Morire reclusi
sotto le bombe
o gli spari
fuggendo.
Destini soli qui
a Tajoura,
rotte senza ritorno
che io serro –
corpo che sventra
sventrato –
campo di vite nera
in cassoni di resti
e io resto
massacro.
(ps: Ci sono porti
senza più perdono).
Milano, 4-5 luglio 2019
Tiziana Altea
AVVENIRE – Libia. Bombe fanno strage al centro di detenzione migranti. Onu: crimine di guerra.
A.M.B. mercoledì 3 luglio 2019 – Almeno 53 persone, di cui 6 bambini, sono rimaste uccise nel raid aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti a Tajoura alla periferia orientale di Tripoli, in Libia. La maggior parte delle vittime proveniva dall’Africa orientale. (…) Il governo di unità nazionale di Tripoli, riconosciuto dall’Onu e dalla comunità internazionale, accusa del raid le forze del sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Il primo ministro Fayez al Serraj in una dichiarazione ha parlato di attacco «premeditato» e «preciso» e denunciato «il crimine odioso».
Un portavoce delle forze del generale Haftar (Eln) ha detto che il raid era mirato contro la vicina base militare. «Non avevamo ordini di prendere di mira il centro», ha detto il generale Khaled el-Manjoub accusando le forze governative di sfruttare i migranti come «scudi umani piazzandoli in depositi di munizioni». (…)
Colpiti alle spalle dalle guardie mentre fuggivano. Il raid aereo è avvenuto nella notte a Tajoura, quartiere a una ventina di chilometri a est della capitale. Si è trattato di due bombardamenti a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro. Dopo che il centro di detenzione migranti è stato colpito per la prima volta, le persone hanno tentato di fuggire: le guardie hanno sparato contro di loro. Lo ha riferito l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, in un rapporto sui fatti avvenuti in Libia, sottolineando che si tratta di testimonianze.