di Fausto Anderlini – 14 giugno 2017
Il camelloporco con gli stivali
Scusate il ritardo. Tutta colpa dell’indolenza generata da questa estate precoce, liquida e calda come una pisciata. Sicchè deambulando per casa in mutande come uno zombi ci ho messo un tot a leggere i dati. Ora, vi sembrerà strano ma ha ragione Grillo quando dice “gongolate, ma siamo la prima lista”. Che sia vero basta leggere le liste, prima ancora dei numeri: un pulviscolo civico nel quale è sprofondato, persino deliberatamente, ciò che resta dei partiti. Sicchè nelle elezioni locali si rappresenta in prima linea, a viso nudo, ciò che resta della società civile. Sostanzialmente branchi di amici sodali parenti coinquilini e conoscenti vari col pallino del ‘bene della città’ e del ‘servizio civico disinteressato’.
In una situazione di partecipazione a bassissima intensità più branchi si coalizzano portando ognuno il suo pacchetto di random-preferenze più un candidato può sfangarla. Si deve a questo l’esclusione del M5S dai ballottaggi: Avendo scelto di correre in orgogliosa solitudine col proprio marchio e presentandosi con una ristretta pattuglia di candidati il cui bizzoso misantropismo è una tara costitutiva del ‘movimento’. Cionondimeno arrivando in testa a tutti come voto di lista. Una performance da non sottovalutare: il ‘non partito’ armato di un ‘non statuto’ che si erge, da Mondovì a Nardò, come il primo partito.
Solo persone così intelligenti da andare in giro senza cappello nella canicola, come Giannini e altri, hanno potuto vedere in queste amministrative un ‘ritorno di bipolarismo’, con tanto di richiamo alle armi, nell’afosa e umida caligine che avvolge le strade assolate, per una baluginante avanzatina della destra (rispecchiantesi in analoga caracollate avanzativa del Pd…miraggio persino inutile da commentare). Se un neo-bipolarismo s’avanza è un bipolarismo da avanspettacolo, da teatrino periferico, alla Macario. Ed è forse per questo che in tanti innalzano o evocano Pisapia. Come un tempo al Lux di Borgo Panigale torme di libidinosi pensionati inneggiavano a Mareka Zum, una ètoile di cinquant’ anni del Crazy Horse de Paris…comunque ancora un gran figone…mica una mezza pippa.
Nei sistemi politici nazionali la politica urbana, e più in generale delle periferie, ha sempre vissuto in uno stretto rapporto di antagonistica dipendenza (per quanto la cosa possa apparire paradossale) con il centro statale e la politica nazionale. Solo la presenza di centri politici forti e autorevoli, compiutamente nazionalizzati, ha determinato le condizioni di pratiche autonomiste, federaliste e di potere decentrato in genere. E i partiti che potevano dirsi tali giocavano su entrambi i piani: al centro come in periferia, facendo da ‘mastice’ (come scriveva il mio amico Panebianco quando ancora era un esimio studioso di scienza della politica). Ma il discorso su come ciò sia potuto accadere è lungo e qui non c’è spazio…..
Diciamo che da almeno dieci anni questo rapporto è decisamente evaporato per lasciare il posto, qui da noi, dopo una lunga ubriacatura di civismo urbano, a un diffuso sedimento. Un liquame escrementizio condiviso, al centro come in periferia. Partecipazione a intensità sempre più bassa e agita da pseudo èlites vieppiù involgarite e caserecce, generale trasformismo, totale assenza di progettualità.
Non c’è alcuno che coi sistemi locali a bocconi abbia impugnato il tema dell’autonomia. Qui da noi persino la Lega ha cessato di farsi alfiere del regionalismo, quando altrove, almeno, non mancano esempi di etnicismo sub-nazionale e di quasi-foralismo no global. Siamo transitati in un’epoca di localismo così inutile da far rimpiangere lo strapaese.
In Emilia, un tempo patria della partecipazione civica e del migliore sistema di partito, con un’amministrazione ad altissimo rendimento, non va a votare più nessuno. A Budrio tal Pierini è alle prese con Igor, un tizio che va in giro in bicicletta ammazzando baristi e guardie venatorie, mentre il sindaco Manca di Imola (gran tipo) pur non arrivando a proclamarsi papà della città, come Orlando a Palermo, si fa va vanto di avere organizzato un concerto. Una regione di località abitate, neanche amene. Così la definerebbero i ricercatori del Mit un tempo inviati dalla Cia sulle tracce del Pci se per caso tornassero da queste parti.
Le classi amministranti non sono più tali e versano in uno stato così penoso da oltrepassare il ridicolo. E per quanto il camelloporco sia anche un animale da stalla è il caso che si munisca di buoni stivali (fino all’anca, come quelli dei pescatori) per non inzaccherarsi.