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di Giovanni Caianiello – 13 gennaio 2017
Qualche tempo fa, qualcuno disse “Abbiamo una banca!” Pensa quante belle cose ci possiamo fare con una banca, si mormorava in un partito.
Quanti poveri indigenti potremo aiutare? La voce, non fece in tempo a spargersi, che un lunga fila di bisognosi si presentò allo sportello. I casi più drammatici, furono trattati a parte, come si conviene per carità cristiana, con chi soffre di più.
Tra quelli con la coppola in mano, la tessera numero uno del Pd, uno dei casi più pietosi. Come non elemosinargli 600 miseri milioni? Specialmente poi se uno è proprietario di quotidiani come Repubblica e dell’intero gruppo “L’ESPRESSO”? Oltre a far parte del Consiglio interbancario dei Rothschild & Co? Questi vanno proprio dati ed anche agli altri, non sia mai detto che ci facciamo scrupoli.
A seguire, scorrendo la lista dei questuanti, rampanti immobiliaristi, grandi costruttori, manager, società calcistiche, armatori, tutti uniti da un unico filo conduttore: l’amore, quello incondizionato che solo i partiti sanno dare, oltre ad essere una garanzia di appartenenza e capace di accumulare debiti con il sistema bancario per svariati miliardi, ben 47 per la precisione. Già, la politica, quella delle vere opportunità, altro che chiacchiere. Che non nega una possibilità a nessuno, neppure ad un oscuro avvocato calabrese, tal Giuseppe Mussari, che di banche non ne capiva un cicca, ma con un curriculum di tutto rispetto.
Era un iscritto del PCI, PDS, DS e infine del PD. Una garanzia da premio Nobel per l’economia. Tanto da essere nominato presidente di MPS per ben cinque anni, fatti di laute elargizioni e caritatevoli aiuti per tutti. Colto da irrefrenabile altruismo orientale, soccorse i banchieri dagli occhi a mandorla, stipulando accordi con i giapponesi, liberandoli finalmente dal peso dei loro titolo tossici. Ma l’affare del secolo, fu acquistare un’altra banca, l’Antonveneta. E la pagò dieci miliardi, il doppio del suo valore. Quando si è di animo generoso, non si bada a spese, i soldi erano dei correntisti mica, della banca. Insomma, operazioni di alta finanza, tanto azzeccate che non si prese neppure una denuncia, anzi fu promosso a capo dell’ABI!
Bankitalia, però, ebbe subito a dichiarare: “Noi non ne sapevamo niente, siamo stati ingannati e ci hanno nascosti le carte”. Loro sono solo un organo di controllo, che fanno ispezioni, vigilano sull’operato delle banche, non sono certo dei fattucchieri con capacità di chiaroveggenza. E poi, chi ha sbagliato, non ha avuto neppure la buona creanza di raccontarlo in giro, quindi a Bankitalia sono più che giustificati.
Anche il Pd di affrettò a dichiarare: “Il Pd fa il Pd e la banca fa la banca”, e normalmente è così che funziona. Il partito si fa il partito e le banche si fanno le banche. Chissà se funziona così anche per le banche di partito, qualcuno potrebbe chiedersi.
La pensava così anche Verdini, che per puro altruismo, chiedeva il favore di un prestito di 10 milioni ad un costruttore, in aggiunta ai 60 già elargiti. E Giuliano Amato, ora giudice costituzionale, quello che deve discutere la legge elettorale, al telefono con la banca: “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo di tennis a Orbetello è importante, perché noi siamo ormai all’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione…” Lo sport, innanzitutto, specialmente quello che serve a rinfrancare le superiori menti affaticate da tanto impegno per il paese.
Ma sono troppe le dicerie a sproposito, tanto che interviene persino re Giorgio, che chiede silenzio sulla vicenda, “interesse nazionale”, non sia mai che i cittadini si allarmino inutilmente, altrimenti, come potrebbe poi il primo ministro e segretario del Pd, dichiarare: “Mps è risanato e investire è un bell’affare, un bel brand”. “Investire in Mps è ancora un affare per italiani e stranieri”. Molti cittadini fiduciosi delle parole del premier, investono davvero i loro risparmi nella banca, altro che parole al vento.
Ma si sa, le disgrazie sono sempre dietro l’angolo, e il caro Mps, non si sa come o forse perché qualcuno non sa contare bene, sbaglia i conti e finisce in brutte acque. O forse c’è sempre stato. Fatto sta, che ad un certo punto, il livello dell’acqua aumenta di colpo e la banca viene data per annegata sotto uno tsunami di liquidi inesigibili. Molti pensano che sia ora dell’estrema unzione, ma, si sa, gli amici e parenti, si vedono nel bisogno. Tutti accorrono al suo capezzale, persino il governo, che di liquidi ne stanzia ben venti miliardi, mentre a piedi rimangono come sempre tutti gli altri, i cittadini del paese, uomini, donne, bambini, anziani, ragazzi e persino i poveri, quelli che non possiedono nulla.
La sofferenza accomuna tutti. Infatti, i venti miliardi al Mps, non sono soldi di Gentiloni, o che il governo prende dal forziere di Palazzo Chigi, ma sono quelli che preleva gentilmente dalle tasche dei cittadini. Esattamente, 250 euro a testa, che pagheremo tutti, quelli della Lega, di FI, FdI, NDC, grillini etc. e persino i piddini che, con generosità, si appresteranno a sborsare di più, dovendo pagare anche per gli oltre quattro milioni di poveri assoluti, che non possono partecipare. Tutti pronti quindi a recitare il requiem per la banca più antica d’Europa e poi a riprendere il liberatorio lamento quotidiano sui social. Nel frattempo, continua il marcio in Danimarca… Marcello si indigna, ma segue comunque Amleto e la sua “sinistra” ombra.