Appello urgente: salviamo quel che resta dello Yemen

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima cardiniana

di Franco Cardini – 4 novembre 2018

Questo è un appello urgente. Sappiamo bene tutti quante e quali siano le urgenze nel mondo: ma non possiamo né dobbiamo tacere che, mentre a proposito di alcune di esse molto si sta facendo, e che per pochissime in qualche modo paradossalmente “privilegiate” gli organismi internazionali e i media si attivano con impegno e con risultati spesso notevoli, altre ve ne sono sulle quali scendono – inspiegabilmente: quanto meno in apparenza – la notte del silenzio e la nebbia della disinformazione.

Vogliamo e dobbiamo parlare dello Yemen e della sua tragedia. Si tratta della millenaria terra che costituisce l’apice sudoccidentale della penisola arabica, l’Arabia felix dei romani, dalla quale partivano e alla quale arrivavano gli itinerari carovanieri conosciuti come “Via delle Spezie” o “degli Aromi”. Lo Yemen era il tourning point che attraverso l’Oceano Indiano univa il sudest asiatico – il “Chersoneso Aureo” dei greci” – e il subcontinente indiano al “Corno d’Africa” e all’Etiopia a sudovest e al Mediterraneo con gli empori di Damasco, di Alessandria, di Costantinopoli a nordovest. La ricchezza e il sapere del mondo intero sono passati per millenni da qui.

Questa meraviglia ha attraversato la muraglia del tempo fino ai giorni nostri, come fu ricordato quattordici anni fa durante il Convegno organizzato a Firenze per celebrare Sana’a, capitale della cultura del mondo arabo nel 2004. Il rapporto di amicizia e collaborazione con lo Yemen è ben rappresentato dai tanti yemeniti che negli ultimi cento anni hanno sempre guardato all’Italia e agli altri Paesi europei come a un faro di insegnamento, cultura, civiltà, amicizia e cooperazione.

Ma oggi Sana’a rischia di esser cancellata dalla faccia della terra. Lo Yemen è vittima di una “guerra dimenticata” dai media, in cui oltre agli orrori tipici di un conflitto armato stiamo assistendo già da alcuni mesi all’inizio di una vera e propria carestia che definire biblica è sicuramente  appropriato. Arabia Saudita ed Egitto stanno concordi procedendo con ogni mezzo (e con armi e ordigni bellici in gran parte forniti loro a carissimo prezzo dai paesi occidentali) allo sterminio degli yemeniti sciiti, tra i pochissimi ad aver in passato combattuto instancabilmente contro i terroristi di al-Qaeda e di Daesh.

Ed ecco la situazione yemenita oggi. Mancanza di comunicazioni con l’estero, ospedali chiusi, civil servant che non ricevono lo stipendio, mancanza di medicine e mancanza di medici (chi di loro ha potuto – circa un milione – è emigrato in altri paesi arabi) hanno portato alla comparsa di malattie quasi del tutto dimenticate come il colera. In più, ecco la carestia, cioè la malnutrizione, cioè la morte pronta ad aggredire venti milioni di persone di cui un milione e ottocentomila bambini, secondo gli ultimi dati inoppugnabili delle pochissime ONG presenti in Yemen quali: Oxfam, Save the Children e Médicines Sans Frontiéres, oltre che da tutte le Agenzie delle Nazioni Unite quali Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità. In sintesi, la situazione sta costantemente precipitando e non appare all’orizzonte un minimo barlume di speranza. Siamo imprigionati nel tunnel dei fallimenti costanti degli accordi politici tra le potenze implicate in questa guerra, mentre i grandi poteri che egemonizzano il pianeta assistono impassibili alla tragedia oppure volgono consapevolmente lo sguardo altrove in quanto complici di quanti mirano al totale assoggettamento del paese e allo sterminio di una parte dei suoi abitanti.

La regione toscana è stata fino a oggi in prima linea, con iniziative concrete di alcuni tra i suoi politici (segnalo il senatore Riccardo Nencini), di alcuni tra i suoi enti locali e delle sue università, grazie anche all’opera instancabile del console onorario dello Yemen professor Guido Bastianelli, per sostenere quel meraviglioso e sventurato paese.

Poco si è fatto, invece, in Europa; pochissimo in Italia. Fino dal 2017, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione nella quale s’invitavano i paesi dell’Unione Europea a sospendere la fornitura delle armi alla potenza regionale della penisola arabica che in questo momento appare più impegnata soprattutto nei bombardamenti e nelle azioni belliche aventi per obiettivo le comunità yemenite di confessione musulmano-sciita. Alcuni paesi membri dell’Unione Europea, quali Olanda e Svezia, hanno in conseguenza di ciò sospeso le loro esportazioni di armi e ordigni bellici alla volta di quel paese aggressore. La Germania, che in un primo tempo aveva accettato la linea dell’embargo, sembra essere tornata sui propri passi in un contesto non del tutto chiaro. Primi esportatori di armi in tale quadrante risultano Gran Bretagna e Francia, per quanto nel primo di questi paesi almeno una delle forze di opposizione – quella guidata da Jeremy Corbin – si sia espressa in termini nettamente favorevoli all’embargo. La Camera dei Deputati italiana ha votato nel settembre scorso una mozione rinviando a una “linea d’azione condivisa con gli stati dell’UE” al riguardo, ma non risulta che al momento altri passi siano stati intrapresi per bloccare le forniture d’armi alla potenza ritenuta la prima responsabile della pressione bellica cui lo Yemen è attualmente sottoposto.

Il quadro della tragedia yemenita e delle ambiguità e omissioni del mondo occidentale appare, quindi, tragico, insostenibile, intollerabile. Questo appello urgente intende contribuire affinché più nessuno possa fingere di non conoscere una delle più terribili tragedie del presente che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e dalla quale c’è chi trae ricchi profitti. Noi tutti siamo testimoni di questa tragedia: facciamo in modo di non divenirne complici.

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