di Luigi Altea – 20 febbraio 2018
Un mio amico d’infanzia decise di “lasciare il mondo” per entrare in convento.
Fece il voto di povertà.
Da allora, a lui, ai suoi due fratelli e a sua sorella, non mancò più niente.
Un altro mio amico decise di lasciare il suo lavoro per entrare nelle “istituzioni”.
Giurò di operare nell’interesse della comunità, ma sistemò se stesso e i suoi cinque figli.
Rinunciare al “mondo” o al proprio lavoro, per amare l’umanità intera, o per meglio servire la comunità, è un sacrificio che, a volte, procura qualche vantaggio.
Soprattutto, come ha detto benissimo Pietro Grasso, quando “tengo famiglia”.
Il misticismo e il familismo possono liberare dalla povertà personale o familiare, ma nulla di più.
Sono “automedicazione”. Non sono la cura dell’epidemia.
Neppure il comunismo si è rivelato la cura giusta, come oggi riconoscono anche coloro che sono stati, e sono tuttora comunisti.
Io sono sempre convinto che il comunismo ha sbagliato, ha molto sbagliato, ma non era sbagliato…
In ogni caso, ammesso che sia stato una delle cure sbagliate, qual è quella giusta?
Io non sono culturalmente attrezzato per rispondere a questa domanda.
Come tutti, però, sono in grado di constatare che, morto il comunismo, la malattia dello sfruttamento, dell’asservimento, dell’ingiustizia e delle disuguaglianze, dilaga sempre più, e piaga una parte sempre maggiore dell’umanità.
E’ per me motivo di speranza vedere che la Sinistra, che ora si raccoglie attorno alla lista di Liberi e Uguali, è sensibile a questo essenziale problema, da cui derivano tutti gli altri…
Ed è, anzi, l’unica forza che ispira il suo programma alla cura della terribile malattia.
Avrà poca importanza il nome che apparirà sulla scatola della “medicina”.
Importante sarà che i medici e gli infermieri sappiano uscire dal convento delle astrazioni, e dal palazzo dei personalismi…
Per cercare di capire, innanzitutto, da dove vengono le lacrime.
Incontrare i poveri, familiarizzare con chi è inerme e alieno da compromessi e da inganni, sarà un modo di arare il terreno…
Ascoltare i gemiti di chi subisce la violenza dell’ingiustizia, sarà il modo per fecondarlo…
Forse l’unico per riuscire a stabilire e rafforzare una connessione.
E finalmente riscoprire che la dignità è il luogo dove il popolo di sinistra sogna il suo sogno…