di Fausto Anderlini – 21 marzo 2019
Lista o non lista arriveremo a Bologna
Per quanto leggo qui e là nella mia dolorosa cattività sembra che Zingaretti in quel posto ce lo darà. Come largamente previsto. Col refolo post-primarie in poppa e lo sbando dei 5S alle europee si limiterà a sfruttare l’inerzia anti-sovranista. Testando il voto ‘utile’ al Pd post-renziano appena ricostituito sotto la sua guida. Anche i sondaggi certificano che con un 3/4 % in più rispetto alle politiche il sorpasso dei 5S è alla portata. Perciò nessuna lista unitaria aperta a sinistra nel solco di un europeismo critico e di un rilancio su nuove basi del campo socialista. Cosa anche tecnicamente improbabile dovendo passare per un simbolo nuovo di zecca o una sequela di cerchietti tutti sullo stesso piano. Dato il loro carattere le elezioni europee sono un ottimo trampolino di lancio per nuovi prodotti, ma anche per il remake di prodotti andati in disuso e messi al bucato con sapone neutro. Il Pd di Zingaretti se non nuovo sarà comunque rilavato, risciacquato e stirato a dovere. Ovvero ripresentabile.
Tenere unito il Pd nel suo mileu di forza ‘moderata’ ed equidistante (o equivicina, la cosa non cambia) è la sua missione immediata e allo scopo possono bastare i ventilati capilista nordici: Pisapia nel nord-ovest come ‘copertura’ a sinistra e Calenda al nord-est come ‘copertura’ a destra. Per la gioia di entrambi. Il pigolante e asintattico federatore che ci fece gaiamente ballare in quell’estate indimenticabile, e il tracagnotto col cigno dotato di incrollabile determinazione fisica. Per il parlamento europeo sarà uno spasso.
Altro è il discorso alle amministrative dove la ‘sinistra plurale’ avrà spazio a piacimento. Ogni portatore d’acqua contro il vituperato Giano giallo/verde essendo il benvenuto, al caso beneficiato con qualche assessorato. Perché tanto, con un apprezzabile risultato alle europee in saccoccia, sarà il Pd zingarettizzato a dare le carte.
Ecco, a maggior ragione dopo la grande generosità di quell’assegno consegnato alle primarie (decisivo per il trionfo del laziale) fossi stato in Speranza sarei andato ai colloqui lucani almeno con la pistola carica. Lasciando in predicato che si vada di necessità a una remissiva coalizione alle amministrative. Potendo sempre optare la ‘sinistra’ (se non radicale, comunque non moderata) per un approccio competitivo. Anche perché una buona parte della classe politica locale del Pd è tutto fuori che un valore aggiunto. E nelle realtà locali, specie nelle grandi città, i rapporti egemonici a sinistra sono variamente articolati. In politica se non si ha la capacità di nuocere non si conta nulla.
Perciò adesso non resta che piantare la nostra canadese col Psi e altri reduci e per il resto, vada come vada, si vedrà.