di Francesco Erspamer – 25 marzo 2018
La donna incinta respinta al confine della Francia e morta poco dopo in un ospedale di Torino non era una profuga e non stava stava scappando da un genocidio, da una pestilenza o dalla fame. Era nigeriana, cittadina di un paese ricco di risorse ma che sta esplodendo demograficamente: a metà novecento aveva 30 milioni di abitanti, oggi ne ha quasi 200 milioni. Che continuano a moltiplicarsi: le proiezioni dell’ONU prevedono che la sua popolazione raddoppierà nei prossimi trent’anni. Ovvio che emigrino a milioni; e accoglierli non serve a niente perché il loro vuoto viene immediatamente riempito. C’è a chi piace: i liberisti, gli integralisti religiosi e i terzomondisti, gruppi che in modi diversi, ma neppure troppo, vogliono una crescita perpetua e per realizzarla promuovono globalizzazione, individualismo e deregulation, in opposizione agli Stati e rigettando qualunque forma di pianificazione. A suo tempo attaccarono infatti le politiche di rigido controllo demografico della Cina comunista.
Il mondo è sovrappopolato; già ora si consuma annualmente molto di più di quello che la Terra riesca a produrre; e non più soltanto in occidente. Stiamo in sostanza usando le riserve accumulate in passato. Non può durare: si tratta solo di decidere se ci fermiamo sùbito in modo programmato o se aspettiamo che ci pensino spaventose guerre e carestie. Anche la Nigeria deve fermarsi e se non lo fa è giusto impedirle di esportare i suoi cittadini. L’irresponsabilità va insomma punita, non premiata. Quella delle nazioni (ce ne sono altre, oltre alla Nigeria) ma anche quella personale, di chi mette al mondo figli che non può mantenere e che non potranno mantenersi, e magari li usa per guadagnarsi la compassione delle anime belle ed entrare in paesi che hanno rallentato la loro crescita demografica ma che le destre e le multinazionali già stanno incitando a una maggiore natalità, in una folle corsa verso la catastrofe.