Fonte: il simplicissimus
Mannaggia: il migliore bozzetto su Renzi, sul suo governo di opportunisti e nullità, sui suoi patti di sangue con Berlusconi accompagnati dallo scandaloso turibolare e salmodiare dei media, non è mio e nemmeno di qualche altro superstite oppositore, ma di un economista iper liberista, eurista di ferro, Chief economist del sultanato dell’Oman oltre che mediocrissimo prosatore. Fabio Scacciavillani, dopo l’uscita di Draghi che evoca la necessità di un governo diretto della troika sull’Italia scrive: “La Bce non ha bocciato le riforme di Renzi per il semplice fatto che non si possono definire riforme i pastrocchi abborracciati di cui Renzi e le sue Giovani (e vecchie) Marmotte vantano le mirabilia. La riforma istituzionale in particolare darà vita ad un mistura di Pro Loco strapaesane e vestigia di caudillismo paraguayano”.
Rimane da capire chi e cosa abbia lavorato in questi ultimi quattro anni per imporre politiche e assenza di politica destinate a commissariare l’Italia, portando le cose a un punto tale da far venire meno la necessità di conservare persino le forme, la parvenza di una governance autonoma rispetto a quella formalmente europea, ma sostanzialmente finanziaria. Chi ha bruciato Monti, il personaggio ideale per Bruxelles, Francoforte e Berlino e tuttavia incapace di raccogliere consensi, chi ha messo l’innocuo Letta decapitato poi in favore del bullo di Firenze, vuoto come un calzino in lavatrice e proprio per questo pompato dalla Merkel. Chi in sostanza ha lavorato per far viaggiare l’Italia sull’austostrada greca.
Per paradosso, l’ulteriore recessione, giunta dopo un anno di ottimismo, rinviato di settimana in settimana, ma costantemente catafratto in prima pagina, invece di essere l’ennesima dimostrazione del ruolo funesto e distruttivo dell’austerità, diventa il pretesto per imporre la troika e per far scomparire al più presto ogni traccia di welfare, di diritti sul lavoro, di beni comuni. Un progetto politico, non economico, che si fonda sulle obbligazioni di Maastricht e sui trattati estranei e diversi rispetto alla governance europea come il fiscal compact, che si propone di fare dell’Italia il primo grande Paese direttamente governato dai poteri finanziari. Da questo punto di vista una ripresa vera sarebbe più che altro una iattura. E si capisce bene quale sia il ruolo di Masaniello Renzi e della sua corte dei miracoli nella logica di questo disegno: l’uomo di immagine sostanzialmente inetto ad avere una qualunque visione globale, ad affermarla e a imporla in Europa, a favorire una possibilità di risalita dal baratro, ma abbastanza scriteriato da sfruttare l’immagine di ultima spiaggia per mettere in piedi leggi elettorali, stravaganti e opachi cambi istituzionali, stravolgimenti della Costituzione per impedire che in futuro si coaguli in Parlamento un’opposizione in grado di far uscire il Paese dalla prigione in cui si è andato a cacciare. Appunto proloco e caudillismo impotenti e vogliosi di ubbidire al padrone.
Adesso appare chiara l’invocazione della troika fatta da Scalfari qualche giorno fa dopo aver appoggiato per due anni il renzismo e le sue patetiche e sconclusionate parole d’ordine: la distrazione di massa perpetrata dagli slogan, l’incapacità di venire a capo dei problemi, l’attivismo solo elettorale e la riuscita del trucco di nascondere la catastrofe economica dietro gli urgenti problemi di superare il bicameralismo, hanno raggiunto il loro scopo. Benvenuta troika.