Ciao Alfredo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Salvatore Biasco

A due anni dalla scomparsa di Alfredo Reichlin ripropongo il bel ricordo

di Salvatore Biasco – 22 marzo 2017

Ciao Alfredo
Alfredo Reichlin non è stato solo il testimone di un’epopea della sinistra, vissuta da protagonista come dirigente del Partito Comunista, ma è stato un faro e un punto di riferimento, di riflessione e di orientamento per una parte importante della sinistra contemporanea.
A lui si rivolgevano tutti i principali leader e intellettuali per avere guida, per scambiare valutazioni, per trarre spunti di analisi della situazione. Era un vecchio saggio che aveva riadattato così la sua vita di uomo abituato a essere nel fuoco delle cose. E lo era ancora, in modo diverso.
Alfredo aveva una peculiarità per una persona con alla spalle la sua storia (e la sua età: è morto a 92 anni). Non guardava mai al passato. Guardava sempre al presente e al futuro. Non c’era mai cronaca o pettegolezzo nei suoi interessi ma concettualizzazione delle cose e inquadramento dentro categorie analitiche in cui inserire i singoli fatti. Non trovava questo nella politica contemporanea e anche nella parte della sinistra che più si riferiva a lui (da cui si aspettava una rottura con la piattezza intellettuale in cui era caduto il partito della sinistra). Anche quando sollecitato a parlare del passato, Alfredo non raccontava episodi, se non strumentalmente. La sua era una lezione di storia sociale e politica, da cui trarre categorie, insegnamenti e confronti con il presente. In questo possiamo dire che era in tutto e per tutto togliattiano.
I suoi amici (benevolmente) e coloro che gli erano distanti (non penso avesse nemici) gli attribuivano la frase “il problema è ben altro”. Ma spesso il problema era effettivamente ben altro per chi vedeva le vicende del mondo inquadrate in un flusso storico,nel la dinamica delle forze sociali, nei risvolti culturali, nella forza e la solennità “scientifica” della politica.
Una mente in continuo movimento, sempre immersa in letture, che poi commentava con gli interlocutori in modo profondo; una mente che si fa fatica a pensare si sia spenta e che non ci sia più. Parlare con lui (e ho avuto il privilegio di avere grande consuetudine e ricevere il suo affetto) voleva dire fare un salto di qualità nella comprensione delle vicende correnti, avere un punto di vista che arricchiva una propria interpretazione, acquisire un di più nella comprensione e rappresentazione di un evento.
(seguono ricordi personali)

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