Fonte: facebook Pierluigi Castagnetti
Ho letto che Pierluigi Castagnetti, politico stimato, ha proposto di rinviare la data del referendum per la tragedia del terremoto. Ho pensato che le conseguenze per la fragile democrazia in Italia sarebbero nefaste, ho anche pensato con ‘cattiveria’ che Renzi sta tutto il giorno sulle Tv a farsi propaganda, tuttavia per la buona considerazione che ho verso Castagnetti d’istinto ho cercato la pagina facebook e con sorpresa oltre alla proposta di rinvio ho letto un attacco nella sostanza senza pietà nei confronti di Pierluigi Bersani. Mille pensieri mi sono venuti alla mente che tralascio, ma propongo due domande senza ai pochi e pazienti lettori di Nuovatlantide:
Quale democrazia ci attende in Italia?
e per quale motivo il partito democratico con il supporto di numerosi trasformisti da Verdini a Migliore e c. ha approvato una legge elettorale non democratica come l’italicum e l’ha combinata con una riforma costituzionale illeggibile? (Gian Franco Ferraris)
Anticipato con il twit, Castagnetti ai giornali precisa che si tratta di una sua proposta personale (allontana possibili collegamenti con il Presidente della Repubblica di cui è amico) e spiega “Non è l’emozione a ispirare la mia proposta di rinviare il referendum….Ci sono tre regioni coinvolte. Decine di migliaia di sfollati. Non riesco a immaginare in quali luoghi si possa votare all’interno delle zone terremotate e con quali scrutatori” (1)
Il 9 ottobre dal diario di Pierluigi Castagnetti (1.100 ‘mi piace’) le critiche a Bersani
Dunque Bersani ha dichiarato, il giorno prima della Direzione del Pd convocata per discutere le modifiche all’Italicum, che lui voterà No al referendum sul testo di Riforma costituzionale che pure aveva già votato in parlamento. Posso dire che conoscendolo ed essendogli amico da 36 anni (abbiamo cominciato insieme nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna nel 1980) sono molto sorpreso: credo che anche lui sia condizionato da un suo cerchio magico che lo rende da un po’ di tempo se non autoreferenziale sicuramente chiuso e distante da ciò che gli è esterno. A ciò si è aggiunta l’esigenza di difendere il proprio pezzo di ditta. Sono stato segretario di partito anch’io e so che questa missione è seria e non detestabile, ma non si persegue alzando paletti, difendendo tutti e tutto il passato e, soprattutto, rinunciando a competere sul piano della proposta con chi ritieni stia sbagliando.
A proposito del referendum, da vari mesi Bersani sostiene la tesi che la riforma in sè va bene, ma il “combinato disposto” con la legge elettorale la espone al rischio di deriva autoritaria non foss’altro perchè il Capo si elegge il suo parlamento. Premesso che questo è avvenuto anche in regime di porcellum in cui lui ha operato e che lui (e non solo) ha qualche responsabilità per aver ostacolato il ripristino del Mattarellum quando era possibile, adesso Renzi ha dichiarato la sua disponibilità a cambiare la legge elettorale togliendo tutti i “nominati” e introducendo altre modifiche subito dopo il voto referendario. “Chiacchiere” è stato il suo commento nell’intervista al Corriere di stamattina.
Certo non può pretendere che la modifica dell’Italicum avvenga prima del 4 dicembre, perché non ci sono i tempi (il parlamento deve approvare la legge di bilancio), non ci sono le condizioni (le opposizioni sono indisponibili a discuterne prima del referendum), non si conosce l’esito del referendum (decisivo, perché a seconda dell’esito cambia il contenuto della legge), non sono note le decisioni della Corte sulla materia (annunciate per il periodo immediatamente successivo al 4 dicembre), non sarebbe opportuno infine perché un dibattito sulla legge elettorale ora “coprirebbe” la campagna elettorale referendaria.
Dunque, perché allora, dopo aver chiesto a Renzi un impegno preciso, ora, con questa intervista, non attende neppure la risposta e annuncia il proprio No?
Come non sospettare una premeditazione, piuttosto grave?
Si è voluto sparare con l’arma finale, costi quel che costi? Non essendo difficile immaginare le conseguenze, la prima delle quali è la riconsegna del paese alla destra (politica o/e populista che sia).
Se fosse così, lo ribadisco, non riconoscerei Bersani.
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1) ancora sulla tragedia del terremoto Pierluigi Castagnetti ha scritto sul diario fb del 31 ottobre 2016
Quelle immagini dal terremoto sono entrate nell’anima di tutti gli italiani. Questa volta per fortuna non ci sono vittime umane. Sono morti soltanto i luoghi, i monumenti, le abitazioni, le aziende, tutto il paesaggio. Alle 7,41 di ieri mattina un segno, irrilevante, di quel sommovimento della terra me lo sono trovato anche in casa mia a Reggio Emilia: qualche libro caduto, la lunga oscillazione dei lampadari, obiettivamente niente. Eppure questo terremoto, anche grazie alla televisione e ai social, ci appartiene più di altri. Ma, soprattutto, ci appartiene il senso di fragilità e di insicurezza per il futuro. Sappiamo che quel buco nel sottosuolo è lungo quanto la penisola, è anche sotto i piedi degli italiani che vivono in case non colpite come le nostre. La promessa dei nostri governanti di ricostruire tutto ciò che si è abbattuto e di lavorare ancor più sulla prevenzione ci fa piacere, ma non riesce – perché non può – a rassicurarci. Quelle basiliche e quelle chiese sbriciolate ci accorgiamo poi, ancor più oggi, che erano anche nostre e non ci sono più, per sempre.
La notizia bella è che tutte le forze politiche hanno dichiarato di voler lavorare insieme ora per fare ciò che è possibile. Incidentalmente tale impegno servirà anche a svelenire una campagna elettorale referendaria a tratti molto cattiva e volgare.
Speriamo.