Bella piazza degli apostoli ma….

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2652

di Lucia Del Grosso – 2 luglio 2017

Non se la devono prendere i compagni di Articolo 1 se noi che non abbiamo aderito al loro progetto, ma siamo interessati al suo sviluppo, avanziamo qualche critica.

Persinalmente sono felice che tante energie finora rimaste imbrigliate nel richiamo della “Ditta” stiano gettando le fondamenta di una nuova “ragione sociale” (e ora la finisco con i termini aziendali, promesso).

Diciamo che state costruendo una nuova casa. E allora io faccio come quei vecchietti che guardano i cantieri e danno consigli non richiesti.

Si gettano le fondamenta previo rilevamento geologico, se no pure l’edificio più solido crolla.

E la vostra passione è solida, è un peccato farla sbriciolare.

No, Bersani non l’ha detta tutta.

La globalizzazione dal volto umano non è diventata matrigna tre anni fa. Niente di quello che accade ha radici in un passato prossimi, figuriamoci un fenomeno planetario.

Il mondo prima degli attuali livelli di globalizzazione cresceva a ritmi che attualmente possiamo solo sognare.

Nel trentennio 1949-1978 l’Italia cresceva al tasso medio annuo del 4,4% come la Germania, la Francia del 3,8%, gli USA del 3,1 ecc. ecc.

Nel periodo 1979-2008 si è avuta la caduta: l’Italia è cresciuta al tasso dell’1,6%, la Germania dell’1,7%, la Francia dell’1,8%, gli USA del 2,3%, tanto per rimanere agli esempi di prima.

Nel frattempo sono arretrati i diritti dei lavoratori, sono peggiorate le condizioni di vita, le esistenze si sono precarizzate, fino ad avere oggi in Italia 12 milioni di persone che non possono usufruire di tutte le cure mediche di cui hanno bisogno. E questo numero non si è accumulato tutto negli ultimi tre o quattro anni, è pazzia pensarlo.

Quindi le cose vanno prima maluccio, poi male, poi malissimo da circa 40 anni e perciò la globalizzazione dal volto umano non si è mai vista, è iniziata nel segno del capitalismo più violento e così è proseguita.

E queste cose, caro Bersani, vanno dette, se no pare che all’incirca mezzo secolo fa il mondo abbia dato inizio a una nuova età dell’oro e poi, vai a capire perché, qualcosa è andato storto. E ora si tratta solo di aggiustare il tiro: un po’ più di lavoro, un po’ più di equità, un po’ più di solidarietà, ecc. ecc.

No, caro Bersani, quel processo aveva una tara genetica, come quando la natura non dispensa un cromosoma: mancava la sinistra.

Fu tutto un corso storico sviluppato in assenza di una visione della sinistra. In particolare della consapevolezza da parte della sinistra che la distrubuzione del reddito, il tasso di disoccupazione, la protezione sociale necessitano del controllo completo delle politiche monetarie e di bilancio dei governi nazionali. Il che significa controllo dei flussi di capitali, merci e persone altrimenti ogni decisione cade sotto la scure di fattori esogeni e non si governa più niente. Non è protezionismo retrivo, è democrazia di popolo che tramite i suoi rappresentanti decide come dirigere l’economia.

Una sinistra frastornata che di fronte a quello che accadeva sotto i suoi occhi ha alzato le spalle e si è detta: “E’ la globalizzazione, bellezza”.

Vogliamo continuare, ora che stiamo gettando le fondamenta di una nuova sinistra, a continuare a tenere la testa sotto la sabbia e a insistere con la manfrina: un po’ più di lavoro, un po’ più di equità, un po’ più di solidarietà?

Ecco perché vorrei vedere una buona volta intorno ad un tavolo in un teatro o sul palco in una piazza, o dove volete voi, tu Bersani, Montanari, Fassina, ecc. ecc. affrontare una buona volta questi temi, magari menatevi pure, ma non può essere che si agiti il richiamo all’unità senza sciogliere questi nodi.

Perché poi? Per andare al governo se no ci andranno le destre? Ma una volta al governo i nodi verranno al pettine e allora ci strapperà tutti i capelli.

Ma si può pensare seriamente di non fare apparire gli strappi tra diverse concezioni del tema dell’Europa e del governo dell’economia se alcuni parlano in un teatro, e gli altri non ci vanno perché “mancano le condizioni”, e quegli altri parlano in una piazza, e quelli del teatro non possono parlare perché è un “happening”?

Di cosa si è avuto paura, di suscitare perplessità nel nostro popolo ansioso di avere presto una nuova casa?

Perché, non ci ha già pensato Pisapia a disorientarlo con la antologia di pensieri sconnessi?

Con sincero affetto da una vecchietta che spia i cantieri.

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