di Francesco Cecchini 25 febbraio 2017
Nell’ immaginario di molti italiani questa terra era una volta, e lo è ancora, l’Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti e i fascisti avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche per gli eritrei. Ma è una falsità storica che la nostalgia per un paradiso perduto alimenta. Gli italiani hanno costruito per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state costruite e formate per il proprio sviluppo economico e benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli dove divertirsi. Non sono stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella di migliorare le condizioni di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili. La ferrovia Asmara Massaua, i ponti, le architetture di Asmara ed altro ,esistono ancora e sono utilizzate, ma non sono un regalo, bensì un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.
Il 24 maggio del 1991 il Il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo ( FPLE) al cui comando politico militare è Isaias Afwelki, liberò Asmara dall’Etiopa del negus rosso per gli eritrei.
Asmara potrebbe essere un futuro sito Unesco, patrimonio dell’umanità e il 2017 dovrebbe essere l’anno buono. Ville in stile decò, architetture razionaliste, cubiste, espressioniste, futuriste, neoclassiche arredano gli angoli della città innestandosi su un tessuto architettonico antecedente. Il quartiere antico, dove si smerciano granaglie e spezie, e vi sono diversi luoghi di culto fa di Asmara una realtà multietnica e multiculturale. Asmara una città nel cuore dell’Africa dal fascino intenso.
La decisione dell’Unesco è attesa nel luglio del 2017.