Autore originale del testo: Benedetta Piola Caselli
DEVIANZE
Io.
Sono.
Una.
Drogata.
Di Kinder Pingui Maxi King, quello con il caramello con le noccioline.
Mi fa pure schifo: è troppo dolciastro.
Mi fa pure male: la glicemia schizza a mille (regalo del covid).
Non riesco a smettere.
Con che faccia diro`ai miei giovani assistiti di non drogarsi?
“Solo una metà, e l’altra la butto”, mi prometto mentre inghiotto l’ultimo pezzetto.
“Mai più cedero` a questa debolezza!” grido col le lacrime agli occhi ingoiando il secondo.
“DIO SALVAMI DA ME STESSA!!!” imploro in ginocchio singhiozzando e scartando il terzo.
Ma Dio è azionista della Ferrero, e non interviene.
Ci sono donne che impazziscono per scarpe con le suole rosse; altre che perdono la testa per cubisti cubani.
Io, più modestamente, per una merendina industriale di dubbia composizione.
Almeno, fa prole.
E poi, compare magicamente.
Ormai ho paura di entrare nei supermercati.
Oggi ho fatto dieci minuti di respirazione, ho raccolto la concentrazione che neanche alla sacra scuola di hokuto, ho camminato rapida guardando i miei piedi verso lo scaffale del detersivo per piatti e poi subito alla cassa.
Mentre mi facevo i
complimenti
per la mia autodisciplina, ho scoperto con orrore che la cassiera mi passava a scanner il Kinder Pingui Family Pack.
Ieri ho aperto lo zainetto per prendere un libro di François Mauriac ma è venuto fuori un Kinder Pingui un po’ stortignaccolo.
L’altro ieri sono scesa a prendere il tabacco, ma sono risalita con il … avete capito.
E no, non ditemi che il tabacco fa peggio!
Il tabacco lascia nella gola un sapore di fumo che dura qualche decina di minuti;
il Kinder Pingui lascia nell’esofago un senso di dolciastro che dura 2 ore 46 calcolate;
ogni cellula del corpo si rivolta contro questa tortura, al secondo morso già so che il corpo sta entrando in tilt, al terzo che il cervello si rifiuterà di lavorare per ore.
Vedo tre chili che arrivano e non se ne andranno mai più.
Vedo il bottone dei pantaloni che esplode e me stessa costretta per tutta la vita a girare con tute da ginnastica color acquamarina.
MA non riesco a smettere.
Che ci sia dell’eroina dentro?
Ora capisco Sophie, la gatta di mia zia, che assaggia sdegnosa il salmone del baltico cotto a bassa temperatura con fiorita di verdurine al vapore sminuzzate a mano della sua padrona, ma si scioglie in un brodo di giuggiole per la scatoletta bianca del carrefour, quella da 49 centesimi.
Almeno, mi ingaggiassero come testimonial del prodotto.
Tutto questo disagio avrebbe un senso.