Berceto è il centro della Via Francigena, l’antica gloriosa Via peregrinorum

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima Cardiniana

di Franco Cardini – 24 luglio 2019

UN INVITO

A BERCETO, PER LA FESTA DELL’APOSTOLO SAN GIACOMO “PER CUI SI VISITA GALIZIA”

Il 25 luglio prossimo, giovedì, chi può venga a Berceto, piccola ma straordinaria località sul passo della Cisa, nel tratto appenninico tra Toscana ed Emilia: un posto noto per i funghi e perché per lunghi secoli fu, ed è ancora, il luogo del passo dei pellegrini tra Santiago de Compostela in Galizia e Roma. Berceto è il centro della Via Francigena, l’antica gloriosa Via peregrinorum. Si assisterà a una messa, si celebrerà una festa, si mangeranno e si berranno buone cose, si terrà una riunione costitutiva di un Centro Studi. Se potete, restateci tutto il giorno. Quanto alla sostanza dell’evento, ecco qua.

Premessa

La storia del genere umano è segnata costantemente, in molteplici varianti, dal rapporto, dall’incontro e inevitabilmente anche dallo scontro fra tipi umani che dovrebbero essere antropologicamente parlando complementari ma che sono, invece, talora – per motivi ora geostorici, ora climatici, ora socioeconomici, ora etnoreligiosi –, concorrenti se non addirittura conflittuali fra loro: il nomade-raccoglitore-cacciatore e il sedentario-allevatore-contadino, il costruttore di strade e di ponti e l’edificatore di città, di muraglie e di fortezze. Due miti fondanti della cultura eurasiomediterranea, quello di Caino e Abele e quello di Romolo e Remo, presentano analogo schema: il pastore e quindi nomade Abele versus   l’agricoltore e quindi sedentario Caino, il pastore e quindi nomade Remo e l’agricoltore e quindi sedentario Romolo. Caino e Romolo, sedentari (e assassini), sono anche fondatori di città e cultori di raffinate tecnologie, quali la musica e le arti della lavorazione dei metalli. Nelle antiche culture, i santuari sono sovente al centro di centri demici dove vivi sono artigianato e commercio: eppure, ad essi convergono quei tipi speciali di nomadi (magari temporanei) che sono i viaggiatori, i mercanti, i pellegrini.

Il centro appenninico di Berceto è, storicamente parlando, un modello si potrebbe dire perfetto di questo complesso nodo culturale. Esso è difatti situato su quella via che attraversava il Mons Bardonis,o Mons Langobardorum nell’Alto Medioevo, mettendo in comunicazione due regioni fondamentali dell’area tirrenico-settentrionale italica: la ligure-emiliano-lombarda (che nel medioevo era, tout court, la Langobardia o “Lombardia”) e la toscana, regioni che fra VI e VIII secolo erano state “di frontiera”, lungamente disputate tra romano-orientali o “bizantini” e longobardi prima di entrar a far parte del regnum Italiae carolingio del IX secolo.

E’ noto che nel corso dell’Alto Medioevo una serie di ragioni socioeconomiche, politiche e demografiche avevano determinato lo spopolamento, l’abbandono o comunque il restringimento di vari centri urbani come dei tracciati di alcune celebri, illustri vie consolari romane quali l’Aurelia, l’Emilia e la Cassia. Ad essi si era andata lentamente sostituendo quella Via (variamente denominata Francigena o Romea) che, collegando città importanti quali Piacenza e Lucca, venne chiamata altresì Via Peregrinorum e che – configurandosi non certo come un’ordinata e omogenea via consolare antica, bensì almeno a tratti come un fascio di sentieri disseminato di guadi, di ponti, di xenodochia o hospitalia che la configuravano come un “asse viario attrezzato” – collegava, allacciandosi con altri analoghi tratti viari, quelle che, nel pieno medioevo, furono le tre principali mète di pellegrinaggio della Cristianità: Santiago de Compostela in Galizia, Roma e Gerusalemme. Lungo questo immenso nastro viario in parte terrestre in parte marittimo andarono lentamente ordinandosi luoghi di pellegrinaggio ora di grande importanza e notorietà – come San Michele in Val di Susa o Lucca con il suo “Santo Volto” – ora maggiori o minori stationes a loro volta sedi d’importanti culti santorali e di venerazione d’illustri reliquie e, al tempo stesso, centri sovente di rinomati mercati stagionali che, dal nome dei santi che ne erano patroni, assumevano il nome di feriae (“fiere”).

Lungo questi itinerari  o in quella ch’è stata appunto definita “area di strada”, sono nati centri demici, pievi, monasteri, nuclei di produzione artigianale e di scambio mercantile, luoghi d’irradiazione culturale corredati di scriptoria librarii e sedi talora d’illustri leggende a carattere santorale o addirittura epico. La Via Francigeno-Romea della quale il passo della Cisa, con Berceto, era una statio, è parte di quell’arteria viaria che assumendo vari e diversi nomi era il Camino de Santiago tra la Galizia e i Pirenei, la Via Appia-Latina tra Lazio e Puglia, la via michelita del Monte Gargano, celebrata da un celebre affresco sito all’interno di un mithraeum divenuto cappella eremitica appunto a Sutri ,lungo la Francigena; è l’itinerario lungo il quale sono nate le gesta epiche di Rolando a Roncisvalle e nei tanti loca rolandiana in Francia e in Italia; è quello allacciato a illustri diverticoli che conducono fino a Saint-Michel-au-Péril de-la-Mer, a Canterbury, sede a partire dalla fine del XII secolo del santuario del martire Thomas Becket (ma già alla fine del X secolo un vescovo di Canterbury, Sigerico, aveva percorso e descritto la Francigena), e che da Piacenza attraverso la Liguria e la costa provenzale-occitana conducono alla Sainte-Baume, sacra al culto di Maria Maddalena, al santuario “gitano” delle Saintes-Maries nella Camargue, e ancora più a sud fino a Nostra Signore del Rocío nella marisma di Huelva, presso la foce del Guadalquivir; mentre dall’alta parte dell’Europa, a partire dalla Via Egnatia greco-epirota, al di là del canale d’Otranto, conduce al Monte Athos in Tessaglia, a Tessalonica sacra a san Giorgio, a Costantinopoli e quindi a Damasco e a Gerusalemme.

Diciamolo, insomma, in questi tempi d’incertezza e di disorientamento ma anche di affannosa, spesso ambigua ricerca di “radici” e “d’identità”: sulle vie del pellegrinaggio e  degli hospitalia dei pellegrini, dove transitavano i mercanti e i clerici vagantes diretti alle grandi università fondate nel XII secolo, è nata l’Europa. Quell’Europa che era già parte dell’impero romano, che, però, era una realtà circummediterranea largamente asiatica e nordafricana: ma che ha la sua radice più specifica nel mondo cristiano, latino-germanico-celto-balto-slavo, quella che il poeta romantico Novalis chiamava Christenheit oder Europa (“la Cristianità, cioè l’Europa”) e che è il nucleo storico e culturale vivente dello stesso moderno Occidente.

Se credessimo alle coincidenze, aggiungeremmo che Berceto, questo luogo così “provvidenzialmente” segnato dall’incontro tra la “sedentarietà” degli insediamenti, delle chiese, degli ospizi e il “nomadismo” dei pellegrini, è altresì il luogo nel quale si sono incontrate la “sedentarietà” della cultura europea e il “nomadismo” della gloriosa nazione native American, la nazione alla quale appartenne quel luminoso esempio di culto della libertà e della tradizione che fu Tatanka Iyotaka, “Toro Seduto”, l’eroe di Little Big Horn. Nelle culture amerinde pre- e postcolombiane, i pellegrinaggi ai santuari (cristianizzati a partire dal XVI secolo) avevano un ruolo importante; e d’altronde il riflettere sulla tragedia del genocidio perpetrato a danno dei native Americans costituirebbe (costituirà) un motivo e un valore aggiunto nel progetto culturale che ci proponiamo e che qui sinteticamente esponiamo.

Un progetto: il Centro Europeo di Studi sulle Culture del Pellegrinaggio (CESCuP)

 Il pellegrinaggio, in quanto dimensione antropologico-storica e antropologico-religiosa, è una costante viva si può dire in tutte le civiltà che si sono avvicendate nei lunghi millenni della storia umana.

Il gruppo di studiosi, di politici, di amministratori, di liberi cittadini cultori del viaggio soprattutto a piedi che si sono riuniti a Berceto per fondare un sodalizio culturale e civile, si sono dati come loro primo e specifico còmpito quello di studiare le vicende di un passo appenninico che, specie fra X e XIII secolo – ma non solo – assisté ai numerosi passaggi di uomini e donne diretti a Roma attraverso le stationes di Pontremoli, di Lucca, di Altopascio, di Poggibonsi, di San Vivaldo, di Borgo San Sepolcro, di Acquapendente, di Siena e di Bolsena-Orvieto oppure a Santiago de Compostela attraverso quelle di Piacenza, di San Michele di Susa, di Bresse, di Cluny, di Orange, di Pau, di Roncisvalle, di Puente-la-Reina, di Pamplona. Ma la ricerca sull’”area di strada” della Francigena tra Piacenza e Lucca includeva e include anche le aree prossime dell’appennino modenese, dell’area apuana con la città di Luni, delle vicende che accompagnarono le incursioni corsare saracene e normanne dei secoli VIII-X e quelle delle signorie feudali e cittadine e delle realtà comunali successive fino agli stati dell’Italia preunitaria e quindi unitaria. Ancora, còmpito del CESCuP sarà la valorizzazione di tutto quel che a livello turistico, culturale, sociale e infrastrutturale comprende il revival del pellegrinaggio e del viaggio a piedi come realtà vivente del mondo di oggi, con tutte quelle iniziative tese a valorizzare le bellezze naturali e le risorse socioculturali del territorio.

Il CESCuP non si rivolgerà pertanto solo agli Enti Locali e alle Università di Piacenza, di Parma nonché all’Università “Campus” di Lucca specializzata nella preparazione di personale nelle scienze del turismo. Esso coinvolgerà anche gli enti pubblici e privati a tutti i livelli interessati alla vita produttiva e culturale dell’area promovendo occasioni d’incontro, cicli di aggiornamento degli insegnanti, giornate di studio, stages di approfondimento storico e di scavo archeologico. Sarà sua cura promuovere siti informatici d’incontro e di scambio d’informazioni e pubblicazioni a carattere sia turistico sia scientifico volte a valorizzare la zona.

Come l’adesione al CESCuP è libera e volontaria, la sua attività sarà del tutto aperta: a partecipare a essa è chiamato chiunque, indipendentemente dalla fascia d’età, dal sesso e/o genere, dal livello culturale, dallo stato socioeconomico, dalla condizione professionale, dall’origine etnolinguistica.

E’ importante sottolineare che, per quanto specificamente diretto allo studio di un fenomeno che è anche e magari soprattutto religioso, il CESCuP è un sodalizio a carattere laico al quale tutti sono invitati e nel quale tutti sono benvenuti qualunque siano le sue convinzioni religiose o politiche.

Scopi e obiettivi del CESCuP

  1. Incontri sia ordinari e periodici, sia straordinari (convegni, congressi, giornate di studio, esposizioni, viaggi comunitari) che abbiano come oggetto lo studio di quanto attiene la civiltà del pellegrinaggio a tutti i livelli e in qualunque contesto socioculturale (non solo quelli nelle religioni “rivelate” – cioè storico-trascendentalistiche –  ma anche quelli nelle “religioni naturali” – cioè mitico-immanentistiche) tanto nei contesti antichi quanto in quelli moderni e contemporanei fino ai fenomeni moderni e postmoderni (“pellegrinaggi laico-politici”, culture connesse con il new age);
  2. Istituzione di una banca-dati sui fenomeni di pellegrinaggio e di viaggio “di culto”, con relative schede storiche, biografiche e storiografiche e con la costruzione di siti d’informazione on line;
  3. Organizzazione di almeno due occasioni di almeno due giorni ciascuno (una fra il 24 e il 26 luglio, una fra 11 e 15 settembre) rispettivamente dedicati la prima alla storia dei pellegrinaggi e ai relativi culti e tradizioni, la seconda al rapporto sedentarietà-nomadismo e quindi ai temi dell’accoglienza, del rispetto reciproco e dell’acculturazione, con momenti sia di riflessione scientifica e culturale sia di festa. In tali occasioni si potranno organizzare anche mostre-mercato di libri e di oggettirelativamente ai temi trattati.
  4. Allestimento, negli opportuni limiti di tempo e di disponibilità economica, di una sede sociale del CEScuP, fornita di foresteria, biblioteca, sala di riunioni.

Per ora abbiamo un gruppo di volenterosi, il  sindaco Luigi Lucchi straordinariamente coraggioso e dinamico, un’amministrazione comunale generosa e disponibile, alcuni specialisti pronti a mettersi gratuitamente a nostra disposizione. Se ci darete una mano, si farà.

Se non potete aderire di persona ma siete interessati a farlo, inviate la Scheda di Adesione (cfr. infra) per lettera a: CESCuP, c/o Comune di Berceto, Sede Comunale – Berceto (Parma), oppure per e-mail alla segretaria comunale, signora Carlotta Anelli (carlotta.anelli@comune.berceto,pr.it); quanto a me, provvederò volta per volta, sui Minima Cardiniana,a raggagliarvi sulle iniziative del Centro.

Scheda di adesione

            Si accede al CESCuP mediante semplice Scheda di Adesione, il Facsimile  della quale è il seguente:

“Il sottoscritto NOME e COGNOME, residente in CITTA’; VIA O PIAZZA, NUMERO CIVICO, C.A.P., TELEFONO, CELLULARE, E-MAIL

aderisce al CESCuP;

è disponibile (o NON è disponibile) a far parte del Comitato promotore”

Il Logo

 Il Logo sociale è costituito da un cerchio che riproduce, in rosso profilato d’argento, il disegno del Labirinto di Pontremoli (con riferimento preciso al tratto di Francigena che corrisponde al tratto del Mons Bardonis) caricato da un “Tau” nero che simboleggia il bastone del pellegrino (con riferimento al tradizionale simbolo della Salvezza riferito al libro dell’Esodo e simbolo di numerosi Ordini religiosi quali gli Antoniani o i “cavalieri” di Altopascio, nonché alla lettera della Benedizione di san Francesco)al centro del quale è raffigurata una conchiglia color argento, simbolo soprattutto del pellegrinaggio di Santiago ma, per estensione, dell’intero tratto europeo del pellegrinaggio tra Santiago e il Monte Gargano.

 
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