Camille Claudel e Auguste Rodin: Passione e crudeltà

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lina Lombardo

di Lina Lombardo – 26 ottobre 2015

Mi piace ricordare con grande empatia Camille Claudel (1864- 1943), una donna castigata ingiustamente da un destino beffardo per non essere stata amata da sua madre, una grande artista originale, dall’animo appassionato e vitale, non ancora sufficientemente riconosciuta nel suo autonomo valore perché legata alla figura artistica, imponente e riconosciuta di Auguste Rodin.
E paradossalmente, in realtà, pare che sia stato Rodin a beneficiare del talento di Camille. Si dice che Auguste non sarebbe stato l’artista che è se non avesse incontrato sul suo cammino Camille Claudel, dalla quale attinse a piene mani. Diversamente e sono gli esperti dell’opera di Rodin a dirlo, si sarebbe incamminato verso un neo-michelangiolismo esasperato. E’ Camille lo stimolo nuovo e potente che indirizzerà su una strada nuova il suo lavoro, strada che si interromperà quando Camille non sarà più al suo fianco. Un esempio portante di detta tesi è l’opera di Camille, Giovane donna con fascine, creata prima del 1887

Ragazza-con-la-fascina

e ripresa in stile molto similare nella scultura di Rodin, Galatea del 1889.

galatea

Di Rodin Camille fu la musa ispiratrice e l’amante per ben dieci anni durante i quali si consumò un rapporto di forze squilibrato, dove il peso emotivo gravò più su Camille. L’incontro con Rodin avvenne nel 1882. Lei ha diciotto anni lui 41. La differenza di età, ben 23 anni tra Camille e Auguste, è un dato importante che potrebbe indicare come probabile il fatto che Camille si sia legata a lui ricreando in lui la figura paterna, l’unica, nella sua famiglia di origine ad averla sostenuta. Rodin, ifatti, pur nutrendo un’intensa passione per Camille non lasciò mai la moglie e il figlio di appena due anni più giovane di Camille.

Disse di lei Rodin “Ha una natura profondamente personale, che attira per la grazia ma respinge per il temperamento selvaggio.”
A mio avviso il temperamento (attitudine a rispondere emotivamente a stimoli ambientali, soprattutto genitoriali) selvaggio rifletteva la sua risposta a quelle emozioni negative, dolorose patite per il mancato amore materno.
La madre mostrò nei suoi confronti anafettività e palese rifiuto e odiò nella figlia la sua predisposizione e passione per la scultura. Taluni ipotizzano che il motivo di questo rifiuto da parte della madre , possibilmente avvalorato dal fatto che il nome impostole sia stato Camille (nome che in francese può essere utilizzato indistintamente sia al maschile che al femminile), fosse il desiderio di avere un maschio e che la relativa delusione l’abbia portata a rifiutare la figlia femmina.
Camille trova amore e sostegno nel padre che però le viene a mancare nel 1913 e non potrà impedire che Camille, a seguito delle sue manie persecutorie, accusate dopo la fine del rapporto con Rodin, sia internata in un ospedale psichiatrico dalla madre e dal fratello Paul, ospedale dove sarà reclusa, nonostante il parere contrario dei medici, per trentanni fino al giorno della sua morte avvenuta nel 1943.
La crudeltà della madre che non fece mai visita alla figlia e del fratello sono evidenti nel rifiuto categorico di riportarla a casa nonostante lei abbia implorato la madre di farlo in una sua lettera: “Se tu mi concedessi soltanto la stanza della signora Régnier e la cucina, potresti chiudere il resto della casa. Non farei assolutamente nulla di riprovevole. Ho sofferto troppo…”

Si pensa, in genere, che Camille abbia avuto il crollo mentale a causa della rottura con Rodin ma lo psicanalista Luca Trabucco, la cui analisi condivido, osservando il grande bronzo, l’Età Matura, scolpito tra il 1893 e il 1900 ipotizza che non rappresenti l’abbandono patito da Rodin ma l’abbandono dal punto di vista psichico, da lei subito da parte della madre nella sua infanzia.

Mi chiedo come sia stato possibile che una madre abbia potuto nutrire tanto odio nei confronti di un essere nato da lei e mi rispondo che sicuramente questa madre immatura e matrigna portava dentro di sé una uguale ferita di odio e di abbandono che ha reiterato su sua figlia facendone la vittima sacrificale.
Lina Lombardo 26 ottobre 2015

Camille Claudel, L’Età matura, 1893-1900

foto di Lina Lombardo.
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