di Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista 11 gennaio 2018
Tratto dal documento politico su lavoro e previdenza del partito della Convergenza Socialista. Parte V
Tra le importanti riforme strutturali ritenute urgenti, occorre farsi carico, con responsabilità e lungimiranza, anche della graduale sostituzione del sistema a ripartizione come fonte di finanziamento delle pensioni in essere, reale strozzatura strutturale alla ripresa e al mantenimento futuro del lavoro per i giovani e delle nuove pensioni, nonché collo di bottiglia al sostenimento del cosiddetto “debito implicito” pensionistico.
Infatti, anche se i contributi calcolati (ma non versati per sé stessi in modo definito) saranno congrui, lo sbilanciamento generazionale tra attivi al lavoro e anziani non potrà che riversarsi sulla fiscalità generale e su ulteriori tagli dei servizi previdenziali / assistenziali erogati dallo Stato. Passare dalla ripartizione alla contribuzione definita, ovviamente, non potrà avvenire in breve tempo ma dovrà seguire un graduale percorso pianificato. Partendo dai nuovi lavoratori che inizieranno a versare contributi per sé, da subito messi in un fondo a maturare interessi, si dovrà gestire la loro esclusione come fonte ripartita, ad esempio, grazie all’emissione di BTP pluriennali “previdenziali”, tarati come scadenza sui decenni necessari a coprire le pensioni non più finanziate tramite la ripartizione, ma beneficiando della garanzia del privilegio speciale statale.
L’emissione di tali BTP tenderebbe inizialmente ad aumentare sino a tornare a zero una volta passati tutti i lavoratori alla contribuzione definita, creando così, in parallelo al giovane lavoratore, anche la fonte del ‘pensionando’. In tale quadro, tutte le necessità contingenti, ad integrazione delle fonti di finanziamento delle pensioni in essere, potrebbero essere gestite tramite fiscalità generale (se inerenti l’esercizio in corso) o con l’emissione di BTP previdenziali a scadenza triennale (periodo di pianificazione finanziaria della Legge di Bilancio); in tal modo sarebbe possibile anche coprire eventuali anticipazioni poste a valere sulle contribuzioni definite già versate ed erogate a beneficio della finanza previdenziale. Peraltro, tale strumento finanziario privilegiato (BTP), potrebbe entrare anche nei bilanci dei gestori di fondi pensione, proprio a garanzia di dette anticipazioni prese dai contributi versati, o addirittura essere incorporati in Titoli di Credito Previdenziali garantiti dallo Stato, per favorirne una ulteriore circolazione ma senza mutare la destinazione ex lege cui sono preposti, liquidabili solo a favore di chi ha maturato il diritto di quiescenza.
Nel descrivere l’ambito di intervento delle politiche, i primi punti sono serviti a incanalare il discorso sulla qualità della vita del lavoratore all’interno del mondo del lavoro. Abbiamo discusso come aumentare e migliorare il lavoro (che sia il più possibile scelto e non subìto). In questo punto, invece, indirizziamo la nostra attenzione sul ‘dopolavoro’, vale a dire chiuderemo il cerchio con la parte di vita del lavoratore fuori dal mondo del lavoro. Ricordandoci che il lavoro è solo parte dell’esistenza umana, certo importante, come lo è la qualità della vita del lavoratore fuori dal lavoro.
I punti politici sono stati anticipati nelle cinque parti del documento pubblicati e possono essere riassunti in: lavorare tutti, lavorare meno grazie alla riduzione generalizzata dell’orario di lavoro (30 ore/settimana o ancora meno con l’obiettivo di 20 ore) per permettere la piena ‘realizzazione’ dell’uomo; rendere ordinario quanto più possibile l’uso della telematica per migliorare tale integrazione. (telework e smartwork), con la formazione adeguata per l’uso, laddove occorra.
Generando un circuito virtuoso di servizi sociali e lavoro con essi retribuito, si porta anche alla cura dell’ambiente e del territorio circostante, con una nuova domanda di prestazioni sociali, di formazione e qualificazione professionale, concreto potenziale lavorativo del domani.