Chi è davvero Walter Tocci? e per quale motivo parlano male di lui?

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 11 ottobre 2014

La ‘doppiezza’ buona (che oggi non c’è più)

In questi giorni ho letto moltissimo su Walter Tocci, ma ho tardato un po’ a intervenire. Lo faccio ora conoscendolo peraltro un po’, visto che ho collaborato con lui per 8 anni (c’era pure Giorgio Piccarreta), quando era Vice Sindaco di Roma e (soprattutto) un Assessore alla mobilità (ma stavo per dire un amministratore pubblico) tra i più intelligenti e rivoluzionari. Ad avercene ancora. Dico subito su cosa non sono d’accordo: Tocci non è riducibile a manovra politica. Chi lo fa non lo conosce bene. Tocci è quasi incapace di manovra politica (intendo alla maniera orfiniana o renziana, esibendo un tatticismo cinico e spregiudicato). Al contrario è la sintesi quasi perfetta di visione strategica, ai limiti della visionarietà pura, e di concretezza amministrativa, quale senso del ‘governo’, delle risorse, delle compatibilità, dell’efficacia dei provvedimenti. Non lo dico in astratto, lo dico avendolo osservato per molti anni alle prese con Roma, e con la croce della mobilità romana indosso.

Che cosa manca oggi alla politica? Esattamente questa ‘doppiezza’ buona: da una parte, il senso della prospettiva, lo sguardo lungo, la capacità di stare almeno un metro al di sopra delle miserie quotidiane, quasi al punto da non farsi coinvolgere; dall’altra, la passione quotidiana, il senso del realismo, l’impegno a misurare coi numeri la concreta efficacia dei propri progetti. Questa doppiezza, per me, è una risorsa, il pregio principale della grande politica. Ciò che manca essenzialmente oggi. Per essere ‘doppi’ serve il possesso di un pensiero radicale, sfacciato, capace di bucare la contemporaneità, ma serve inoltre la capacità di aderire davvero a tutte le pieghe della realtà (che non vuol dire meramente ‘rappresentare’ il mondo, ma, come diceva quello, ‘trasformarlo’ realmente a partire dalle sofferenze dello sfruttamento quotidiano). Non ho usato a caso metafore togliattiane e marxiane. È solo per dire quanto sia necessario uscire dalle formule e dai pregiudizi e reinterpretare daccapo chi ci ha preceduto, invece di metterlo sotto cellophane in un caro museo della pigrizia intellettuale.

Tocci è un uomo di sinistra radicale nei pensieri che bucano il reale, ma è un riformista spudorato, quasi cinico, quando fa i conti con la realtà. La realtà non è la manovra politica, ripeto, ma i meccanismi con cui le cose funzionano, nell’intento magari di cambiarli in meglio. Per dirvi. Le proposte di deliberazione le leggeva (e spesso le scriveva con competenza). Non si trattava di sciocchezze ma di interventi complessi, persino un po’ sfacciati e irriguardosi, sull’urbanistica e sulla mobilità romana. A inizio anni novanta ereditò a Roma il nulla, ma creò tutto quello su cui hanno positivamente speculato TUTTI i successivi Sindaci di Roma. Faccio un elenco della spesa per capire: avvio della ‘cura del ferro’, partenza del sistema metrebus (integrazione infrastrutturale più titoli di viaggio integrati con FS e Cotral), tariffazione della sosta a Roma quale meccanismo regolativo, ideazione e progettazione iniziale (e spesso conclusione) dei lavori di un bel pezzo di rete metro esistente (il prolungamento della A Battistini, la metro B1, la C), realizzazione della nuova modernissima ferrovia FR3, ristrutturazione della rete ATAC e rilancio aziendale, realizzazione di alcuni nodi di scambio come Laurentina e Ponte Mammolo, rilancio del tram (a partire dalla nuova linea 8 e dal rifacimento integrale di tutta l’armatura delle rotaie), ecc. Tutte cose che non fai se non sei animato da un doppio binario: prospettiva ultra quotidiana, capacità visionaria, più governo efficace. E poi, per otto anni Tocci ha veleggiato basso, mettendosi sempre a disposizione dell’allora Sindaco. Incapace di ‘manovrare’ di fatto. Uomo di seconda fila per l’apparire, ma di prima fila per il governare. Schivo sempre alle interviste.

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Qual è la caratteristica invece della politica, oggi? Nessun ‘doppio’ strategico – tattico, ma un posizionamento convinto, pervicace nella medietà-mediocrità. Nessun pensiero di lungo termine, accompagnato a uno scarso senso del governo reale. Questa angusta via di mezzo oltre le ali della doppiezza ha prodotto Renzi, ad esempio. Al quale non bisogna chiedere di guardare lontano, né di fornirci risultati rapidi oltre gli annunci quotidiani. L’esito è un galleggiamento quasi-a-vista, con fasi strette, asfittiche, cicli brevi, una specie di cavalcata nei paraggi, per la quale abbandoni il cortile di casa ma nemmeno esplori davvero l’orizzonte della brughiera. Gironzoli, più che altro. Ecco, proprio da questo ‘gironzolare’ senza meta, da questo crearsi un labirinto indosso, partono grigie manovre e manovrette politico-comunicative. Null’altro. È come se un esercito non difendesse la propria postazione e nemmeno si lanciasse alla conquista di nuovi territori, ma si limitasse a baruffare e ‘manovrare’ qua e là, come se fosse composto solo da soldatini di stagno, non da combattenti veri. Compito, invece, della politica di sinistra, dei politici riformisti, è stare sul doppio fronte, cavalcare due cavalli, presidiare attivamente due linee di confine, quella del governo attuale e quelle delle prospettive di lungo corso. Una doppiezza che oggi non c’è più, o che viene interpretata al massimo come adattamento cinico a un fronte politico e a una realtà entrambi refrattari all’entusiasmo e al pensiero radicale. Tocci, dimettendosi, non ha dato solo una lezione di stile, ma anche di politica, di grande politica, al netto di errori che può aver più o meno compiuto nel corso tempo. Chi non li fa, d’altronde?

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1 commento

Pietro Vitelli 11 Ottobre 2014 - 21:42

Sono stato assessore regionale ai trasporti quando Walter Tocci era pro Sindaco di Roma. Concordo per esperienza diretta su quanto scrive Morganti.

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