Appello di Amnesty International: Israele revochi l’ordine di evacuare gli ospedali di Gaza

per Gian Franco Ferraris

Appello di Amnesty International: Israele revochi l’ordine di evacuare gli ospedali di Gaza

Il 13 ottobre, 23 ospedali nel nord della Striscia di Gaza e nella città di Gaza hanno ricevuto ordini di evacuazione forzata dall’esercito israeliano. Da allora, gli ospedali continuano a ricevere telefonate dall’esercito israeliano che preme perché l’ordine sia eseguito.

Questi ospedali forniscono cure salvavita a oltre 2000 pazienti e fungono da unico rifugio sicuro per decine di migliaia di famiglie di sfollati interni. In mezzo alla catastrofe umanitaria che sta colpendo la Striscia di Gaza, questi ordini di evacuazione forzata sono praticamente impossibili da attuare, in quanto il trasferimento dei pazienti attraverso aree distrutte e senza carburante rappresenta una prospettiva impensabile.

Se attuati, questi “sgomberi” porteranno al completo collasso del sistema sanitario di Gaza. Costituiranno anche, secondo le parole dell’Organizzazione mondiale della sanità, una “condanna a morte” per coloro che hanno ferite o malattie gravi.

Le autorità israeliane devono revocare questi ordini e garantire la protezione delle strutture sanitarie come richiesto dal diritto internazionale umanitario.

ISRAELE REVOCHI L’ORDINE DI EVACUARE GLI OSPEDALI DI GAZA

Minister of Defence

Mr. Yoav Gallant
Ministry of Defense,
Hakirya, 6473424,
Tel-Aviv, Israel
Email: sar@mod.gov.il
Twitter: @yoavgallant

 

Signor Yoav Gallant,

Le scrivo per esortarla a revocare immediatamente gli ordini di evacuazione forzata che ha emesso nei confronti degli ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza e per garantire la protezione incondizionata dei pazienti, degli operatori sanitari e delle decine di migliaia di sfollati interni che cercano rifugio in questi ospedali e nei loro locali.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha confermato che 23 ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza hanno ricevuto ripetuti ordini di evacuazione. Questi ospedali attualmente curano più di 2000 pazienti e fungono da unico rifugio sicuro per decine di migliaia di civili che hanno cercato riparo dagli attacchi aerei israeliani. Costringere questi pazienti a evacuare e trasferirsi nel sud di Gaza, dove le strutture sanitarie sono già sull’orlo del collasso e al di là della capacità massima, equivale, secondo l’Oms, a una condanna a morte.

Gli ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza sono già sovraccarichi di pazienti e stanno facendo i conti con la crisi umanitaria causata dai continui bombardamenti israeliani e aggravata dalla decisione delle autorità israeliane di intensificare il blocco esistente tagliando elettricità, carburante, acqua e forniture mediche. Questi ospedali stanno curando centinaia di feriti ogni giorno, oltre a donne incinte, neonati nelle incubatrici e pazienti gravemente malati, costringendo i medici a operare nei corridoi e in tende all’esterno dei locali ospedalieri. Con le riserve di carburante che si stanno esaurendo e i frequenti tagli di elettricità, la vita di migliaia di pazienti è a rischio imminente. L’esclusione del carburante dall’esiguo e gravemente insufficiente aiuto umanitario recentemente entrato a Gaza attraverso Rafah avrà conseguenze devastanti per i pazienti di Gaza.

Alcuni di questi 23 ospedali sono già stati attaccati e hanno subito danni. Amnesty International sta ancora indagando sull’attacco del 17 ottobre contro l’ospedale battista al-Ahli, ma ha già verificato che il 14 ottobre quello stesso ospedale era stato deliberatamente preso di mira da due proiettili d’artiglieria israeliani. Il 22 ottobre, l’esercito israeliano ha inviato un nuovo avviso di evacuazione all’ospedale al-Quds, gestito dalla Mezzaluna rossa palestinese, e nello stesso giorno ha bombardato i dintorni dell’ospedale.

Alla luce del pericolo imminente per la vita di decine di migliaia di pazienti, civili sfollati e operatori sanitari, la esorto a revocare immediatamente l’ordine e garantire che le strutture sanitarie, gli operatori sanitari, i pazienti e gli sfollati interni siano protetti dagli attacchi, come richiesto dal diritto internazionale umanitario.

Distinti saluti,

 

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