di Fabio Martini – 23 luglio 2019
ANCHE CHI FOSSE FAVOREVOLE AD UN FUTURIBILE ALLEANZA
PD-5 STELLE NON PUO’ NON VEDERE IL FENOMENO DI POTERE
IN ATTO: UNA CERTA NOMENCLATURA POLITICO-GIORNALISTICA
LA CALDEGGIA PER RIPOSIZIONARSI E RIDARE LE CARTE
L’intervista dell’ex ministro del Pd Dario Franceschini ha riaperto il dibattito sull’opportunità o meno per il Pd di ipotizzare in futuro un’alleanza con il Movimento Cinque stelle. Potrebbe essere un’occasione per approfondire la natura più profonda di quel Movimento, se esista un grumo innovatore o se per caso siamo davanti ad uno dei movimenti più reazionari apparsi sulla scena italiana. Ovvero se il Pd debba qualificarsi con una propria idea d’Italia o invece sulla eterna questione delle alleanze. Ma queste discussioni non si faranno perché si misurerà tutto col metro Renzi -Franceschini. In compenso di una cosa possono star certi sia i detrattori che i fautori, in buona fede di una futura alleanza Pd-Cinque stelle: ex ministri, grand commis e commentatori (tanti e non da oggi) che si danno da fare, per caldeggiare quella intesa, non lo fanno perché sono sedotti dall’eloquenza cristallina di Conte o dalla coerenza di Toninelli: si stanno riposizionando – come protagonisti o come consiglieri – in vista di una nuova stagione.
