di Alfredo Morganti – 16 aprile 2018
Fateci caso. Quando mesi fa si diceva che la Seconda Repubblica era finita, e che serviva un ritorno alla politica, quella vera, non quella mediatica, la quasi totalità rispondeva dando del matto. Dire “proporzionale” era come dire il diavolo. Volevano tutti il vincitore elettorale già dalla sera del voto. Come se vincere davvero, in politica, significasse arrivare primi, con una carriola di deputati peones al seguito, e il più era fatto. In questo clima da ‘gratta e vinci’, peraltro, abbiamo educato quasi tutti i politici oggi sulla cresta dell’onda. Gli abbiamo fatto credere che bastasse un post, un bel tweet e delle grida roboanti per fare politica, tanto Palazzo Chigi ce lo avrebbero consegnato ben impacchettato con il ballottaggio o con un premio di maggioranza da paura. Il Rosatellum (Dio l’abbia in gloria) ha invece posto la politica sulle gambe, e ha rimesso in circolo la necessità della mediazione, la centralità del Parlamento, l’idea che non si vinca o si perda, ma si debba discutere sulla base dei rapporti di forza. Era ora. A dimostrazione che anche ciò che è ritenuto ormai roba vecchia può rimettere in campo, finalmente, una diversa civiltà politica, oscurando un’antecedente fase buia.
I commentatori e gli opinionisti, sino a ieri, parlavano della Prima Repubblica come del demonio. Oggi, rinsavendo, tendono invece a rivalutare i pregi del proporzionale. Stefano Cappellini, su ‘Repubblica’, arriva persino a dichiarare che la pochezza dei dirigenti che si ergono oggi a statisti dipende molto probabilmente dalla mancata educazione alle regole e ai registri della politica stessa, dalla smisurata esposizione al can can della comunicazione mediatica, dall’inesistenza di un cursus di partito effettivo, e dall’essere piombati ai vertici della politica sull’onda, invece, di molti click o like in coda a un post. Outsider che hanno arrembato sino a Palazzo Chigi senza titoli peculiari e nemmeno qualità specifiche, del tutto inadatti alla mediazione, del tutto scevri dalla capacità di individuare percorsi e articolazioni strategiche al di fuori del proprio narcisismo. Outsider che hanno sgomitato e scalato posizioni come nel risiko. Chissà che questi tempi nuovi non ridonino invece al Paese un po’ di speranza. Altro che palude, il proporzionale. Direi, invece, cattivi nocchieri quelli che oggi vi navigano senza essere timonieri. Non ci si inventa capitani quando in altri tempi si sarebbe stati solo dei mozzi (con tutto il rispetto per i mozzi): il punto è anche questo.