Ancora sui vigili romani

per Gabriella
Autore originale del testo: Paolo Desogus
Fonte: facebook Mal Volio

di Paolo Desogus – 3 gennaio 2015

Vorrei tornare sulla questione dei vigili romani, permettetemi però prima un premessa per scansare ogni equivoco: chi si serve di certificati falsi o di altre furberie per assentarsi dal lavoro commette un grave errore e danneggia l’insieme dei lavoratori.

Ora, è tuttavia ingenuo credere che i vigili romani siano i responsabili dell’imminente riforma che renderà i licenziamenti nel pubblico più facili. Renzi aveva certamente bisogno di un caso eclatante per giusitificare la sua guerra al pubblico. Se però non lo avesse trovato nei vigili, l’avrebbe cercato altrove. La volontà di distruggere il pubblico esiste a monte e fa parte di un progetto di arretamento sociale promosso dall’attuale governo.

Ecco che allora procedere nella discussione cercando nei vigili i colpevoli è del tutto fuorviante. Oltretutto credere che la questione sia esclusivamente di ordine morale e riguardi la responsabilità individuale legittima il paradigma neoliberale renziano, il quale si fonda proprio sull’idea che l’inefficienza e le scorrettezze nel pubblico dipendano dalla cattiva coscienza del singolo.

Il problema a me pare che non sia affatto individuale e che riguardi più in generale la degradazione generalizzata del lavoro. L’ideologia neoliberale ha squalificato il lavoro e lo ha squalificato sia culturalmente che concretamente. Permeato dalla scienza e dalla tecnica, il lavoro – a parte rari casi – è sempre più arido, meccanico, insomma alienante. E questo guardate riguarda anche quei mestieri che sembravano esserne immuni, come quello dell’insegnate ad esempio. Anche insegnare è diventato una procedura, una somministrazione di quantità precise di sapere. Come dicevo a questa degradazione materiale si aggiunge poi la degredazione culturale. Il lavoro è stato espunto dal discorso pubblico. Gli unici mestieri che godono di una certa visibilità sono quelli che offrono lauti stipendi. Il resto del lavoro è generalmente considerato come la fatica necessaria per ottenere guadagni da spendere nel tempo libero.

Questa duplice degradazione ha neutralizzato la dimensione sociale del lavoro. Non si lavora per migliorare la propria condizione, per imprimere la propria individualità in un progetto collettivo. Solo il consumo dà senso ai destini del singolo. Difficile dunque colpevolizzare o appellarsi alla responsabilità o alla coscienza dei singoli lavoratori. La questione che noi di sinistra dobbiamo quindi porci riguarda il lavoro nel suo complesso, riguarda la distruzione di ogni senso comunitario e sociale del lavoro.

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1 commento

Araldo 3 Gennaio 2015 - 17:33

Analisi condivisibile in larga parte. Però: non per polemica con Paolo Desogus (che scrive degli ottimi e condivisibili articoli), dobbiamo dire chiaramente che i Vigili o chi altri usano mezzi impropri di lotta, creano danno alla collettività e nello stesso tempo alla loro categoria. In questo caso Renzi ha approfittato subito del fatto e, allora dobbiamo domandarci se questi Vigili erano incoscienti di quello che stavano facendo e allora vanno richiamati a lotte DURE ma non con mezzi truffaldini, oppure erano complici di un disegno più ampio e distruttore? Condivisione piena su come termina il suo articolo. Come Sinistra dobbiamo porci con urgenza il problema del LAVORO nel suo complesso, perché corriamo il pericolo, ed è quello che vorrebbe Marchionne/ RENZI e camerati vari di cadere nel corporativismo che ci sommergerà tutti.

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