Analisi a caldo sul voto siciliano e sulle ripercussioni sul quadro politico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 7 novembre 2017

Analisi a caldo della notte. Marchiata a fuoco. Col timbro di Turci. Prendere atto del quasi fallimento momentaneo. Uscire dal polverone al più presto. Nel segno dell’identità che si affranca dall’utilità (momentaneamente, anche se forse per un bel po’).

Il voto siciliano è rilevante anche perchè potrebbe fare da battistrada a una rapida evoluzione del quadro politico nazionale. Esso segnala un fatto nuovo: una rinnovata torsione in senso bipolare del sistema politico, se è vero che la somma dei voti andati ai primi arrivati satura i 3/4 dei votanti. Un neo-bipolarismo atipico fra un polo monopartitico (il M5S) e un polo molto frammentato (la destra), in un quadro generale di forte smobilitazione (con l’astensionismo che persiste su inaudita grandezza). Ma soprattutto con un centro-sinistra irrimediabilmente fratturato e messo fuori gioco in entrambe le sue avverse componenti.

Ogni elezione si svolge attorno a una posta in palio, un tema conduttore principale che la qualifica. Ora per tutto il corso della campagna elettorale è apparso evidente che il Pd non sarebbe mai entrato in gioco. Costituendo nel teatro elettorale una variabile secondaria, di cui si trattava tuttalpiù di misurare la tenuta o il livello di sprofondamento a fronte della sfida lanciata dalla lista di sinistra. Un conflitto apparso come un aspetto subordinato della competizione. Il risultato è stato che tanto il Pd che la sinistra sono stati bypassati, percepiti (seppure a torto) come elementi di uno stesso polveroso conflitto e schiacciati dalla nuova dinamica del voto utile e antagonistico: il voto ai cinque stelle per arginare la destra, il voto alla destra per arginare i cinque stelle.

Credo che di questo la lista di sinistra abbia sofferto alla pari del Pd se non di più. In effetti Fava appare fra i quattro candidati quello il cui risultato si allontana di più, in negativo, rispetto ai rilievi demoscopici. E’ probabile che nell’urna la lista di sinistra potenziale sia stata realmente vampirizzata dal voto utile in direzione dei grillini. Il voto più diretto per penalizzare il Pd e arginare la destra.

Pd e sinistra come aspetti speculari di un mal comune, ma senza gaudio. Infatti appare totalmente impraticabile qualsiasi ipotesi di rifare fronte in un abborracciato del centro-sinistra. Un brand, si potrebbe dire, palesemente perdente. Ormai negletto. Le cose si sono spinte troppo oltre. I danni prodotti dal renzismo sono irrimediabili e fare primarie di coalizione (Renzi contro Grasso, o simili) in un contesto così compromesso, produrrebbe lacerazioni persino grottesche. Le strutture fiduciarie minime sono saltate e comunque Renzi inseguirà in ogni modo la possibilità di un aggancio organico con Fi. Il Pd a contorno del partito personale renziano è destinato a frantumarsi.

In queste condizioni occorre essere realisti, cioè scegliere platealmente l’identità. Allo stato attuale Mdp e le altre formazioni di sinistra non sono in grado di produrre un progetto governante, e neppure di mobilitare un voto utile di segno oppositivo. Smuovere l’elettorato astensionista è arduo e i tentativi di imitare Corbin e Malenchon sono destinati a patetici risultati (il che non significa non prendere buona parte dei loro programmi di segno sociale-radicale, anzi….). Perchè il contesto italiano è diverso. E anche un sentiero di tipo Syriziano (pure necessario per come stanno le cose) è complesso e irto di difficoltà (in grecia Pasok e destra erano compromessi, e in campo come scelte surrogatorie c’erano solo Tsipras e Alba dorata, non il M5S o Podemos). Unico vero vantaggio il Pd fuori gioco e dunque non in grado di avocare a sè il voto utile.

Bisognerà perciò chiedere un voto utile a far esistere la sinistra in sè e per sè. Non altro scopo immediato che l’intero campo delle possibilità a venire dopo la sconfitta di un intero progetto politico. Un voto identitario e ontologico. Detto brutalmente, persino ‘testimoniale’. Di ‘resistenza’ ideale. Ma per far questo occorre che la sinistra esista subito come costituente. Da adesso. Si chiami come si vuole, anche centro-sinistra. Ma esista come progetto ideale, programma sociale, organizzazione politica.

Tutti dobbiamo renderci conto della situazione. Si devono dismettere le forbite arringhe accusatorie (tutte destinate ad alimentare il voto utile al M5S), cosiccome l’eterno traccheggio a ridosso del Pd. La cd. ‘sinistra interna’ nostalgica dell’Ulivo non ha altra alternativa che portare il moccolo a Renzi oppure di uscire. Oppure si può scrivere una lettera epitaffio da recapitare ai pronipoti fra cento anni..

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