Caso HELG, avvocati e la difese delle “parti giuste”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giorgio Bisagna
Fonte: Politica prima.it
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/03/gli-avvocati-e-la-difese-delle-giuste.html

Helg Palazzolodi Giorgio Bisagna –  05 marzo 2015

L’arresto del Presidente della Camera di Commercio di Palermo, colto in flagranza di reato, dopo avere appena percepito una significativa somma di denaro da un altro commerciante, per sbloccare una pratica di concessione amministrativa, ha, del tutto legittimamente, dato la stura a polemiche di ogni tipo, anche relative ad una concezione della lotta alla mafia o “pro legalità” più urlata e propagandata che effettiva.

Helg MessineoNon dimentichiamo che Helg, il presidente arrestato, è promotore di numerosi convegni sulla legalità, sottoscrittore di protocolli di intesa volti a combattere il fenomeno delle estorsioni ai commercianti, parte civile, nella qualità di legale rappresentante, nei processi per estorsione.

Il collega difensore di Roberto Helg, nella serata di ieri ha fatto sapere che avrebbe rinunziato all’incarico.

I media riportano che avrebbe motivato la rinunzia per una manifesta incompatibilità in quanto difensore di parte civile nei procedimenti penali per estorsione.

Fermo restando che il rapporto assistito difensore è assolutamente fiduciario, e ogni avvocato ha la facoltà di accettare o meno la difesa di un cliente, senza per questo dovere rendere conto a nessuno delle proprie scelte, salvo naturalmente l’obbligo di difesa d’ufficio, una riflessione sulla querelle che si sta sviluppando su questa scelta appare opportuna.

helg-aeroporto624Ribadisco ancora una volta che qui non si discute sulla scelta di difendere o meno un cliente. L’avv. Lanfranca ha fatto benissimo a rimettere il mandato nel momento in cui ha ravvisato una incompatibilità.

Quello che merita analisi è la discussione, che, soprattutto nei social network sta imperversando.

In particolare si assiste ad un plauso incondizionato alla scelta del collega, non tanto perché, per motivi personali o professionali, e comunque indiscutibili, ha rimesso il mandato, ma perché ha rinunziato tout court a difendere un indagato per un reato, percepito, giustamente, come particolarmente odioso e riprovevole, vieppiù perché promanante da un illustre “colletto bianco” e fautore di una “legalità” a questo punto di facciata.

E qua occorre interrogarci allora su quale sia il senso della difesa penale e della difesa tecnica, istituto cardine del nostro ordinamento e “diritto inviolabile in ogni stato e grado del provvedimento”.

Purtroppo viviamo in un sistema sociale ormai abbastanza distorto dalla sovraesposizione mediatica della magistratura inquirente, che ritiene che gli unici depositari della verità sia forze di Polizia e procure della Repubblica, relegando quindi ad un inutile orpello, dopo l’ordalia mediatica e purificatrice di esibizione di manette, foto segnaletiche etc., il processo penale.

mafia punta raisiCoerentemente, l’Unione delle Camere Penali, proprio ieri, intervenendo su altra vicenda ha dovuto ancora una volta ribadire che “ L’ovvio principio che anche gli ultimi accusati dell’ultimo più spregevole delitto debbano godere, in un paese civile e democratico, del medesimo diritto di difesa, viene sempre più spesso offuscato da un sentimento che irragionevolmente confonde l’avvocato con il suo assistito, la funzione difensiva con la difesa del delitto, sovrapponendo in maniera strumentale due concetti che devono essere tenuti sempre distinti.”

In un contesto del genere, nell’opinione pubblica ormai prevale una immagine del difensore penale, non come garante e tutore del “diritto inviolabile di difesa” sancito dalla costituzione, ma, nelle migliore delle ipotesi, di un “mercenario” che per soldi, per il vil denaro, “vende” la propria coscienza asservendosi ai peggiori criminali.

Da qui il sillogismo per cui chi non lo fa, invece è un avvocato per bene, solo perché ha scelto di difendere “la parte giusta”.

Avv. Fulvio CroceEbbene, per un avvocato, che sceglie ed abbraccia una professione così impegnativa e carica di responsabilità, la “parte giusta” è una ed una sola: quella del rispetto della Costituzione e del “diritto inviolabile di difesa in ogni stato e grado del procedimento”.

Una scelta che può anche costare la vita, come accaduto nel 1977 all’Avv. Fulvio Croce, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, che assicurò la difesa d’ufficio alle BR, unitamente agli altri Consiglieri dell’Ordine, a seguito della revoca del mandato dei terroristi, e per questo fu barbaramente assassinato.

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