Fonte: Il Manifesto
Con questo articolo Piergiovanni Alleva spiega in modo lineare che la legge delega approvata al senato é incostituzionale (art. 76), resta difficile comprendere l’accanimento, di una crudeltá inaudita, verso chi lavora. In una societá in cui ci si commuove per animali, cibo, sesso, diritti di qualsiasi genere, non c’è nessun rispetto per chi tiene in piedi l’economia tra mille difficoltá. La banda di Renzi – che peraltro non ha mai lavorato, tratta i lavoratori come rottami di un mondo passato e li ha usati per dimostrare al mondo intero di avere “asfaltato” la sinistra in Italia. Questa é l’unica spiegazione per aver posto la fiducia su un documento politico che ha ben poco da vedere con una legge in materia di lavoro. Ancora più singolare il comportamento delle sinistre PD che sono corse con il mal di pancia a votare un documento – per disciplina di partito? – che aveva lo scopo di umiliarle utilizzando in modo spietato il lavoro, uno dei simboli fondanti la sinistra di tutto il mondo.
A me questa triste vicenda ricorda la mia adolescenza, trascorsa nei bar del dopoguerra a giocare a biliardo. Con qualche altro stupido ragazzino venivamo pelati regolarmente da alcuni furbetti che ci prendevano in giro dicendoci che per imparare dovevamo riempire di denari i buchi del biliardo. Un giorno arriva un bullo spietato e ignorante che pela tutti, anche i furbetti che restano incapaci di reagire a tanta spavalda cattiveria; alcuni di loro (i più fessi) gioirono del nuova arrivato, non perchè sperassero di riscattare la loro dabbenaggine, ma semplicemente perché si ritenevano vendicati dai precedenti saprofiti. Il bullo era evidentemente arrogante e incapace di affrontare la vita, ma come ogni bullo che si rispetti era circondato di pupe che mi ricordano vagamente le esponenti di primo piano del PD (Boschi, Moretti, ecc.).
Ci si ricorda dell’adolescenza con nostalgia ma se rivivo quei giorni devo riconoscere quanto erano inutili e stupidi: come una palla da biliardo sballottato da ogni stecca (le furie del mondo intero), per fortuna poi la vita ti obbliga ad uscire dall’infantilismo e questo accadrá prima o dopo anche alla politica ed alla societá italiana – seppur a volte per la stupiditá si pagano costi drammatici. Dimenticavo, Silvio Berlusconi ricorda il proprietario della sala da biliardo che in ogni caso ci guadagnava senza alcuna fatica, ma anche Carlo De Benedetti e Marchionne ricordano i proprietari dei bar vicini e allo stesso modo si arricchivano sui poveracci.
gian franco f.
Piergiovanni Alleva, 9 ottobre su IL Manifesto
ART.18, LA DELEGA IN BIANCO E’ INCOSTITUZIONALE
Il governo pone all’approvazione del Senato, ricattato dal voto di fiducia, un disegno di legge delega in materia di lavoro ulteriormente peggiorato rispetto alla proposta originaria. È un testo squilibrato, ipocrita e incostituzionale perché contiene una disciplina inutilmente dettagliata di argomenti minori, come permessi parentali e funzionamento dei Centri per l’impiego, ma lascia totale mano libera all’esecutivo sui temi essenziali del precariato, delle garanzie nel rapporto di lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Infatti nessun contratto precario viene abolito e sul tema fondamentale dell’articolo 18 per il momento si tace, ma poi ci si riserva di intervenire direttamente, ovviamente in senso punitivo, nei decreti delegati, ossia al di fuori di qualsiasi controllo e voto del parlamento. Allo stesso modo il governo si riserva di regolare a suo arbitrio, nei decreti delegati, l’indennità di disoccupazione e ciò che resta della cassa integrazione.
Questo modo di procedere è incostituzionale perché l’articolo 76 della Costituzione stabilisce invece, a garanzia della centralità del parlamento, che la legge delega debba fissare essa stessa, con riguardo all’emanazione dei successivi decreti delegati, i criteri direttivi, che non possono in nessun modo essere surrogati da ordini del giorno o da prese di posizione in sede politica. Ove il capo dello Stato promulgasse quindi questa legge delega voluta dal governo, violerebbe lui stesso la Costituzione.
Una precisazione, poi, è opportuna e necessaria: non è sufficiente in una legge delega evocare dei titoli e dei temi come potrebbero essere la disciplina della cassa integrazione o dei licenziamenti o dei trasferimenti, senza indicare anche in quale direzione devono andare le future modifiche normative. Affermare ad esempio come dice la delega che il governo è autorizzato a fare un decreto sull’ambito di applicazione della cassa integrazione significa pur sempre dare una delega in bianco perché non si comprende se quell’ambito di applicazione debba essere allargato o al contrario ristretto rispetto alla situazione attuale.
Così non basterebbe dire che il governo è autorizzato a stabilire una nuova disciplina delle sanzioni per i licenziamenti illegittimi se non si dice per quale tipo di licenziamento e con quale tipo di sanzione, se monetaria, di reintegra o ambedue. Questa quindi è la profonda ipocrisia nel maxiemendamento alla legge delega, quella cioè di mettere l’uno vicino all’altro criteri direttivi effettivi per gli argomenti di minore importanza e invece dei meri titoli per quelli davvero decisivi onde consentire poi al governo di legificare a suo avviso.
Questo modo di procedere è già stato stigmatizzato dalla Corte costituzionale e porta a prevedere un’impugnazione sistematica dei decreti emanati non già sulla base di criteri direttivi ma con riferimento a un semplice «titolo». Questa critica di fondo non toglie che comunque il maxiemendamento preveda anche alcune disposizioni più precise e sporadiche, comunque pessime, e ci riferiamo in particolare a una cosiddetta nuova disciplina delle mansioni che finirebbe col rendere lecito il demansionamento e dunque il mobbing, con l’alibi ricattatorio della sua necessità per ragioni organizzative che in definitiva lo stesso imprenditore definirebbe.
Viene altresì legittimata, sotto un’apparenza tecnicistica, l’attività di controllo ossia di spionaggio a carico del lavoratore. Con riguardo agli ammortizzatori sociali la nuova indennità di disoccupazione di cui non è specificata né la durata né gli importi risponderebbe comunque a un criterio assolutamente errato e cioè a quello della proporzionalità della durata dell’integrità all’anzianità di lavoro precedentemente maturata. Questo significa che l’annunciata applicazione dell’indennità di disoccupazione anche ai rapporti precari si ridurrebbe a una sorta di burletta perché a una breve durata del contratto corrisponderebbe una ancora più breve durata dell’indennità di disoccupazione.
Infine c’è l’ambiguità più grave e pericolosa che riguarda i contratti a tutela progressiva di futura introduzione e il dilemma è questo: tutto quello che si dice e si polemizza circa l’abolizione o quasi abolizione della reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo riguarderebbe solo questi nuovi futuri contratti o tutti i rapporti già in essere come è accaduto con la legge Fornero?
Non c’è davvero da fidarsi perché la legge delega contiene una supernorma in bianco che è quella della redazione di un testo organico «semplificato» di disciplina dei vari tipi di contratto e al suo interno potrebbe esservi davvero di tutto, a cominciare dall’eliminazione della reintegra anche per i milioni di lavoratori che attualmente godono di tale garanzia.
La vigilanza non è davvero mai troppa quando si ha a che fare con persone abituate a dire e disdire, promettere e non mantenere, come il presidente Renzi. Con lui non si può mai essere «sereni».
4 commenti
metafora azzeccata della situazione italia, gli italiani che lavorano vengono maltrattati come palle di biliardo. In ombra restano i vecchi furbetti. Direi che sono gli apparati della “vecchia” sinistra.
Il lavoro é il problema principale degli italiani, sia della persone di 50 anni che non hanno alcuna possibilitá di trovare un nuovo lavoro, sia dei giovani che hanno le stesse speranze che avevano i loro coetanei al tempo del medio evo. Renzi dice che é cambiato il verso ed ha ragione si torna indietro a prima della rivoluzione francese. É tra l’altro un governo di incapaci, ma furbi nel avere preso il potere.
modernotà le stecche da biliardo vengono sostituite dai manganelli
nella società attuale tutti hanno diritti – soprattutto per consumare prodotti inutili, tranne chi lavora e la disoccupazione è la peggiore dall’unità d’Italia.