Cambia la scena politica e cambiano le regole d’ingaggio. Il campo si è lisciato al punto da cancellare i confini. Ma quanti se ne sono accorti?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Cambia la scena politica e cambiano le regole d’ingaggio.
Il campo si è lisciato al punto da cancellare i confini.
Ma quanti se ne sono accorti?
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Certo che viviamo tempi duri. E difficili. Talmente difficili, che anche le menti più lucide stentano a raccapezzarsi. Insomma, avere di fronte una “cosa” che non è nemmeno un governo, ma un comitato di gestione del Recovery, che occupa uno spazio quasi coincidente con l’intero ambito politico, non è d’aiuto chi è fermo alla vecchia, cara, rassicurante distinzione tra maggioranza e opposizione.
E il bello non è tanto questo, quanto che la fine delle distinzioni, lo “sconfinamento” del governo, il suo “sfondamento” è stato un insieme di tante cause anche irrelate: la decisione di Mattarella di escludere maggioranze precostituite, la voglia di indossare una maschera per spiazzare gli elettori (Giorgetti al governo, ma Salvini che morde il freno, ad esempio), un certo trasformismo comunque serpeggiante, e poi la politica stessa, anche quella “governista”, desiderosa di rompere gli argini, di gettare scompiglio e aprire a tutto e tutti (anche alle forze sociali e ai media padronali), resettandosi in nome della “tecnica” (il “fare”, appunto) e dei tecnici (che, alla fine, obbediscono al padrone e non fanno storie). E taccio della destra che della crisi delle forme democratiche ne ha fatto una dottrina. Così come taccio del PD, dove serpeggia una specie di guerra civile.
Ecco. Dinanzi a questo panorama informe, a questa crisi o assenza tout court di “scatole” predefinite e riconoscibili (sia istituzionali sia politiche) non è però che scompaia l’avversario. Per quanto giochi a nascondino, per quanto “mascherato”, il nemico è sempre lì. Ed è sempre lo stesso nella sostanza (che poi è quello che conta). Il fatto che il governo sia un comitato molto ampio, anzi, ti avvicina il ‘nemico’, lo rende prossimo. E si sa che, se vuoi combattere, l’altro devi averlo a portata di mano, a ridosso della tua iniziativa, disponibile al corpo a corpo. Il governo Draghi è (potrebbe essere) oltre che un “foglio-mondo” e un governo universalistico, anche un’ottima arena politica, un’ottima scacchiera dove piazzare le mosse giuste. Purché lo si faccia uniti, coordinati, allestendo da subito un anticipo della futura alleanza elettorale, che dovrebbe vedere la sinistra e 5stelle raccolti sotto la leadership di Conte. Purché sia anche chiaro, d’altra parte, che stare fuori dalla scacchiera non aiuta, anzi spinge all’isolamento, che in politica è una specie di tragedia finale.
Gli argini rotti, i confinamenti saltati, le linee del fronte cancellate, configurano il nuovo contesto in cui, volenti o nolenti, per un certo lasso di tempo almeno, si sarà costretti ad agire politicamente. Senza confini e forme ben disegnate, senza mura, senza linee tracciate. Non più una guerra di posizione alla conquista di casematte da cui orientare i consensi, ma una rinnovata guerra di movimento che taglia trasversalmente il campo, senza punti di riferimento precisi, senza zoccoli duri, senza nord e sud, est e ovest, e senza nemmeno retrovie in cui portare i feriti o ritirarsi. Eserciti mischiati che faticano anche nel reciproco riconoscimento. Una zuffa, in certi casi, invece di uno scontro regolare.
Per uscire vittoriosi da questo casino, si dovrà costruire l’alleanza 5stelle-sinistra al più presto e capire le nuove, per quanto provvisorie, regole di ingaggio. Una questione tattica che potrebbe diventare presto strategica. Un ribaltamento di tanti pensieri ormai consolidati, che ora esigono una rinnovata riflessione. Non solo teorica, non solo di “laboratorio”, non solo da intellettuali, ma pratica, pronta a crescere nella (e a determinare) l’azione politica. È questo secondo me il punto dirimente. Almeno credo. Ma noi ne saremo davvero capaci? Chissà. Io dico 50 e 50. E sono pure ottimista (come sempre, d’altronde).
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