di Rosa Fioravante – 9 ottobre 2017
Pensiero della notte, cioè cosa resta di tre giorni di #sputnikfestival di #syriza con tantissimi ragazzi e ragazze, militanti, attivisti e qualcosa del cuore del popolo greco.
Qui tutti mi dicevano la stessa cosa: “come è possibile che la sinistra italiana, che è sempre stata il faro in Europa, sia scomparsa?” E ricordano Gramsci, Berlinguer, Ingrao, e sanno delle nostre divisioni assurde e di più cose di quanto noi pensiamo.
Non è stato banale, esserci, essere qui. A piazza syntagma, che ho subito riconosciuto per le occupazioni, le manifestazioni, per le immagini di quell’estate. Nelle vie dove c’è sempre qualcuno che suona nei locali, sotto il sole che illumina i volti di un popolo solidale, vivo, per niente spezzato come avrebbero voluto. E ti parlano di quell’estate, se lo chiedi, ma ho cercato di non farlo, perché quell’estate ha significato troppo anche per me, per le scelte politiche e di vita. Mi mancava da morire fare cose internazionali. Sono ancora convinta che la politica estera sia politica interna e che la sinistra abbia senso solo nell’internazionalismo. Ha senso nel riconoscersi con tanti compagni di paesi diversi, tutti con le proprie specificità, tutti affascinati dalle culture popolari degli altri, tutti con la stessa voglia di discutere di europa, di come combattere il capitalismo. Perché sì, ci sono posti dove capitalismo non è una parolaccia. Persino il segretario internazionale del partito l’ha pronunciata, più di una volta.
Chi parla in italia di capitalismo oggi? Chi sta costruendo un’alleanza contro di esso nelle forme violente che conosciamo?
Goran Bregović suonava Bella Ciao e non potevo non pensarci. “Voi in Italia eravate i primi”. Quante volte ho sentito questa frase in così pochi giorni? Tante.
Qualcuno mi ha chiesto di D’Alema, della feps, qualcuno del pd. Ho provato a dire che ci sarà una costituente a novembre. Penso ancora che abbia senso solo se diventa parte di tutto ciò che si muove in Europa e in occidente. Penso ancora che tutto quello che facciamo abbia senso solo se intende fare la storia, la storia del popolo, che non esiste in quanto tale ma ci siamo capiti.
Dare un senso alle cose che facciamo non è da poco ed è per questo che ricordo così bene quell’estate. I migranti al confine est, la Grecia in ginocchio. Un filo rosso che va da Allende a Tsipras: cosa succede quando la sinistra vince e deve affrontare, davvero, il capitalismo? Accanto ai banchetti delle organizzazioni giovanili invitate c’era lo stand del GUE. Abbiamo parlato tanto anche qui di sinistra riformista e sinistra radicale, di come superare questa assurda divisione che è risultata in sinistra neoliberista e sinistra settaria. Fra le conoscenze di chi stava fuori dalla famiglia socialista c’è sempre qualcosa di rifondazione comunista; ma io ero nel pd, dicevo, per questo non ci siamo incrociati, eppure stavamo combattendo la stessa battaglia. Perché il punto è ancora di più per cosa si combatte che non dove lo si fa. Non è tutto lì il problema? Tutti quelli che hanno smesso di combattere per certe cause o non lo hanno mai fatto? Non ce ne siamo forse andati per quello? Per alcuni, come per me, è passato tanto tempo. Due anni, da quella estate.
Ho provato a dire che ogni volta che incontro un dirigente suggerisco che “ok non possiamo avere podemos perché non abbiamo il movimento, non possiamo avere Corbyn perché non abbiamo un partito serio come il labour, nè Melenchon perché non abbiamo una figura così coerente ma istituzionale allo stesso tempo ecc. ma fra queste esperienze e la nostra italiana una via di mezzo ci deve pur essere!”. Mi hanno detto che abbiamo tanto lavoro da fare, perché l’Italia è importante. Ci credete? È importante. Noi facciamo troppo spesso finta di non saperlo.
Non è mica facile, dare un senso alle cose che facciamo. Ecco, per me il senso delle cose che faccio è questo qui: sedersi ad un tavolo con una persona che non conosci, parlare una lingua diversa dalla tua e dalla sua eppure pensare le stesse cose del mondo. Capirsi a metà delle frasi, avere gli stessi ricordi anche se non ci si è mai incontrati prima. Stare nella stessa famiglia politica, dalla parte buona della storia e, per quanto non sia quasi mai particolarmente piacevole, fidatevi, non è poco. Come diceva quel tale: basta a riempire una vita.
#sputnikfestival
#syriza