Fonte: facebook
Eugenio Scalfari con l’editoriale di domenica 3 agosto (riportato in calce) ha suscitato molte reazioni stupite dall’esplicita speranza di vedere l’Italia messa sotto tutela dalla Troika. Ho scelto alcuni commenti apparsi sul gruppo facebook “da sinistra per Bersani” che, prendendo spunto dall’articolo di Scalfari (postato tempestivamente da Riccardo Paccosi), fanno una analisi approfondita dell’Italia di oggi.
Ho tagliato arbitrariamente numerosi commenti e me ne scuso, ma sono rimasto molto colpito da un intervento di Gabriele Pastrello che spiega i motivi della sconfitta della sinistra mondiale, non solo con i macroscopici errori di valutazione degli eredi di Berlinguer, ma con la fine della funzione della sinistra riformista: “A LIVELLO MONDIALE CON LA CADUTA DELL’URSS IL RIFORMISMO PERDEVA LA SUA LEGITTIMITA’ STORICA, DI ‘TEMPERARE’ IL CAPITALISMO.”
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Antonio Napoletano:
E’ da parecchio che non scrivo una nota riguardante il sordido mondo della politica, ma oggi è uscito un articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica che fa la differenza.
Da un po’ di giorni, mi stavo giusto chiedendo perché Repubblica e Corriere – ovvero gli organi di propaganda delle oligarchie economiche nostrane – stiano manifestando una crescente ostilità nei confronti di Matteo Renzi.
Quest’ultimo esprime un programma sociale ed economico ultra-liberista, di attacco eversivo a una Costituzione troppo “socialista” per gli interessi dei ceti dominanti e ha, persino, qualche appoggio americano (per esempio, il teorico neocon Michael Ledeen tra i consulenti). Dunque, perché i “padroni del vapore” ce l’hanno con Renzi?
La risposta, a occhio e croce, sembrerebbe essere articolabile in tre punti:
a) detronizzando Letta, Renzi ha fatto fuori non un politico qualsiasi ma uno “della famiglia”; Enrico Letta non è un mero referente bensì un esponente diretto dei cenacoli più ristretti del capitalismo internazionale e, pertanto, averlo trattato in quel modo è una cosa per cui prima o poi a Renzi verrà presentato il conto;
b) per ragioni di consenso elettorale, Renzi mostra una facciata “sovranista”: si è visto, in particolare, nei battibecchi con vari esponenti della UE, tra i quali il capogruppo PPE al Parlamento Europeo Martin Weber; per quanto si tratti di un sovranismo esibito per mere questioni di marketing politico, potrebbe essere stato sufficiente a scatenare l’ostilità delle oligarchie europee e dei loro corifei nostrani;
c) metodologicamente, l’approccio di Renzi è quello di un autocrate; anche Letta era intenzionato a modificare in senso liberista la Costituzione, ma Renzi lo sta facendo senza interloquire con le oligarchie economiche; egli attua cioè una “autonomia della politica” (o meglio del proprio gruppetto politico) molto simile a quella di Berlusconi e della sua banda nel ventennio trascorso.
Questo, senza pretesa di esaustività, per quanto riguarda il perché Corriere e Repubblica stiano attaccando Renzi.
C’è però un’altra e impellente domanda: dal momento che non si profilano sul piano della forza partitica ed elettorale coalizioni e forze politiche in grado di battere Renzi alle elezioni, quale governo alternativo è auspicato dalle èlite economico-finanziarie?
La risposta la fornisce, con disarmante sincerità, Eugenio Scalfari nell’editoriale di oggi.
Ecco, dunque, la profezia-minaccia del fondatore di Repubblica: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale.”
Chiaro e inequivocabile, no?
Se questo auspicio scalfariano dovesse tramutarsi in realtà, risulterebbero evidenti almeno tre cose: a) una parte di quel 99,9% di persone di sinistra che hanno minimizzato la valenza eversiva di quanto accaduto a partire dall’insediamento del Governo Monti nel 2011, dovrebbe rivedere i propri schemi; b) si scatenerebbe sulla popolazione italiana un massacro sociale ed economico; un’eventuale opposizione a tutto questo, non potrebbe in alcun modo risultare pacifica; c) soprattutto, l’ipotesi di riformare dall’interno un capitalismo entrato in una fase oramai post-costituzionale, sarebbe da consegnare definitivamente al museo del Novecento.
Stiamo a vedere.
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Giulio Cherchi
Io differenzierei Scalfari dal resto di repubblica che è su altre posizioni ultrarenziane. Al padre nobile hanno lasciato un editoriale alla settimana ma Ezio mauro non lo segue minimamente.
Corriere: fa lo stesso che faceva con Berlusconi, cerca di spingerlo verso un liberismo estremo. Ma dentro il corriere ci sono anche i più grandi cantori del renzismo.
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Antonio Napoletano
MAH, A ME SEMBRA MOLTO RIDUTTIVO COSTRINGERE SIA IL RAGIONAMENTO DI SCALFARI, SIA LA RIFLESSIONE CHE NE FA PACCOSI (E SE PERMETTETE ANCHE LA MIA A BOTTA CALDA) DENTRO LA GABBIA DEL CHI SI SCHIERA CON CHI NELLE GRANDI TESTATE NAZIONALI. NON CREDO CHE QUESTO SIA IL PROBLEMA CHE PONE SCALFARI ( E METTENDO SULLO SFONDO IL SUO RUOLO ALL’INTERNO DEL PARTITO/GIORNALE SU CUI SCRIVE). LA COSA VERA E’ QUEL PUNTO C) CHE PONE PACCOSI, OVVERO SE E COME SIAMO ENTRATI NELLA “FASE POST-COSTITUZIONALE”DEL CAPITALISMO FINANZIARIZZATO , RAGIONE PER CUI SONO DA ESCLUDERE ADDIRITTURA “DEFINITIVAMENTE” OGNI IPOTESI DI CAMBIAMENTO ALL’INTERNO E CHE QUESTE IPOTESI E TEORIE POLITICHE SIANO O MENO DA “CONSEGNARE AL MUSEO DEL NOVECENTO”. QUI STA IL PROBLEMA. E SE NON VADO ERRATO E’ SU UNA SPECULARE AFFERMAZIONE DIVERGENTE SOLO NELLE CONCLUSIONI ‘OPERATIVE’ CHE IN FONDO SI INCIAVARDANO AL RENZISMO COME ‘RISORSA’ QUANTI NEL PD VENGONO DALLA TRADIZIONE COMUNISTA. IL CHE NON E’ ALTRO CHE UNA SORTA DI CREPUSCOLARISMO CONSOLATORIO PER QUESTI, MA CHE NELLE PAROLE DI PACCOSI DI DENUNCIA COME UNA SORTA DI REVIVAL DI UNA QUALCHE FORMA INEDITA DI “CROLLISMO”, DI LOTTA FRONTALE IN ATTESA CHE LE CONTRADDIZIONI MORTALI FACCIANMO IL LORO CORSO. E’ ESTREMISMO ALLO STATO PURO. IDIOZIA POLITCA CHE SI SBRAGA DI FRONTE ALLA PORTATA COLOSSALE (PERCHE’ SENZA ORBACE, NE’ FINORA STADI PIENI DI PRIGIONIERI) DI QUELLA “RIVOLUZIONE PASSIVA” CHE STA CONCENTRANDO E CENTRALIZZANDO IL POTERE NELLA MANI NON SI SA BENE DI CHI. E’ A QUESTO CHE OCCORRE RISPONDERE SE SI VUOLE FARE POLITICA E INNANZI TUTTO COMPRENDERE COME E PERCHE’ I BASTIONI DI QUEL BLOCCO SOCIALE CHE ESPRIMEVA POLTICA CULTURA, PERFINO ANTROPOLOGIA SI SIANO SCIOLTI COME NEVE AL SOLE SENZA CHE NE SORTISSE UN ANTIDOTO, UNA REAZIONE, UNA SIA PURE MINORANZA IN GRADO DI MANTENERE VIVA QUELLA STORIA, QUELLA CULTURA OPERANDO TUTTE LE TRASFORMAZIONI NECESSARIE DOPO LA GRANDE CATASTROFE. PERTANTO E’ DA QUESTA DEPRESSIVA CONSAPEVOLEZZA CHE PACCOSI FA LA SUA IPOTESI E SAREBBE SCIOCCO NON RISPONDERE A QUESTA. CHE GLIELA FACCIA VENIRE A MENTE L’EDITORIALE DI SCALFARI E’ IN PARTE COMPRENSIBILE, MA LO FA A COSTO DI ELIMINARE LA PROPOSTA DI QUESTI CHE E’ LA VERA NOVITA’, DI FRONTE ALLO SCEMPIO INSENSATO E PER NULLA RAZIONALIZZATORE CHE LA MATTEO RENZI&ASSOCIATI S’APPRESTA A FORMALIZZARE. RITIRARE FUORI LA QUESTIONE DEL VINCOLO ESTERNO – E CHE VINCOLO! – E’ INSIEME ACCORTA CONTINUITA’ CON LA STORIA DELLE ELITE ITALIOTE E, PERO’, ANCHE LA PROSPETTIVA SCIOCCANTE, DI RICHIAMO A QUELLA COMBINE AFFARISTICO.PADRONAL-FINAZIARIA CHE STA DIETRO LA MATTEO RENZI&ASSOCIATI. CHE HA PRETESO TROPPO O HA SOTTOVALUTATO I DANNI CHE IN CORSO D’OPERA LA BANDA DEI RAGAZZOTTI POTEVA PRODURRE. RICHIAMO INTESO A PRODURRE UN RIALLINEAMENTO A PRINCIPI DI RAZIONALITA’ E BUONSENSO IL CARATTERE DELL’OMETTO SOLO AL COMANDO O IN ALTRENATIVA PROSPETTANDO L’AFFIDAMENTO ALLE OLIGARCHIE NEOLIBERISTE IL COMPITO DI FARE LA STESSA COSA MA EVITANDO I PASTICCI DELLA MATTE RENZI&ASSOCIATI. INSOMMA, SIAMO DI FRONTE A UN GRIDO D’ALLARME, MA ANCHE ALLA PROGETTAZIONE DI UNA LINEA DEL PIAVE CHE RISPONDA A QUANTI VANEGGIANO DI UN’ASSENZA DI ALTERNATIVA A QUESTO CONDUZIONE DELLA COSA. SE TUTTO QUESTO VIENE INCAPSULATO NELLA IPOTESI C) CHE FA PACCOSI ABBIAMO FINTO DI DISCUTERE SI TRATTA SOLO DI SAPERE A QUANDO L’ORA X. SE LE COSE NON STANNO COSIì ALLORA OCCORRERA’ SPRE,MERSI LE MENINGI E CAPIRE COME E CON CHI APRIRE UNA LINEA EFFICACE DI RESISTENZA
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Gabriele Pastrello:
PENSARE A RENZI COME A UN CASTIGAMATTI DEI POTERI FORTI CHE L’HANNO INSEDIATO NON STA NE’ IN CIELO NE’ IN TERRA. PERCHE” INVOLONTARIAMENTE E’ LA CONCLUSIONE DEI PRIMI TRE PUNTI. NEL SENSO CHE SU MOLTO SI PUO’ CONVENIRE DI QUEI TRE PUNTI, MA E’ IL TONO COMPLESSIVO CHE E’ SBAGLIATO. LA TROJKA. NO, NON C’E’ CONTINUITA’ TRA IL MONTI DELL’11 E LA MINACCIA DI TROJKA DI OGGI. O MEGLIO, C’E’ NEL SENSO CHE LA MINACCIA DA ALLORA E’ SEMPRE SULLO SFONDO. MA IL GOVERNO MONTI LA EVITO’. HO IL MINIMO DI STIMA POSSIBILE PER MONTI, MA NON CAPIRE CHE ELEZIONI ANTICIPATE NEL DICEMBRE 2011 AVREBBE SIGNIFICATO L’ARRIVO IMMEDIATO DELLA TROJKA E’ INCREDIBILE. SO BENE CHE A SINISTRA, ANCHE NEL PD, SI PENSA IL CONTRARIO. MA LA MIA POSIZIONE E’ NETTA: POVERI ILLUSI. BISOGNA GUARDARE AL CONTESTO EUROPEO, E ALLE DINAMICHE DEI MERCATI PER CAPIRE L’ENTITA’ DELLA MINACCIA DI ALLORA. OGGI, PURTROPPO, ANCORA UNA VOLTA LA SINISTRA NON CAPISCE (E NON AGISCE). PERCHE’ SCALFARI (E DE BORTOLI) CHE ADOMBRANO LA TROJKA LO FANNO PERCHE’ SI STA PROFILANDO IL FALLIMENTO RENZI (E INFATTI LA TROJKA STAVA PER ARRIVARE PER VIA DEL FALLIMENTO BERLUSCONI). FALLIMENTO CHE STA ARRIVANDO A UNA VELOCITA’ INCREDIBILMENTE SUPERIORE AL PREVISTO. E ALLORA CHI L’HA MANDATO E’ FORTEMENTE TENTATO DI ALLARGARE LE BRACCIA E DIRE: CI ABBIAMO PROVATO, PRIMA CON MONTI POI CON RENZI A EVITARLO, MA NON CI SI RIESCE QUESTO E’ IL VERO SENSO DEL RENZI ‘ULTIMA SPIAGGIA’. MA DI QUESTO DOBBIAMO RINGRAZIARE SOPRATTUTTO E INNANZITUTTO LA SINISTRA DEL PD, CHE ACCODANDOSI IN MODO SERVILE ALL’OPERAZIONE, ALLUCINATA DALL’ULTIMA SPIAGGIA RENZI, HA RINUNCIATO A QUALSIASI POSSIBILITA’ DI ESSERNE L’ALTERNATIVA IN CASO DI FALLIMENTO. TROPPO STUPIDI PER CAPIRE CHE IL RISCHIO DI ANDARE A SBATTERE ERA ALTISSIMO E PREOCCUPATI SOLO DI MANTENERE POSTI IN PARLAMENTO E FUORI. E PURTROPPO DOBBIAMO RINGRAZIARE ANCHE IL POLITICISMO DI NAPOLITANO E D’ALEMA, SEMPRE CONVINTI ASSOLUTAMENTE CHE, RAGGIUNTI ACCORDI AL VERTICE, LA SOCIETA’ E L’ECONOMIA SEGUIRANNO, SENZA VOLER ACCETTARE LA DURA LEGGE DELLE SOCIETA’ MODERNE. CHE BISOGNA ESSERE IN GRADO DI GOVERNARE IL TUTTO IN ALTO COME IN BASSO, E CHE L’ITALIA E’ DA VENT’ANNI IN MANO ALLE BUROCRAZIE MINISTERIALI CHE ESSENDO ORMAI SOLO CROCEVIA DI INTERESSI I PIU’ SPORCHI POSSIBILI, CI STANNO PORTANDO NEL BARATRO. E CHE PIU’ CHE MAI AVREMMO AVUTO BISOGNO DI POLITICI, MINISTRI E ALTRI CAPACISSIMI. COSA VUOL DIRE CAPACI? NON DI ESSERE ESPERTI IN PRIMA PERSONA, ASSURDO, MA CAPACI DI MOBILITARE I SAPERI GIUSTI. E INVECE RENZI HA MESSO INSIEME LA PIU’ INCREDIBILE SQUADRA DI IN COMPETENTI MAI VISTA. PEGGIO DI BERLUSCONI.
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Tiziana Gentili:
probabilmente sentono odore di strette fiscali reali (tipo vincenzo visco) che con le banche dati attuali si possono attuare senza neppure declamarle pubblicamente…
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Gabriele Pastrello:
SCUSA MA A LORO COSA GLIE NE IMPORTA. LE STRETTE FISCALI FANNO MALE A NOI POVERI CRISTI. NON A SCALFARI, DE BORTOLI DE BENEDETTI E GLI AGNELLI. EVIDENTEMENTE I LORO CRITERI PER SOSTENERE O ABBANDONARE RENZI SONO ALTRI.
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Massimo Di Mascio
Non me lo sono dimenticato. Ma dove e’ il nesso con la troika? Non la faranno mica arrivare repubblica o il corriere!!
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Gabriele Pastrello:
E TU CONTINUI CON I GIORNALI. MA PROPRIO SEI ATTACCATO MORBOSAMENTE ALLE TUE CAZZATE. MA TI SEMBRA CHE DE BENETTI STIA A PREOCCUPARSI SE VENDE 800MILA COPIE INVECE CHE 900MILA? SI PREOCCUPA INVECE CHE I CONTI SALTINO, CHE RENZI DI CONSEGUENZA NON SIA PIU’ IN GRADO DI GOVERNARE IL PAESE, CHE ANDREBBE COMPLESSIVAMENTE IN VACCA. E MAGARI POTREBBE SCEGLIERE QUALCHE ALTERNATIVA DI SINISTRA (SECONDO ME IMPOSSIBILE; MA SE BERLUSCONI AVEVA PAURA DI COMUNISTI INESISTENTI TUTTO E’ POSSIBILE), E ALLORA PIUTTOSTO CHE RIAFFIDARE IL PAESE MAGARI A PRODI MEGLIO LA TROJKA QUESTO E’ UN VERO E PROPRIO DELITTO NEI CONFRONTI DEL PAESE. LA TROJKA NON LA FANNO ARRIVARE REPUBBLICA E CORRIERE MA I LORO PADRONI (DE BENEDETTI E AGNELLI) SI, QUANTOMENO LA LORO OPINIONE POTREBBE ESSERE DECISIVA, E REPUBBLICA E CORRIERE DIRANNO CHE E’ NECESSARIO E L’APPOGGERANNO QUESTO E’ IL PERICOLO
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Riccardo Paccosi:
Beh, intanto grazie ad Antonio per l’esegesi del mio post! Per quanto riguarda quel che ha scritto Gabriele Pastrello, credo sia importantissimo – anche a costo di trovarsi in forte disaccordo – analizzare quel passaggio del 2011. E dunque: ammettiamo, come dici tu, che Monti sia stato un male necessario per scongiurare la trojka. Se le cose stanno così, non c’è qualche problema di assenza di visione generale? Ritrovarsi a scegliere tra una macelleria sociale “minore” al posto di una “maggiore”, non significa che si è sbagliato qualcosa riguardo alla possibilità o meno di ammorbidire il capitalismo? Per meglio dire: quando si parla di capitalismo, si parla dello stesso sistema incline al compromesso e alla mediazione che ha generato il costituzionalismo e il welfare state? Per chiarire ulteriormente il mio punto c): cosa significano, in termini di processo storico, le modifiche costituzionali avvenute o in procinto di avvenire in Italia, Grecia e Spagna? E’ qualcosa di leggibile sul piano della fase politica oppure è una messa in discussione del costituzionalismo in quanto tale? Ecco, io propendo per la seconda ipotesi. Qualora avessi ragione io, vorrebbe dire che la sinistra negli ultimi tre anni ha commesso un errore di sottovalutazione e minimizzazione di portata epocale.
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Gabriele Pastrello:
NON SI E’ TRATTATO DI SCEGLIERE. LA SOLUZIONE UNICA ERA QUELLA. IL PROBLEMA E’ STATO UN ALTRO, E CIOE’ L’INCAPACITA’ DI INCALZARLO. ANCHE PERCHE’ NEI PRIMI SEI MESI MONTI AVREBBE POTUTO FARE QUELLO CHE VOLEVA. ANCHE UNA PATRIMONIALE VERA SUI PATRIMONI ALTI. BERLUSCONI AVREBBE STRILLATO, MA ALL’INIZIO DEL 2012 NON SAREBBE STATO IN GRADO DI FAR CADERE IL GOVERNO. SE LO FOSSE STATO NON SI SAREBBE NEPPURE DIMESSO. E’ QUI CHE IL PD E’ MANCATO. NEL CHIEDERE CON FORZA E NON FLEBILMENTE PIU’ EQUITA’. E A META’ 12 CAPIRE 1) CHE ORMAI MONTI ERA ESAURITO, 2) CHE LA POLITICA DI DRAGHI DI SALVATAGGIO DELL’EURO DAVA DEI MARGINI, CIOE’ GLI SPREAD NON SI SAREBBERO IMPENNATI. E QUINDI SI POTEVA ANDARE A ELEZIONI ANTICIPATE IN AUTUNNO, IL CHE AVREBBE UCCISO RENZI NELLA CULLA. NON PENSO ABBIA MOLTO SENSO DISCUTERE IN GENERALE DI CAPITALISMO. MA DI QUELLO CHE SI PUO’ FARE QUI E ADESSO NEGLI ASSETTI DATI, SE SI POSSONO MODIFICARE A PROPRIO FAVORE O INVECE SE SI DEBBANO ACCETTARE, COME STA SUCCEDENDO MODIFICHE SFAVOREVOLI. IL ‘CAPITALISMO’ POST-BELLICO E’ ALTRA COSA RISPETTO AL CAPITALISMO INGLESE DI INIZIO OTTOCENTO, E PERFINO IL CAPITALISMO INGLESE DI FINE OTTOCENTO E’ DIVERSO. LA DIFFERENZA LA FA SEMPRE UNA E UNA SOLA COSA: LA FORZA DI CAMBIARLO A SINISTRA (DI QUALSIASI SFUMATURA DI COLORE). IL MASSIMO L’ABBIAMO RAGGIUNTO NEL DOPOGUERRA. POI E’STATA UNA DISCESA. MA ANCHE QUI CON DIFFERENZE. NON TUTTI HANNO MESSO IL FISCAL COMPACT IN COSTITUZIONE. SI POTEVA EVITARE? PROBABILMENTE SI. LA RIFORMA ATTUALE E’ EVITABILE. ASSOLUTAMENTE SI. MA QUI CI SONO ELITES POLITICHE DI SINISTRA SCONFITTE E INCAPACI.. C’E’ UNA TENDENZA A REVOCARE O QUANTOMENO A RESTRINGERE PRINCIPI E DIRITTI COSTITUZIONALI? ANCH’IO PENSO DI SI. ANCHE QUESTA E’ UNA BATTAGLIA CHE SECONDO ME A LIVELLO EUROPEO SI POTREBBE COMBATTERE E ANCHE CON SUCCESSO. MA CON SINISTRE RADICALI PERSE NEI LORO DELIRI, E QUELLE DI GOVERNO PERSE NELLA LORO CONFUSIONE (PERCHE’ IN FRANCIA NON C’E’ RENZI MA LE COSE CON HOLLANDE NON VANNO MEGLIO) LA SITUAZIONE APPARE MOLTO DIFFICILE.
LA SINISTRA HA COMMESSO UN ERRORE DI SOTTOVALUTAZIONE EPOCALE A PARTIRE DALL’89. HA CREDUTO CHE CON LA FINE DEL COMUNISMO IL RIFORMISMO AVREBBE AVUTO VIA LIBERA, PERCHE’ NON PIU’ TACCIABILE DI CONNIVENZA CON IL NEMICO ESTERNO (ANDREATTA, SINISTRA DC LO DISSE A LAVARONE NELL’89 E SALVATI LO HA RIPETUTO PER TUTTI QUESTI ANNI; E NON C’E’ DUBBIO CHE TUTTI, DA OCCHETTO A FASSINO L’ABBIANO CREDUTO). E CHE LE RESISTENZE IN ITALIA FOSSERO RESISTENZE LOCALI, SUPERABILI SOLO CON LA CANCELLAZIONE DI TUTTA LA TRADIZIONE COMUNISTA. INVECE A LIVELLO MONDIALE CON LA CADUTA DELL’URSS IL RIFORMISMO PERDEVA LA SUA LEGITTIMITA’ STORICA, DI ‘TEMPERARE’ IL CAPITALISMO. E CHE UNA VOLTA INIZIATO IL PROCESSO AVREBBE POTUTO SOLO ANDARE AVANTI. LO SVILUPPO DELLA GLOBALIZZAZIONE L’HA ACCELERATO E LA CRISI ATTUALE INVECE DI FRENARLO, COME ACCADE NEL ’29, L’HA ULTERIORMENTE ACCELERATO, PERCHE’ E’ STATA VISTA COME L’OCCASIONE PER INFERIRE A UNA SINISTRA ORMAI INDEBOLITA UN COLPO MORTALE. E’ TUTTO QUESTO CHE LA SINISTRA NON HA CAPITO NEGLI ULTIMI VENTICINQUE ANNI, ALTRO CHE GLI ULTIMI TRE
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Riccardo Paccosi
la tua è un’analisi molto solida. Però, sul 2011 come passggio di fase (fase le cui fondamenta sono state gettate venti o trent’anni prima, d’accordo), concedimi almeno il riconoscere l’aspetto di radicalizzazione e accellerazione da parte delle èlite liberiste, suvvìa.
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Maurizio Denaro
l’analisi di Gabriele è molto accurata. Aggiungerei che mentre la destra neo-con ha cominciato ad elaborare, alla fine degli anni 60, una sua visione del mondo post sovietico, che è quella che si è sviluppata dagli anni 70, a sinistra poco è stato fatto di simile. La caduta dell’impero sovietico ha accelerato la crisi della sinistra che come dice Gabriele ha pensato che si potesse utilizzare il riformismo in continuità con il passato, scevro dal problema comunista. Peccato che i neo-con hanno avuto la capacità di strutturare il loro processo politico ed imporre le loro soluzioni. Così la sinistra riformista ha pensato che si potesse mitigare la politica neo-con con una visione più sociale. Purtroppo se non hai una visione di come costruire un mondo l’originale, l’ideo neo-con, è meglio di una copia. Il problema dell’accelarazione liberista evocata da Riccardo ha a che fare con la difficoltà di gestire la globalizzazione, fenomeno che avallato dai neo-con è sfuggita di mano ed oggi hanno qualche problema a gestirla. Perchè qualsiasi visione si scontro poi con una realtà che è più complessa e non può essere predetta. Il ruolo della Cina e dei paesi emergenti non faceva certo parte della loro visione.
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Gabriele Pastrello
CERTO, MA NON RA SOLO QUESTIONE DI VISIONE. C’ERA STATA ANCHE LA CRISI DELLE POLITICHE KEYNESIANE TRA I 60 E I 70 E IL VISIBILE INDEBOLIMENTO DELL’URSS, CHE CONVINSE LE ELITES OCCIDENTALI CHE SI POTEVANO DARE LA MAZZATA SIA ALL’URSS CHE AL RIFORMISMO IN OCCIDENTE (DETTO BRUTALMENTE: IMPERO DEL MALE E MONETARISMO). DA CUI LA CADUTA DELL’URSS ETC. MA QUANDO ARRIVO’ L’89 LA DIREZIONE PCI, CHE ERA L MEGLIO DI TUTTE QUELLE SIA SOCIALISTE CHE COMUNISTE IN OCCIDENTE ARRIVO’ IMPREPARATA. PERCHE’ ASPETTAVA GODOT: LA RIFORMA DLL’URSS, CHE INVECE CADDE.
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Antonio Napoletano
INSOMMA, CARI SIGNORI&SIGNORE, CONVINCETEVI: NON SARA’ UNA PASSEGGIATA E L’EVOCAZIONE DELLA TROIKA DA UNO CHE SE NE INTENDE E FREQUENTA MEGLIO NON E’ UNA BATTUTA DI UN VECCHIO POLIGRAFO, MA, EVIDENTEMENTE, IL RIFERITO DI QUALCOSA DI MOLTO MENO NEBULOSO, CHE HA PRESO PER LA CURIOSITA’ PROFESSIONALE UN VECCHIO GIORNALISTA E LO USA PER CAROTAGGIO. SI VUOLE VEDERE DI CHI CI STA E CHI NO. NESSUNO HA RICORDATO CHE OLTRE AL DE BORTOLI E ALLO SCALFARI, L’ìINTEMERATA DI UN ALTRO ORECCHIANTE, IL DELLA VALLE, CHE, GUARDA CASO, SEMPRE SULLA REPUBBLICA SOLO GIORNI PRIMA, AVEVA DATO IL BENSERVITO ALLA MATTEO RENZI&ASSOCIATI E PROPRIO A CAUSA DELLA MISERANDA POCHEZZA DELLA SQUADRETTA AL SEGUITO DEL FIORENTINO. UN CASO? NAAAA.
Gabriele Pastrello:
LA CRISI DELLE POLITICHE KEYNESIANE NASCE DALL’INTRATTABILITA’ DEL FENOMENO COSIDDETTO DELLA STAGFLAZIONE CIOE’ DELLA PERSISTENZA CONTEMPORANEA DI DI INFLAZIONE E STAGNAZIONE CHE PER LA TEORIA NON DOVEVANO COESISTERE. CIO’ DAVA LUOGO A UN APOLITICA A SINGHIOZZO CHIAMATA STOP AND GO. QUANDO L’ECONOMIA RALLENTAVA LA SI STIMOLAVA, MA SUBITO DOPO (PRIMA CHE FOSSE DAVVERO IN CRESCITA STABILE) RIPARTIVA L’INFLAZIONE E ALLORA BISOGNAVA FRANARLA, E VIA DI SEGUITO. SE C’E STATO UN PERIODO IN CUI LA DOMANDA ERA ‘DEMOCRATICA’ E NON RIGUARDAVA SOLO LE CLASSI DOMINANTI E’ STATO PROPRIO QUELLO. IL MODELLO AMERICANO ERA GIA’ STATO ESPORTATO A PARTIRE DAGLI ANNI CINQUANTA. MA SICURAMENTE, TRA L’ALTRO C’ERA STATA UNA CRESCITA DEL REDDITO CHE AVEVA PREMIATO IN PARTICOLARE I REDDITI MEDI E BASSI E PENALIZZATI QUELLI ALTI.—-IO INVECE USO LA PAROLA CRISI PERCHE’ QUELLA CI VUOLE. NON HO PARLATO DI MODELLI, HO PARLATO DI POLITICHE, E QUANDO LE POLITICHE NON FUNZIONANO VANNO IN CRISI. COSI’ SI USA DIRE ED E’ GIUSTO FARLO. I NEO-CON SI SVILUPPANO NEGLI ANNI 90, IL TERMINE E’ SCONOSCIUTO FINO ALLA PRESIDENZA BUSH. INFATTI PERCHE’ NEO; PROPRIO PERCHE’ ERA UN NUOVO TIPO DI PENSIERO CONSERVATORE CHE SI SVILUPPA DURANTE LA PRESIDENZA CLINTON. I NEO-CON PARTONO DALLA FINE DELL’URSS GIA’ AVVENUTA (NON DALLA PREVISIONE DELLA FINE) PER SOSTENERE CHE ORMAI SOLO GLI USA POSSONO E DEVONO DOMINARE IL MONDO. IN REALTA’ NESSUNO SI ASPETTAVA DAVVERO IL CROLLO DELL’URSS; SE LO POTEVANO AUGURARE. CERTO C’ERANO I MATTI CHE LO PROPAGANDAVANO. LA CARRERE D’ENCAUSSE CHE AVEVA FISSATO LA DATA (1984) ERA UNA PROVOCAZIONE. SI CAPIVA CHE L’URSS ERA UN GIGANTE COI PIEDI DI ARGILLA. MA DA QUI A SOSTENERE L’INEVITABILE CROLLO CE NE PASSA. NESSUN SOVIETOLOGO SERIO LO SOSTENEVA. SICURAMENTE NEPPURE AL PCI SEMBRAVA PASSARE PER L’ANTICAMERA DEL CERVELLO QUELLA POSSIBILITA’, ANCHE SE NON ESCLUDEREI CHE VECCHIACCI ACUTISSIMI ALLA PAJETTA (VECCHI RIVOLUZIONARI CHE AVEVANO AVUTO L’ESPERIENZA DELLA DISSOLUZIONE DI UNO STATO PER CONTRADDIZIONI INTERNE) IN REALTA’ LO PENSASSERO. MA LO TENEVANO PER SE’.
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l’articolo di Eugenio Scalfari, La Repubblica 3 agosto 2014
In questi tempi bui che stiamo attraversando gli eventi si moltiplicano a ritmo serrato, ogni giorno ne accadono decine che si accavallano l’un l’altro, si contraddicono, cambiano il panorama nel costume, nella politica, nell’economia, nella cultura. Oppure i mutamenti sono soltanto apparenze e tutto resta sostanzialmente immutato? Va di moda rievocare il Gattopardo di Luchino Visconti e forse è proprio quella la situazione in cui ci troviamo? Ho fatto un elenco – sicuramente incompleto – degli ultimi sette giorni. Sembra di girare un caleidoscopio con i pezzi di vetro colorati che cambiano continuamente posizione e disegno secondo i movimenti della tua mano, ma vetri e colori sono sempre gli stessi ed anche le combinazioni finiscono col ripetersi. Vediamolo insieme quell’elenco e poi ragioniamoci sopra.
I primi terribili eventi hanno nomi stranieri e sono guerre, attentati, rivoluzioni, caos diplomatico, religioso, militare. Si chiamano Israele, Hamas, Libia, Ucraina. Ma di questi fatti non starò a parlare; gli inviati del nostro giornale li raccontano e li esaminano tutti i giorni nei luoghi dove avvengono e nelle capitali dove hanno sede organismi internazionali direttamente o indirettamente coinvolti.
Passiamo ad altri argomenti. È nato un movimento di donne antifemministe che ha risvegliato le femministe storiche spingendole al contrattacco. È avvenuto in America, a New York in modo particolare, ma si sta spargendo rapidamente anche in Europa.
Donne e femministe a confronto, con parole grosse, a volte ai limiti dell’insulto. Eppure c’è un punto che le accomuna: la parità dei diritti rispetto agli uomini. Il che vuol dire che convengono sull’emancipazione. Il movimento delle donne non vuole altro, non vuole quote rosa, non vuole abbandonare la guida della famiglia e le relative incombenze, non vuole introdurre i cosiddetti nuovi valori che il femminismo storico ha sempre rivendicato.
Un tempo le femministe erano contrarie all’emancipazione, il loro obiettivo era la liberazione. Ma la liberazione non serve a nulla se non hai il potere di cambiare i valori sociali. Vedete: anche in questo caso la conquista del potere diventa un requisito essenziale e passa inevitabilmente per l’emancipazione ed ecco che il Gattopardo fa capolino.
La Federcalcio è in cerca di un nuovo presidente; la Nazionale italiana è uscita malconcia dai Mondiali brasiliani e vuole rilanciarsi. Il candidato alla Federcalcio più forte si chiama Tavecchio, un dilettante che fa gaffe ogni volta che apre bocca ed è la controfigura del presidente della Lazio, Claudio Lotito. Juventus e Roma non vogliono Tavecchio a nessun costo e sperano che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, lo fermi, ma Malagò non vuole coinvolgere il Coni in una diatriba che gli metterebbe contro tutte le leghe dei dilettanti. Se la maggioranza dei club non si schiererà avremo Tavecchio alla guida del calcio italiano, cioè Lotito. L’affarismo diventerà la sostanza e il gioco del pallone una farsa per scalmanati.
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Matteo Renzi vuole mettere il Senato nelle mani dei Consigli regionali. Sarebbe molto meglio abolirlo che affidarne il simulacro alla classe politica più mediocre e più corrotta che vi sia nel nostro Paese. Personalmente vorrei che il Senato rinunciasse al potere di dare o negare la fiducia al governo ma conservasse tutti gli altri poteri inerenti al Legislativo e i suoi membri, ridotti di numero come possibilmente dovrebbe farsi anche per la Camera dei deputati, continuassero a essere eletti dal popolo sovrano. Ma se questi obiettivi sono impediti dall’alleanza Renzi-Berlusconi, allora aboliamolo e basta. Renzi dovrebbe essere contento perché il suo vero obiettivo è il Monocamerale.
Avete qualcosa contro il Monocamerale? Io no. C’è quasi in tutta Europa, a cominciare dalla Gran Bretagna che è la patria della democrazia.
Il Monocamerale però rafforza notevolmente il potere Esecutivo, quindi ci vogliono contrappesi numerosi altrimenti il pericolo d’un governo autoritario si profila inevitabilmente. Gli osservatori gli hanno dato vari nomi. Qualcuno lo chiama dispotismo democratico. Altri autoritarismo o centralismo democratico. Altri ancora egemonia individuale. Ma la sostanza è la stessa, i pessimisti ad oltranza rievocano addirittura i rapporti tra il Direttorio e Napoleone Bonaparte.
Personalmente sono meno pessimista e quando penso al nostro presidente del Consiglio il cursus di Napoleone non mi viene neanche in mente e neppure quello di Benito Mussolini. Però mi viene in mente Bettino Craxi, quello sì, e debbo ammettere che non mi piace per niente.
Craxi era un socialista, ma di destra non di sinistra. Era alleato della Dc che aveva molti più voti di lui ma i suoi erano determinanti, quelli democristiani erano divisi in correnti molto in contrasto tra loro. Lui avrebbe voluto che Berlinguer lo appoggiasse restando però all’opposizione. Un piano alquanto bizzarro.
Anche Renzi vorrebbe che la sinistra lo appoggiasse e perfino i 5Stelle. Ma il vero cardine è con Berlusconi, la sua forza sta lì, nel patto del Nazareno.
La battaglia al Senato gli sta riservando qualche sgradevole sorpresa, ma il progetto non cambia salvo qualche adattamento di facciata.
La proposta più recente riguarda l’introduzione delle preferenze nella legge elettorale. È una concessione importante alla libertà di scelta degli elettori? Affatto. I “raccomandati” saranno sicuri dell’elezione come capilista, gli altri risveglieranno le lobby di tutta Italia, mafie comprese. Il nostro non è un Paese da preferenze. Il solo vero sistema accettabile è il collegio uninominale, con ballottaggio dei primi due, ma nessuno ci pensa più in questo strano Paese. La classe dirigente pensa ai propri interessi, la gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all’Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità.
Giuliano Ferrara ha scritto sul Foglio qualche giorno fa che io critico questo governo “con tono burbero”. A me non pare. Se fossi burbero come spesso avrei voglia d’essere mi porrei come esempio quello di Gesù di Nazareth quando caccia col bastone i mercanti dal Tempio che insozzavano con i loro traffici e la loro brama di potere.
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L’economia non va affatto bene. Questa settimana l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi, le cifre fornite dall’Istat sull’occupazione e sull’andamento del debito e del Pil lo confermano; quelle della Svimez danno un quadro di disperazione per l’andamento del Mezzogiorno. Infine il commissario alla spending review Carlo Cottarelli l’ha messo nero su bianco: il governo vuole spendere in lavori pubblici cifre che non ha e che pensa di ricavare dai tagli sulle spese. In teoria quei tagli – che per ora sono solo teorici – dovrebbero servire a diminuire la pressione fiscale e non a finanziare altre spese.
In una conferenza stampa di giovedì scorso il presidente del Consiglio ha garantito che gli ottanta euro di bonus, pagato a partire dal maggio scorso ai lavoratori con redditi da otto a venticinquemila euro all’anno, saranno pagati anche nel 2015, mentre non saranno estesi ai poveri, esenti dall’imposta personale sul reddito (Irpef).
Questa esclusione conferma le difficoltà finanziarie che sono il vero problema del governo, ma i giornali non hanno colto a sufficienza un altro dato estremamente significativo: il bonus di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione. L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano. Da quel punto di vista il risultato c’è stato alle elezioni europee del 25 maggio; le sbandierate finalità economiche sono invece miseramente fallite; molto meglio sarebbe stato destinare i 10 miliardi (tanto è costata l’operazione) ad una diminuzione dell’Irap in favore delle imprese: avrebbe accresciuto gli investimenti e forse avrebbe contribuito ad una ripresa della produzione industriale con conseguenze positive sull’occupazione. Anche questo era stato suggerito, ma naturalmente non fu ascoltato.
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Senza l’Europa non si cresce. Il nostro governo vorrebbe essere autorizzato a sforare il 3 per cento del deficit almeno per due anni. Può darsi che questa facilitazione si ottenga, darebbe un certo respiro ma non è quella la chiave per uscire dalla stagnazione che minaccia di portarci a fondo. La chiave è nella nascita dell’Europa federale, con opportune cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali e diretti interventi di Bruxelles sulla politica economica e fiscale negli Stati in questione.
Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale. Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese.
Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi.
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Per concludere dirò che stiamo marciando verso un’alleanza stabile e non più limitata alle sole riforme costituzionali, con Berlusconi. Renzi è convinto di questa necessità, Berlusconi è ancora incerto e potrebbe anche romper gli indugi e puntare sul voto anticipato.
Con quale legge elettorale? Anche con quella proporzionale lasciata come residuale dalla sentenza con la quale la Corte costituzionale abolì il Porcellum.
La proporzionale non prevede alcun ballottaggio, quindi è su misura per Forza Italia. L’ipotesi dunque c’è, ma non credo che prevarrà. Alla fine l’ex Cavaliere preferirà fare il padre della patria fino al 2018, stipulando un’alleanza solida e piena e negoziando la sua agibilità politica.
Quella economica per trattare gli affari delle sue aziende l’ha sempre avuta.
Adesso vuole solo essere riconosciuto padre della patria.
“E er popolo? Se gratta. E er resto? Va da sé”.
(*) “Pagliacci”, di Leoncavallo