Che fine ha fatto il futuro?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 8 giugno 2018

Il futuro entrò in noi prima che accadesse. In quel posto. E dalla finestra. Ma la mano che lanciò le ferali sassate resta ben nascosta. Giacchè le perdite son sempre degli altri.

Dopo mesi di deprimente clausura esco per curiosare in questa kermesse di Repubblica, che a Bologna ha ormai sostituito a tutti gli effetti (come già sulle bacheche) ciò che resta della prosaica Festa de l’Unità targata Pd. Kermesse ‘politico-culturale’ che più autocentrata non si potrebbe. Fra i politici furoreggiano Prodi Veltroni e Gentiloni mentre le ‘firme’, da Mauro a Scalfari a Merlo a Giannini a Damilano ecc, si intervistano l’un l’altra. Una forma quasi comica, e rigorosamente endogamica, di autoesaltazione, dove un giornale e una cerchia giornalistica si celebrano come una totalità culturale e politica. In osmosi con il loro pubblico. Una ‘comunità’ come ama definirla liricamente Serra. Una sagra onanistica e narcisa a confronto della quale le feste de l’Unità dei ’50 erano un’apoteosi di modestia e pluralismo. Di fatto il raduno del gruppo dirigente dell’esterno del centro-sinistra italiano, che ha prima contribuito a estromettere quanto restava di una classe dirigente di formazione autonoma e poi ha aggiogato il Pd ai propri indirizzi. Un giornale-partito, dotato di un apparato di giornalisti-attivisti stipendiati, che ha preso il posto di un partito che aveva un giornale e un proprio funzionariato. Denunciato, quest’ultimo, come una forma di arretratezza burocratica della quale liberarsi per lasciar campo alla spontaneità, alle competenze della ‘società civile’ e agli animal spirits della democrazia autentica. La triste sorte occorsa al centro-sinistra sarebbe il vero interrogativo che Repubblica dovrebbe porre a sè stessa. Anche a consuntivo di un lungo viaggio infine arrivato al suo approdo. Ma si guarda bene dal farlo, ritornando ad essere, per l’occasione, non un partito ma un giornale di cultura e varia umanità a servizio di quel che resta del buongustaio ceto medio riflessivo. Una terza pagina.

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