di Luigi Altea – 15 maggio 2016
Aveva promesso che sarebbe stato un arbitro imparziale e gli avevamo creduto.
A tanti aveva fatto venire in mente Concetto Lo Bello, siciliano come lui, arbitro implacabile…
E invece, mentre il Governo ha continuato a maramaldeggiare, abolendo lo Statuto dei lavoratori, cambiando la Costituzione, modificando secondo convenienze la legge elettorale, proponendo come ministri persone palesemente inadeguate o in conflitto d’interesse, mettendo a raffica la questione di fiducia anche su leggi d’iniziativa parlamentare, modificando, allungandolo a piacimento, il tempo per votare alle prossime elezioni, il Presidente è sempre rimasto muto…
Mattarella sembra essersi concentrato completamente sul dolore, sembra avvolto in un lutto permanente.
E’ pressoché impossibile vederlo ridere, mentre è facilissimo assistere al suo pellegrinare nei luoghi delle tragedie.
Il Presidente sembra, a volte, un impresario di pompe funebri, indifferente agli schiamazzi del palazzo, ai rumori della strada, ai gridi di rabbia che provengono dai cittadini umiliati e offesi…
Sergio Mattarella sembra immerso nel passato, immobile nel silenzio, in attesa di nuovi giorni di dolore…
Caro Presidente, la vita non è statica…La vita è estatica, perché esce da sé…
Vivere è uscire, è abbandonare la posizione seduta e arresa, è mettersi in cammino senza accomodarsi, senza omologarsi o rassegnarsi.
La vita, per chi si occupa della cosa pubblica, è la capacità di uscire dai propri sentimenti, dal proprio dolore, per immergersi nei bisogni dei cittadini, che non pretendono la luna, ma si aspettano un arbitro capace di mettere un po’ di ordine, in un paese sempre più in mano ai prepotenti, ai bari, ai violenti e ai malfattori.
La vita di un Presidente non è piangere durante esequie infinite, ma è impedire il funerale della democrazia.