di Fausto Anderlini – 15 giugno 2018
Pensierino da Stato Sociale
Giro nella notte levandomi dal mio sarcofago ed è una gimcana fra brigate di turisti stravaccati nel mangimificio by nigth mentre la piazza freme allo Stato Sociale che pesta sulle tastiere per la gioia di torme di teenagers. Solo venti anni fa il centro era considerato una specie di buco nero della città mentre adesso si celebra come una Disneyland del consumo spensierato di massa. Luogo deputato allo svago sociale e necessaria sublimazione di ogni forma di insicurezza.
Tutta opera nostra. Noi abbiamo inventato le pedonalizzazioni, il restauro conservativo, le estati musicali, la rivitalizzazione antidegrado, le kermesses cultural e le piste ciclabilii, il cinema in piazza, l’outlet a cielo aperto, gli incubatori creativi, lo slow food come il fast food e le succulente filieres eno-gastronomiche e biologicamente certificate, le maratone sportive, le adunate di buone cause patrocinate dal volontariato e ogni occasione di baratto equo-solidale…. Fummo noi a perseguire con determinazione ogni possibile vantaggio comparato nella competizione inter-urbana, mentre la destra era indietro anni luce. Dopo le lotte operaie come motore conflittuale del capitale, le politiche urbane come socio-filia civica ed estetica consumatrice. Tutto è stato conferito alla modernizzazione capitalistica, bisognosa di forme di intrattenimento e di sublimazione collettiva per surrogare la sua intrinseca aridità e nascondere l’ineguaglianza sotto il velo orgasmico del divertissement. E senza pretendere royalties. Pura oblazione. Trovandoci poi, alla fine, nella condizione di fungere da capro espiatorio nel mondo da noi stessi determinato sino ad essere vilipesi dalle masse che soffrono nel mentre molti mangiano, e ballano a gratis. Affamatori neo-liberisti e anche menagramo che impediscono di godere. Ma adesso che la sinistra è morta e ciò che ne resta inclina semmai a uno spiritualismo di stampo medioevale come farà il capitalismo a progredire ?
Ecco quel che mi viene a mente mentre vago di notte come straniero in patria. Anche se, devo dire, non è che m’interessi più di tanto.