Bonomi e il cucuzzaro
Ha detto Bonomi che va male anche la fase 3. Aveva già bocciato la fase 1 (quando si decise di chiudere tutto, invece di lasciare aperte le imprese e consegnare loro tutto il cucuzzaro) e la fase 2 (perché non avevamo consegnato tutto il cucuzzaro direttamente alle imprese). Di sicuro odierà anche le fasi 4, 5, 6 e 7. Almeno sinché non consegneremo tutto il cucuzzaro alle imprese.
I padroni sono così, prendere o lasciare. Anzi solo prendere. Vogliono i soldi pubblici, tanti, maledetti e subito, in forma liquida e di aiutini di Stato, come sgravio o come bonus, come taglio alle tasse e ancora meglio a babbo morto, non possono farne a meno. Sono come dipendenti dai soldi pubblici, provano i brividi solo a pensarci. Anche se poi alzano la bandiera del liberismo, dello Stato minimo, della libertà d’impresa, chiedono l’abbattimento del welfare e sproloquiano contro gli sprechi, la spesa pubblica, i fannulloni che stanno negli uffici pubblici mentre loro si sono fatti tutti da sé coi soldi di papà e non fanno altro che far lavorare duramente gli altri.
Ricordate la famosa frase di Kennedy? «Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese». Bene, mi chiedo: ma cosa fanno o hanno mai fatto le imprese per il loro Paese, oltre che spostare la sede legale all’estero? Oltre che chiedere prebende pubbliche? Oltre che invocare il taglio delle tasse? Oltre che indicare sempre il costo del lavoro come capro espiatorio delle crisi? Oltre che alzare il ditino, mentre la stampa acquistata sul mercato al miglior prezzo applaude eccitata? Nulla di nulla. Ma proprio nulla di nulla. Dalle imprese al massimo trabocca l’egoismo sociale.