di Alfredo Morganti – 10 aprile 2016
Non so se avete letto il pezzo di De Marchis ieri su Repubblica. Titolo: “PD, il fronte anti-premier assedia Palazzo Chigi”. All’interno si favoleggia di una “squadra” pronta ad assediare, appunto, Renzi con asciutta determinazione: Bersani, D’Alema, Prodi, Speranza, Cuperlo. Tutti pronti, anzi già in pista, per dare la ‘spallata’ al premier. Ma insomma. Ma quale film vede De Marchis? Forse i pessimi super otto che circolano nelle sale delle redazioni dei giornali, prodotti dallo staff dei comunicatori di Palazzo Chigi. Della serie tv: ‘Renzi ai suoi’.
Ho due osservazioni da fare. La prima, ma vi pare che l’opposizione interna al PD abbia davvero reso la vita difficile al Segretario-Premier, che vi si stata una battaglia pregiudiziale nei suoi confronti, che si sia intrapresa una lotta senza quartiere dei non renziani contro Renzi? A me non pare. L’opposizione è sempre stata molto (troppo) corretta, lealista, senza mai alcuna dichiarazione di diaspora o fuoriuscita, anzi. I voti di fiducia sono stati votati senza sorprese. Le opinioni discordi si sono ricomposte al momento opportuno. Le critiche sono rimaste critiche, nulla più. Dove sarebbe l’assedio? Ed ecco l’altro punto. Ogni qualvolta si è sollevata una critica, c’è stata opposizione, per quanto lealista, subito da Renzi si sono alzati l’allarme e il ditino ammonitore: ecco, mi vogliono ribaltare, vogliono sfilarmi il partito, sono gufi, rosiconi, disfattisti! E i giornali, a partire dai più allineati, hanno immediatamente fatto eco a queste alte grida renziane contro le critiche sacrosante che la sinistra PD, sin troppo rispettosamente, ha lanciato nei suoi confronti.
In realtà, la dialettica politica italiana è tutta qui, scarna e risicata. C’è uno che strepita e annuncia di tutto, e ogni bene, e ogni fortuna; e c’è chi si limita a sollevare obiezioni a queste menate di marketing politico, ma in termini così rispettosi e quasi anglosassoni che ci si meraviglia che qualcuno possa chiamarle ‘assedio’. Pensate: una parte di questo assedio sarebbe l’idea di andare a votare al referendum sulle trivelle, quando invece PD e Governo le vorrebbero fallite. Oggi è rivoluzionario (e irrita il premier) anche votare, anche andare ai seggi. Lui che ama solo i tweet e i plebisciti, arriva persino a inalberarsi per un semplice referendum, che chiama il popolo a pronunciarsi com’è suo diritto. Magari, dico io, fosse in corso un assedio politico. Magari fossimo alla spallata. Ma non è così.