Cari compagni, voto LeU e vi incito alla lotta elettorale nonostante un ceto politico incapace ed egoista

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

di Gian Franco Ferraris, 27 gennaio 2018

SIAMO PIU’ UGUALI CHE DIVERSI

Tra mille difficoltà sono state definite le candidature di Liberi e Uguali. Penso che dietro a queste difficoltà ci sia un’analisi sbagliata della società italiana di oggi; molti pensavano o speravano di poter costruire una nuova formazione politica di sinistra ma, di fatto, l’impresa è impossibile, tant’è vero che LeU è un cartello di piccoli partiti e non una nuova formazione politica. Questo è uno dei motivi che hanno reso difficile la formazione delle liste, perchè si è dovuto raggiungere un accordo tra apparati di partiti diversi.

Io speravo in una lista “costituzionale” che avesse come obiettivo la difesa della democazia e che cercasse di mandare in Parlamento persone autorevoli e competenti; mi rendo conto che sia i politici che le belle persone della società civile si candidano volentieri in un seggio sicuro ma non sono disponibili a candidarsi per generosità in collegi incerti e, nel nostro caso, le poltrone da spartire sono poche.

Mi ha un poco sorpreso la miopia del ceto politico di LeU, in fondo si sono dati perduti già prima della battaglia, per cui, fidandosi dei sondaggi, gli apparati hanno cercato collocazioni ritenute sicure, non rendendosi conto che i sondaggi non sono infallibili e l’elettorato è molto incerto; inoltre hanno sottovalutato che la qualità dei candidati nei collegi uninominali avrebbe potuto fare la differenza e portare più voti. Si sono quindi accaparrati i collegi più promettenti e, per non rischiare, si sono candidati in due o tre collegi, sperando di essere eletti grazie a qualche decimale di punto in più.

Questo spiega come è stato emarginato il gruppo di Civati, cioè le logiche di apparato e di rapporti di forza hanno prevalso e sono state ignorate le sue legittime richieste di rispettare i territori, nè si è tenuto conto che Civati si è impegnato in questo progetto con grande dedizione ed è stato tra i primi a prendere le distanze dalle politiche del Pd.

Ricordo infine che l’accusa da più parti rivolta alla sinistra è quella di fare una operazione di ceto politico intesa ad ottenere la conservazione del posto in parlamento. Non si tratta qui di vedere se questa accusa sia vera o falsa, ma dobbiamo riconoscere che questa accusa ha successo e di fatto impedisce di trovare quella connessione sentimentale con il popolo italiano indispensabile per essere votati non solo dai tifosi, ma da una parte importante dell’opinione pubblica.

E’ bene ricordare che non tutti si sono comportati così: Cofferati si candida solo nell’uninominale a Genova;  Bersani, D’Alema, Errani sono candidati nell’uninominale e nel proporzionale nei loro collegi di origine.

Tutto questo dimostra che non ha senso dire che in LeU comanda D’Alema…

D’altra parte, non condivido l’atteggiamento di chi si indigna e, con rancore, minaccia di andarsene e fare campagna contro; sembra quasi che aspettassero questa occasione.

Da giovane, per molto tempo, ho sognato una sinistra buona, umile, piena di ideali positivi, estranea alle bruttezze di questo mondo; da anni non ci credo più. Questi fatti dimostrano che siamo più uguali che diversi dagli altri e la supponenza di sentirsi migliori non ha ragione di esistere. Questo però nulla toglie alle ragioni della sinistra: combattere contro le disuguaglianze dovrebbe essere il nostro faro e oggi l’unica formazione politica che potrà difendere la dignità del lavoro e combattere per una società più giusta è Liberi e Uguali.

In questi mesi anche sul web è aumentata la conflittualità interna, è il momento di essere tutti uniti e di fare il possibile in una campagna elettorale difficile per spiegare agli elettori che il voto a Liberi e Uguali è un voto utilissimo, non solo per i suoi principi e valori, ma per impedire maggioranze che sarebbero un grave danno per il paese, cioè la vittoria della destra o l’accordo tra PD e Forza Italia o l’accordo tra M5s e Lega.

Anche il leader è criticato, ma Pietro Grasso si distingue dai suoi competitori, è una persona perbene e rispettabile.

CASO STUMPO “MAGNO”- D’ALEMA

Fra tutti gli errori commessi, bisogna riconoscere che D’Alema ha capito prima cosa stava accadendo e cosa bisognava fare. Già a maggio ha detto:

«L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».

“Io penso che quello che non si deve fare è una riunione di tutti i segretari dei partiti e dare l’idea di un cartello, viceversa serve un processo democratico aperto a tutti quelli interessati, che si misura su principi e valori, eleggendo un’assemblea nazionale costituente democraticamente legittimata e votata dalle assemblee locali. Come primo obiettivo ci si dà quello di avere un’unica lista, poi quello di creare una formazione politica nuova, che nasce per convergenza e confluenza. La capacità di attrazione di questo processo c’è e colma un vuoto che non è riempito dal proliferare dei partitini, i quali anzi sono percepiti come simbolo di debolezza; viceversa la gente è pronta a spendersi per un progetto più grande. Serve la generosità di mettersi in gioco in un processo e di scompaginare le proprie piccole appartenenze, e non invece difendere ciascuno la propria parrocchia: questo per costruire una sinistra importante nel paese. Noi abbiamo il dovere, anche per la storia che ha avuto l’Italia, di ricostruire una grande sinistra. Serve più serietà nella politica, c’è una parte del Paese che ha un senso di rimpianto verso un’altra epoca, verso una classe dirigente che era tale e che aveva il senso dello Stato: noi dobbiamo offrire anche questo. Quindi serve una formazione politica seria che propone le cose che si possono fare davvero. Oggi le dimensioni di una forza politica di questo tipo non sono ponderabili, perché ancora non c’è: ma se riusciamo a farla consistere nel modo che dicevo, credo che ci sia spazio per avere un peso e un risultato a due cifre. Io sono contrario ad accedere a operazioni trasformistiche come listoni, ma il PD per fortuna non è fatto solo di fanatici, carrieristi e opportunisti: ci sono rimaste anche persone perbene e un pezzo del nostro popolo. E’ anche per loro che dobbiamo fare una sinistra grande e forte”.

Era una buona proposta ma è stato completamente inascoltato da tutti; di certo non ha responsabilità per le decisioni prese dai vertici del suo partito e, con grande generosità, ha girato tutta l’Italia e, come un vero gentleman inglese, ha iniziato a fare incontri con i cittadini del suo collegio storico di Gallipoli, non ambìto da nessuno. Va ricordato, infatti, che in Gran Bretagna, dove sono abituati da sempre ai collegi uninominali, i candidati sono legati al loro collegio e mai si sognerebbero di catapultarsi in un altro solo perchè considerato più appetibile.

Nico Stumpo, invece, facendo parte della cerchia ristretta dell’apparato di quelli che decidono, è stato catapultato  nei due collegi proporzionali della Calabria (di cui peraltro è originario) che sono dati dai sondaggi con qualche decimale in più e, per non rischiare, è stato candidato in tutti e due, suscitando tra l’altro le proteste dei militanti locali. E’ curioso, però, che a dimettersi siano stati i segretari provenienti da Sinistra Italiana, forse perchè Stumpo è di MdP.

La stessa cosa è successa con Fratoianni e la sua cerchia ristretta, candidati in ogni dove, con proteste dei territori; e la stessa cosa vale per i capi di MdP. Mentre Bersani continuava a parlare di lista civica e di sinistra, gli apparati si sono spartiti i posti, rischiando così di indebolire il risultato di LeU.

Queste manovre hanno  la conseguenza di fare un danno a tutti, anche alle poche candidature veramente “civiche” come quella di Anna Falcone, con il rischio di fare di tutta l’erba un fascio.

Ora sta a noi di lasciare perdere questo  malcostume e darsi da fare per cercare di salvare l’unico progetto possibile di ricostruzione di una sinistra.

 -.-..-.-.

commento di Brunello Mantelli

“Analisi corretta. Manca però il dato che anche a livello locale i dirigenti si sono autoeletti. E tra il trombone nazionale paracadutato e la trombetta locale autoctona, il primo in genere è meglio”

 

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1 commento

Ikynot 31 Gennaio 2018 - 16:00

Personalmente, da ex iscritto di Possibile, l’unica cosa che ritengo utile fare è quella di votare LeU, ma solo per il fatto che il prossimo sarà il Parlamento più destrorso della storia repubblicana. Vale dunque la pena garantire una buona rappresentanza di posizioni più vicine alle tematiche a me care. Ma nessun altro motivo o sentimento mi spinge verso questa formazione, frutto di logiche vecchie e perdenti, non nelle urne ma nel cuore e nella testa.

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