di Fausto Anderlini – 3 novembre 2017
Cialtronerie
Non c’è inviato della Repubblica che si astenga dall’infilare D’Alema in ogni pertugio. Una vera e propria ossessione, tanto da far pensare a un qualche codicillo contrattuale stilato dall’editore. Comunque a una piaggeria coatta, o indirettamente compiaciuta. Oggi Piero Colaprico divagando sul sapore comunista ritrovato in certe periferie di Milano e Torino in una investigazione narrativa che vorrebbe avere il taglio della sociologica urbana, sostiene che “gli ex operai, i pensionati, i periferici, cominciarono a votare per la Lega, Forza Italia, ed ora anche per i 5 stelle” quando D’Alema, allora il loro capo, si “fece vanto di calzare scarpe che costavano quanto il loro stipendio mensile”. Una perla tratta dall’archivio gossip della Concita De Gregorio, quasi più nota della congiura anti-prodiana ed utilizzata viralmente a man bassa nonostante la futilità del caso e l’inattendibilità della fonte (peraltro con le immancabili smentite al seguito). Insinuato dall’acuto narratore addirittura come elemento storico periodizzante, nonostante il furbino richiamo a una mera “coincidenza temporale”.. Un travaso ventennale del voto operaio che arriva fino ai 5 stelle passando per la Lega appeso ai lacci delle scarpe di D’Alema ! E se è vero che Hobsbawn ha celebrato il ruolo dei ciabattini nella divulgazione del pensiero socialista per un tale cialtrone non sarebbe inopportuna una scarpata nel deretano. Preferibilmente con calzatura costosa e fatta a mano. Ma chiodata.
Ps. Per chi abbia una seria curiosità è il caso di richiamare che il Pci ebbe gran parte del voto operaio, ma fu ben lungi dal detenerne il monopolio. Specie nel Nord dove anche i socialisti (e persino i socialdemocratici) avevano forti presidi. Per non parlare della classe operaia di origine contadina che veniva dalle terre a nord delle risorgive che costituiva il nerbo della Cisl e una quota consistente del voto ‘bianco’. Fu proprio in questi settori che penetrò la Lega e poi la destra ben prima che nel 2000 D’Alema infilasse quelle leggendarie scarpe. Solo nelle zone rosse di matrice mezzadrile e bracciantile il Pci monopolizzò il voto operaio. L’ultimo esponente di quella storia politica, Vasco Errani, in barba allo zelo di certa magistratura, veste secondo un indifferente decoro ed abita alla periferia di Ravenna in un ordinario incasato di abitazioni familiari disposte a schiera. Come la più comune classe medio-bassa. Cionondimeno anche lì, gli operai, o ciò che resta di loro, hanno disperso il loro voto. Più nel nulla che altro. Ma solo dopo l’avvento del Pdr, sebbene un quarto di secolo di Repubblica all’edicola abbia ben arato il terreno..
2 commenti
quanta paura fa questo D’Alema? eppure e’ persona istruita intelligente e pure simpatico, specie da quado e’ oggetto di attacchi di tutti i tipi dai suoi molti acerrimi nemici.
In effetti molti giornalai hanno la sindrome di D’Alema. Come fosse una qualsiasi velina ad Arcore. Che povertà intellettuale, che miseria di sentimenti. Forza Massimo, Art1 MDP è con te. Forse quei giornalai hanno la sindrome di Bersani, oltre che di D’Alema, e ripetono tutti, ma proprio tutti, che siamo al 3%. La velina di Rignano li ha ben foraggiati, e sono contenti. Voglio sentirli il giorno dopo le elezioni: non diranno che avevano sparso melma, ma che gli italiani si sono sbagliati, non può essere che siano loro a dire cose non vere.
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