Fonte: stefanofassina.it
Url fonte: http://www.stefanofassina.it/lavoroeliberta/news/we-need-both-a-plan-a-and-a-plan-b-for-europe/
di Stefano Fassina 24 gennaio 2016
Dall’ultima volta che ci siamo incontrati, lo scorso 12 settembre, molte cose sono cambiate. Sfortunatamente non sempre in meglio. Siamo stati costretti ad annullare la riunione prevista il 13 e 14 novembre scorso a causa degli inumani attacchi terroristici avvenuti qui a Parigi in cui molti innocenti hanno perso la vita. Dopo il massacro di Charlie Hebdo, un’altra strage crudele e di più ampie dimensioni. Voglio esprimere le nostre più sentite condoglianze ai familiari delle vittime.
Abbiamo bisogno a questo punto di aggiornare la nostra analisi. L’economia conta ma, come abbiamo visto durante le elezioni in Grecia, molte sono le variabili alla base delle scelte delle persone. Oggi la paura è una di quelle predominanti.
Gli effetti della guerra in Medio Oriente hanno toccato e continuano a toccare le nostre vite. Non si tratta più solo di immagini diffuse attraverso televisioni e social network. La morte di persone innocenti non avviene solo ai margini dell’Europa ma sulle nostre strade. L’arrivo di rifugiati e richiedenti asilo, in aggiunta all’immigrazione di persone che scappano dalla povertà e dalla disperazione, è ormai una priorità nell’agenda politica di tutti i governi.
La risposta dei governi e delle istituzioni europee è imbarazzante. In alcuni casi ci riporta alla memoria fantasmi del peggiore passato europeo, non definitivamente sepolto come pensavamo. In queste settimane i governi UE stanno discutendo di una revisione e sospensione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini UE e degli stranieri con visto degli Stati Membri. Se i Governi dovessero recedere da Schengen sarà un errore.
In questo contesto, sono rimasto impressionato dalla rapidità con cui si è raggiunto un accordo per concedere ulteriori margini fiscali, oltre i limiti previsti dal fiscal compact, per far fronte a spese militari e di difesa. Non però per la spesa sociale, mai. Nonostante sia chiaro che i terroristi vivano trincerati nelle città europee e crescano in periferie disagiate tra giovani emarginati.
E’ giusto aver concesso ulteriori margini fiscali per le spese di difesa. E’ sbagliato invece negarli per la spesa sociale.
La crisi migratoria si somma a quella economica. Sul piano economico non c’è nulla da aggiungere all’analisi che abbiamo già condiviso: in estrema sintesi l’Euro è insostenibile poiché basato sulla svalutazione del lavoro. Cinque mesi sono passati da quando ad inizio settembre scorso abbiamo lanciato il Manifesto per un Piano B. Quanto accaduto in questi 5 mesi conferma la nostra analisi. Solo qualche esempio: nonostante il QE della BCE, l’inflazione è ancora sotto al 2%; il sistema bancario è ancora in gravi condizioni e una effettiva Unione Bancaria ancora manca. Le condizioni del lavoro sono migliorate solo in misura marginale, a seguito della svalutazione della nostra valuta: una rotta molto difficoltosa con il rischio di una guerra valutaria, come la politica monetaria della Bank of China dimostra.
Sul piano politico ci sono sviluppi molto contraddittori sebbene per alcuni versi interessanti. Guardiamo alle elezioni nazionali. In Polonia abbiamo assistito al trionfo dell’estrema destra, ma le elezioni in Portogallo e Spagna hanno mostrato una chiara sconfitta dei partiti conservatori ed un ottimo risultato della sinistra. Mi voglio ancora una volta congratulare con i nostri compagni di Podemos e con i nostri compagni portoghesi. I partiti socialisti continuano a perdere consensi. Ma c’è una buona notizia che va considerata: alcuni settori della famiglia socialista cominciano a svegliarsi dopo tre decenni di sonno neoliberista. Dopo il nostro incontro a Parigi a settembre, Jeremy Corbin fu eletto Segretario del Partito Laburista britannico a seguito di una schiacciante vittoria nella terra della “Terza via” neoliberista. Più tardi in Portogallo e Spagna i partiti socialisti hanno invertito la consueta tradizione della “grand coalition” con i partiti conservatori e hanno optato per un’alleanza con la sinistra, basata su un’agenda alternativa alle posizioni condivise di Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Dobbiamo essere attenti ai movimenti sul piano politico. L’Unione Europea è ad un crocevia: a destra prosegue la regressione xenofoba e nazionalista. Le forze di destra stanno cavalcando la paura e l’insicurezza dei cittadini, provati dalla crisi economica e sociale e che non vedono alcuna speranza di miglioramento delle proprie condizioni, nonostante la propaganda mainstream dei media.
Cosa dobbiamo fare a sinistra? Dobbiamo cercare una strada cooperativa, pro-labour, per affermare l’interesse nazionale di ciascun paese. Dobbiamo resistere alle pressioni per marginalizzare gli accordi di Schengen e incanalare la drammatica ricerca di sicurezza verso cambiamenti radicali nell’eurozona.
Un anno fa le Istituzioni Europee prepararono “Il Report dei cinque Presidenti”. Si tratta di una road map volta a consolidare l’attuale quadro insostenibile e non democratico. Ora quel Report è accantonato, bloccato da forze ancora più reazionarie. Noi non dobbiamo stare a guardare. Dobbiamo lanciare un “Report dei Popoli” per una Eurozona pro-labour, alternativo al “Report dei cinque Presidenti”.
Dobbiamo lanciare un’iniziativa dei cittadini europei che includa un Piano A, con una profonda correzione verso un’eurozona pro-labour e, in alternativa, un Piano B che preveda la ricostruzione del Sistema Monetario Europeo come proposto da Oscar Lafontaine, integrato con un possibile intervento sul controllo dei capitali come illustrato ieri dal Prof. Brancaccio.
Nel Piano A dovremmo includere, ad esempio, una revisione dello Statuto BCE che la renda a pieno titolo prestatore di ultima istanza e l’abbassamento al 3% del PIL del limite all’avanzo commerciale di ciascuno Stato Membro, introducendo sanzioni per gli sforamenti severe quanto quelle ora previste per la violazione dei limiti ai deficit nel Fiscal Compact. Nel Piano A dovremmo anche includere lo stop al TTIP. In questo contesto, dobbiamo raddoppiare gli sforzi per per bloccare il Trattato, nel Parlamento Europeo come nei parlamenti nazionali.
E al piano B della destra, che vuole il controllo della circolazione dei cittadini, contrapponiamo il Piano B della sinistra, con il controllo sulla circolazione dei capitali, e laddove necessario anche delle merci e dei servizi.
Infine dobbiamo rafforzare il nostro network e le nostre iniziative. Stiamo per concludere questa conferenza con una dichiarazione molto importante: la “Dichiarazione per una Conferenza permanente sul Piano B in Europa”. Ci stiamo impegnando in una road map ambiziosa: in Spagna a febbraio, in Germania in estate e all’inizio del prossimo anno a Roma, quando ricorrerà il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Molto lavoro ci attende ma insieme riusciremo a costruire le fondamenta della Sinistra del XXI secolo.
Auguro a tutti una fruttuosa discussione.
Grazie
1 commento
Come non si fa a non essere d’accordo con la molto chiara analisi propositiva di Fassina.
Non vi è nulla da aggiungere se non condivisione piena. Vorrei però (forse sarà una mia fissazione “sentimentalista” ma non credo) porre l’accento, che per arrestare
questa deriva iperliberista economica interna ed europea occorre avere oltre che dei bei piani anche le forze per farlo. Oggi con le destre populiste, con il becero populismo di Renzi che gli si accoda per un pugno di voti, con i nazionalismi e le guerre vicine e lontane, bisogna ritornare all’Unità di classe. Parlare oggi di classe sociale sembra dire una bestemmia, ma sono anni che la classe IMPRODUTTIVA e SPECULATIVA (lo dicono tutti i dati) si arricchiscono sempre più. Solo un forte Partito di Sinistra che vada oltre i personalismi DELETERI ci potrà rimettere in careggiata, dopo gli sbandamenti e
le divisioni di questi ultimi decenni.