della comunità del M5S”. Un concetto semplice per spiegare il Movimento: una comunità che si autodetermina in Rete utilizzando strumenti che evolvono ogni giorno.
“Io non mollo e continuerò a battermi insieme a milioni di italiani onesti fino al successo del MoVimento che ho contribuito a fondare”, e concludeva con una frase di Babe Ruth, giocatore di baseball americano: “Non si può battere la persona che non molla mai.”
È stato l’ultimo messaggio di un uomo semplice, onesto e geniale che ha speso tutto se stesso per contribuire a fondare, insieme a quel folle di Beppe Grillo, una realtà politica nuova, diversa, capace di coinvolgere semplici cittadini e tantissimi giovani. Dimostrando che non c’è bisogno di finanziamenti e di professionisti della politica per svolgere funzioni istituzionali importanti. E che basta l’entusiasmo l’impegno e la partecipazione attiva perché ogni cittadino possa decidere del proprio futuro.