Che tempo fa? Voto in Francia, le previsioni ottimistiche di Antonio Floridia a confronto con il pessimismo di Fausto Anderlini

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini - Antonio Floridia
Che tempo fa? Voto in Francia, le previsioni ottimistiche di Antonio Floridia a confronto con il pessimismo di Fausto Anderlini
Fausto Anderlini
Il Ressemblement che già era forte nelle ‘campagne’ le conquista quasi per intero. Il voto in Francia era diviso secondo due fratture: centri metropolitani vs territori remoti, Est vs ovest, con la destra anti-europea più forte, paradossalmente, proprio nell’area prossima all’asse centrale europeo lotaringico renano, la sinistra nelle lande atlantico-meridionali: la Bretagna, l’Aquitania, i Pirenei, il massiccio centrale…..cioè più lontane al nucleo europeo. Oggi di queste fratture ne resta in piedi solo una la prima. Nelle aree metropolitane (Parigi, Lione, Bordeaux, Nantes, Tolosa, Lille, ma non Marsiglia e Nizza), la sinistra post-moderna satura il campo assieme alla borghesia macroniana. In tutto il resto del territorio, ovest compreso, e persino in Bretagna, il dominio della destra è quasi totale. E in Francia il dualismo fra le poche isolate aree grandi-urbane e il resto del territorio è abissale, molto più marcato che in Italia dove l’urbanesimo è assai più diffuso. La provincia francese è davvero una enorme area ‘remota’.
La perdita di mordente territoriale della sinistra è ormai un dato ovunque acquisito, almeno nel mondo euro-atlantico. La destra incarna non più il solo tradizionalismo rurale dei piccoli produttori, ma una clamorosa revanche della periferia come tale contro il centro politico-economico-finanziario e culturale. In sè globalista e cosmopolita. È diventata marxista, sebbene con le pezze al culo. E li sta la sua forza. La controrivoluzione infine vincente. Due secoli dopo.
Circa il secondo turno sono pessimista. Dubito assai che l’elettorato di centro si orienterà sui candidati del fronte. Il centro se non ha le redini nelle sua mani, preferisce sempre cederle alla destra. A ogni latitudine.
Antonio Floridia
In queste ore, in Francia, si stanno decidendo GLI ACCORDI DI DESISTENZA nei collegi, in vista del 2° turno di domenica prossima. Secondo Le Monde, alle ore 14, siamo arrivati a oltre 200 desistenze, mentre permangono ancora 104 triangolari. Ho avuto modo di spulciare i risultati, collegio per collegio, per capire quale dinamica si può aprire. Ho l’impressione che il risultato di domenica sarà MOLTO MENO SCONTATO di quanto sembrasse.
Intanto, le “desistenze”: sono molte di più (circa 127) quelle della sinistra a favore dei macroniani, che non l’inverso (75): la ragione di ciò è presto detta: la distanza complessiva nazionale in percentuale tra il NFP e i raggruppamenti macroniani (Ensemble), che su scala nazionale è di 28 a 21, è dovuta essenzialmente alla massiccia forza elettorale della Gauche in tutta l’area vasta parigina; ma, in giro per la provincia francese, spesso è Ensemble ad essere al secondo posto dopo il RN. Questo fatto può avere implicazioni rilevanti: tutti stanno guardando al fatto che gli elettori “moderati” non potrebbero votare per gli estremisti di France Insoumise; ma in realtà il caso più frequente, nei vari collegi, è l’inverso. E gli elettori di sinistra sono invece molto più “disciplinati” (a meno che non ci siano macroniani impresentabili…). Non solo: ho l’impressione che il NFP sia stato molto saggio nella distribuzione territoriale delle candidature: nelle aree in cui la destra e il centro sono più forti, i candidati sono o socialisti o verdi. Quelli di Fi stravincono al primo turno nell’area di Parigi o in alcune roccaforti sparse nella provincia francese.
Inoltre, è importante guardare ai 104 triangolari: sono pochi i casi i cui il candidato terzo centrista rimane in corsa a dispetto delle indicazioni nazionali, con ciò chiaramente danneggiando il candidato NFP che è secondo, o primo con scarso margine. Sono molto frequenti invece i casi in cui primo o secondo sono il NFP o ENS, e terzo è il RN. In questi casi la corsa a tre non danneggia il fronte anti-RN, perchè i margini di espansione di RN sono oramai ridotti: ha fatto il pieno al primo turno, inglobando una parte di gollisti.
Quindi, anche tra questi 104 triangolari, almeno la metà, e oltre, a occhio, possono andare al centro o a sinistra.
AL primo turno, sono stati 39 gli eletti di Rn, 32 quelli di NFP, 4 o 5 quelli di ENS. Restano ancora 500 collegi da assegnare….la partita è aperta, non perchè la sinistra possa vincere, ma per impedire la maggioranza di RN, anzi tenendolo lontano dalla soglie dei 279 seggi su 577
il giorno successivo (3 luglio) il Manifesto ha pubblicato questo articolo dello stesso Floridia

La partita è ancora molto aperta

A costo di peccare di eccessivo ottimismo, ci pare di poter dire che in Francia la partita è ancora molto aperta. Non solo non è scontata la maggioranza assoluta al Rassemblement national, ma forse i rapporti di forza nella futura Assemblea nazionale potranno risultare sorprendenti, alla luce della facili, e precarie, “forchette” che sono state diffuse domenica sera. Il fattore decisivo, com’è noto, saranno le desistenze: ma qui, bisogna guardare prima i dati e le mappe.

Su scala nazionale, il Rn ha ottenuto il 33,2% (11 milioni e 600 mila voti, tra cui gli ex-gollisti); il Nfp il 28,3% (9 milioni di voti), il centro macroniano il 22,8% (Ensemble a altri, 7 milioni e 300 mila voti); i gollisti “ortodossi” il 7,2% (2 milioni e 300 mila). A questi va aggiunto un altro mezzo milione di voti raccolti da candidati etichettati come «diverse gauche» (1,6%), in genere candidati socialisti o France Insoumise (Fi) dissidenti, che non hanno avuto la nomina ufficiale dei partiti, ma hanno deciso di correre ugualmente (e due di loro, peraltro, sono stati già eletti al primo turno).

La somma, (28,3 + 1,6) dà il 29,9%, non molto distante dal 33 del Rn: c’è stata l’ondata di destra, ma non si può sottovalutare, per una volta almeno, la buona contro-ondata a sinistra, grazie anche (finalmente!) ad una saggia strategia di accordi elettorali. Con un sistema elettorale come quello francese, è decisiva la distribuzione territoriale dei voti: il vantaggio percentuale complessivo di Nfp su Ensemble è dovuto essenzialmente alla massiccia forza elettorale della sinistra in tutta la grande area parigina e dell’Ile-de-France; ma, nella vasta provincia francese, è spesso l’area macroniana a piazzarsi al secondo posto, dietro Rn. La logica della desistenza favore del candidato meglio piazzato, subito affermata con notevole tempismo e abilità da Mèlenchon, ha prodotto alla fine questo risultato: al momento della chiusura delle liste, ieri sera, si registrano 218 casi di desistenza, di cui 131 da parte dei candidati “terzi” della sinistra a favore dei “secondi” centristi (in qualche caso perfino a favore del candidato gollista); e 82 casi di desistenza del centro a favore delle sinistra. Un notevole sacrificio, per la sinistra, che la dice lunga, peraltro, sulla favola costruita ad arte di un Nfp egemonizzato da pericolosi estremisti.

Chi ha la pazienza di spulciarsi uno a uno questi casi scoprirà alcune cose interessanti: che, ad esempio, i casi eclatanti di rifiuto della desistenza a favore di un candidato Nfp da parte del candidato centrista non sono poi molti (ne abbiamo contato una quindicina). In molti altri casi, questi triangolari vedono in testa il Nfp o Ens, e solo in terza posizione il Rn: qui, il triangolare non danneggia il fronte anti-Rn.

Emergono anche altri elementi, che andranno meglio studiati: un notevole successo dei candidati socialisti (sarebbe una buona notizia registrare una ripresa di questo partito, annichilito dal macronismo) e l’impressione di una saggia strategia di distribuzione territoriale delle candidature del Nfp, con una maggiore presenza di socialisti e verdi nelle aree tradizionalmente più moderate. Naturalmente, il voto di domenica ci dirà se il meccanismo delle desistenze è stato apprezzato e seguito dagli elettori: in genere, si può ipotizzare una maggiore disciplina degli elettori di sinistra (nous allons la savuer, ha detto spiritosamente il segretario socialista Faure, a proposito della desistenza a favore dell’ex-prima ministra Borne, in precaria posizione in un collegio del Calvados: gli daranno retta gli elettori di sinistra, o si ricorderanno di lei per la riforma delle pensioni?); ma si può pensare ad un maggior numero di defezioni in senso inverso (verso Rn o verso l’astensione? Cambia molto). E tuttavia, anche in questo caso, guardando i dati collegio per collegio, non è necessario che tutti i voti centristi siano riportati a sinistra: in molti casi ne basta la metà.

Naturalmente, a conti fatti, si dovrà riaprire un serio discorso sulle prospettive: assistiamo in Francia al fallimento dell’ideologia «riformista» di cui Macron si era fatto espressione, salvo poi condurre politiche segnate dalla peggiore logica neo-liberista. I fantasmi di Vichy li hanno risvegliati costoro, e la sinistra è stata troppo a lungo cieca di fronte alle domande di protezione, di sicurezza sociale, di dignità del lavoro, e di fronte alle paure sollevate da questo modello di sviluppo capitalistico e dalle politiche che lo hanno assecondato. Speriamo che non sia troppo tardi

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