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di Stefano Fassina 24 Giugno 2016
La chiave interpretativa del voto nel Regno Unito l’ha data con grande efficacia Frank Field, parlamentare laburista impegnato nella campagna per il ‘Leave’: “È la prima rivolta chiara contro la globalizzazione e i suoi effetti negativi sui lavoratori“.
L’Unione europea è stata un facile, quanto irrilevante, capro espiatorio. Il voto del popolo delle periferie del Regno Unito è stato un voto anti-establishment. Ora, l’Unione europea e, in particolare l’Eurozona, è a un bivio. La Brexit può essere una storica opportunità. Nella UE, per evitare di allargare la faglia tra popoli ed elites, vanno innanzitutto sospesi i negoziati per il Ttip e le ratifiche del Ceta. Nell’eurozona, va radicalmente riscritta l’agenda di politica economica, data alla Bce la facoltà di monetizzare direttamente il debito degli Stati, archiviato il fiscal compact per dare spazio a investimenti pubblici a livello nazionale, innalzata la domanda interna tedesca al fine di eliminare il suo insostenibile avanzo commerciale giocato su una contagiosa svalutazione del lavoro.
In assenza di inequivocabili segnali di ravvedimento a partire dal Consiglio europeo della prossima settimana, va aperta la discussione su un Piano B per l’Eurozona, per arrivare al superamento cooperativo e assistito dalla Bce della moneta unica. Se il processo di svalutazione del lavoro non viene bloccato e invertito, l’inevitabile naufragio del Titanic eurozona diventa anche il naufragio del Titanic Unione Europea.