Bollette, la giungla del mercato libero

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Chiara Saraceno
Fonte: La stampa

Bollette, la giungla del mercato libero

Si chiama mercato libero, ma le regole del gioco sono opache e, nel migliore dei casi, presuppongono nei clienti competenze che non sempre hanno. È il mercato dell’energia, dove tutti vendono la stessa merce – energia elettrica e gas – ma a prezzi diversissimi, oltre che costruiti da più voci: costo della materia prima, costo di commercializzazione, costo del trasporto dell’energia, ove solo quest’ultimo è stabilito dall’ARERA in una percentuale identica per tutti i gestori, mentre gli altri due, soprattutto il primo, possono variare molto, chissà perché. Il costo della materia prima, inoltre, può variare anche all’interno dello stesso gestore, a seconda della fascia di consumo. Ciò ha un impatto anche sull’importo delle tasse, che pure concorrono al prezzo finale. Il tutto spesso è ulteriormente complicato da sigle e formule aritmetiche varie. Riuscire a capire quale sarà il prezzo finale richiede una competenza specifica e una attenzione a ciò che è scritto in piccolo che sospetto non molti hanno.

Certo, si possono utilizzare i vari comparatori delle tariffe che si trovano on line, o andare sul sito ARERA, ma anche questo richiede una certa dimestichezza. Non finisce qui. Una volta deciso a quale gestore affidarsi e firmato il contratto, occorre ricordare che quell’offerta vale solo per un anno, allo scadere del quale scatta inesorabilmente un aumento (mai una volta che scatti una diminuzione), preannunciato da una lettera che a volte arriva, ma a volte anche no (parlo per esperienza personale). E allora, se non si vuole subire l’aumento, occorre cambiare gestore e ricominciare la trafila. Perché ogni gestore fa le sue offerte più convenienti ai clienti nuovi, non a quelli che ha già. Se si vuole rimanere con il vecchio gestore non basta chiedere l’applicazione della nuova, più conveniente, offerta e neppure minacciare di andarsene. Occorre farlo veramente, firmando un contratto con un altro gestore. Solo allora il vecchio gestore offrirà a sua volta condizioni di maggior favore – una sorta di variante mercantile della parabola evangelica del figliol prodigo. Ma anche in questo caso potrebbero non essere condizioni altrettanto favorevoli di quelle offerte ai clienti davvero nuovi. Tutto il contrario della fidelizzazione dei clienti. È una situazione simile a quella nel settore delle reti mobili, fino a qualche anno fa, quando la corsa ad accaparrarsi nuovi clienti a scapito dei vecchi costringeva a cambiare continuamente gestore per ottenere una tariffa più favorevole, anche se il proprio gestore offriva, ma solo ai clienti nuovi, una tariffa simile o persino più bassa. Ora la situazione non è più così estrema, le tariffe si assomigliano molto e la concorrenza avviene più sul grado di copertura nazionale, sui servizi aggiuntivi, sui “pacchetti famiglia” e simili. Quello dell’energia, invece, più che un mercato libero con regole chiare sembra un suq dove i clienti hanno sempre il lieve sospetto di essere turlupinati anche dopo estenuanti mercanteggiamenti.

Non a caso sono sorte diverse agenzie che offrono la loro consulenza per aiutare a districarsi e per ricordare agli smemorati e distratti che l’anno è scaduto e devono ritornare ad esplorare il mercato. Dato che lavorano per più gestori e da questi sono pagate, rimane tuttavia il dubbio su come funzioni la concorrenza e a favore di chi. Molte persone e famiglie quest’anno per la prima volta passeranno obbligatoriamente dal mercato tutelato, dove nulla di tutto questo avveniva, al mercato libero. Temo che non siano state informate di che cosa questo comporti in termini di competenze, attenzione alle scadenze, necessità di ritornare ogni anno nel mercato se non si vogliono subire aumenti automatici. Nel migliore dei casi saranno accompagnate in questo primo passaggio. O almeno lo spero. Ma l’anno prossimo e in quelli successivi? Tra chi era nel mercato tutelato c’erano molte famiglie in condizione modesta e persone molto anziane, del tutto impreparate ad affrontare questo tipo di mercato libero.

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