Anche il Patto del Nazareno ha il suo 3%

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 4 gennaio 2015

Al momento del cenone di Natale, nella selva degli auguri e del ‘siamo tutti più buoni’, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto sui rapporti tra fisco e contribuenti contenente al proprio interno quattro righe che cancellavano la punibilità per chi avesse evaso imposte entro un tetto del 3% rispetto al reddito imponibile dichiarato. Nei giorni successivi (anche perché i giornali il 25 e 26 dicembre non sono usciti, ma le TV continuavano trasmettere e così la rete) non ne ha parlato nessuno. E c’è voluto il 4 gennaio perché la cosa saltasse fuori. Perché quel 3% è importante? Perché, come scrive Repubblica, “secondo la sentenza Mediaset Berlusconi raggiunge una percentuale dell’1,91, quindi se si facesse il processo adesso il suo reato non esisterebbe più”. L’avv. Coppi (non uno qualsiasi) dice, difatti, che la legge si può “ben applicare” a Berlusconi, mediante lo strumento dell’incidente di esecuzione, per il quale, se viene approvata una legge più favorevole al condannato, ciò cambia le sorti anche di una sentenza ormai definitiva. In altre parole, siamo di fronte a una norma salva Berlusconi. Una specie di regalo di Natale.

Ovviamente, non si sa di chi sia la ‘manina’ che abbia messo quelle quattro righe nel decreto. Renzi, di ritorno dal Courmayeur, dice che se fosse così, se la norma salvasse davvero Berlusconi, lui bloccherebbe tutto. Be’, poteva farlo prima. Non ne sapeva nulla? Strano. Ora, a carte scoperte, sia Renzi sia Padoan si smarcano e dicono di non essere gli autori materiali della norma del 3%. E comunque di non sapere se essa avvantaggiasse Berlusconi. Non basta. Sempre Repubblica ci racconta che il Ministero dell’Economia accusa Palazzo Chigi, e viceversa. Quel che sorprende non è lo scaricabarile all’italiana, ma il fatto che una legge dello Stato non abbia autori politici effettivi, imputabili, ma solo firmatari, che poi ne possano persino rinnegare il contenuto o una parte di esso. Più sincero di tutti è Zanetti (Scelta Civica), sottosegretario all’economia, che “considera innovativa e coraggiosa, dopo anni di demagogia fiscale, la scelta di introdurre una soglia (il 3% del reddito imponibile) parametrata alla dimensione fiscale dell’azienda per la non perseguibilità giudiziaria”. Alla faccia, finalmente qualcuno che ci mette l’orgoglio. Alla domanda se il decreto non sia un salvataggio della posizione giudiziaria di Berlusconi, Zanetti risponde: “Non lo so [sic!]. Non so se il reato di frode che gli è stato contestato sia sotto il 3% della sua soglia reddituale. Non voglio nemmeno saperlo [dice proprio così], ciò che conta sono i principi”. Quali principi, per curiosità? La sostanza è che, nel migliore dei casi, si ignorava un fondamentale effetto collaterale della norma sul 3%. Nel detto “non c‘ero e se c’ero dormivo’, varrebbe insomma la seconda parte.

Capite ora a cosa è servito, in questi giorni, sproloquiare sui dipendenti pubblici da licenziare e sui fannulloni da bandire o mettere alla gogna? Ad alzare colonne fumogene sui quotidiani, a spostare lo sguardo dell’opinione pubblica, a far scivolare sottecchi questo 3% nostrano. Facendolo apparire un meccanismo oggettivo, generale, i cui possibili effetti su Berlusconi nemmeno si conoscevano (mentre pare li conoscesse riservatamente lo stesso Berlusconi, come racconta sempre Repubblica). Perché, in Italia, sembrerebbe si decreti sul fisco senza agganci effettivi con la situazione reale, senza valutare i vantaggi che si procurano o meno a questo o a quello, facendo apparire tutto come un mero ragionamento attorno a sani principi etici e giuridici. Come se gli interessi non facessero breccia nella politica, come se questa fosse davvero e integralmente cura del bene comune. Perché salvare Berlusconi? Perché così diventa più facile tutto, a partire dal percorso delle riforme. Una salvezza oggettiva, impersonale, senza autori, senza dolo, senza causa consapevole, ma solo una fatale eterogenesi o l’effetto di veder casualmente salvo qualcuno da una condanna penale, quale mero, involontario risultato collaterale di un provvedimento (come dice Zanetti) nato dopo anni di demagogia fiscale. Presi adesso col sorcio in bocca, sembrano una schiera di dilettanti allo sbaraglio. Il punto è: come si rimedia (nel caso si intendesse davvero rimediare) a questo pastrocchio? Sarebbe bello che ciò accadesse alla luce del sole, raccontato pure dai giornali, e con tanto di scuse.

patto

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

2 commenti

Araldo 4 Gennaio 2015 - 13:13

Sono sempre più convinto che non siano dilettanti allo sbaraglio ma affaristi scoperti col sorcio in bocca.
A questo punto, domandiamoci se il PD del BENE COMUNE non sia diventato una BANDA di affaristi dediti al loro TORNACONTO PERSONALE?
Altra domanda che ci stanno a fare quei pochi onesti ormai rimasti nel PD se continuano per il bene della “ditta” e non del PAESE e del BENE COMUNE a tacere e non far cadere questo governo che ha finanziatori che provengono dalle cene delle schifezze (PAROLE DI POLETTI)?

Rispondi
gianni 4 Gennaio 2015 - 14:32

Io vorrei solo sapere il nome del parlamentare che ha messo quella postilla, e lo darei in pasto all’opinione pubblica, altro che balle.

Rispondi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.