AMORE E INTUIZIONE, LA META DISTANTE CHE CI ATTENDE

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

Si può sintetizzare quanto detto nell’articolo precedente dicendo: non mi importa quello che gli altri fanno, ma mi occupo di quello che decido di fare in una situazione. Certamente percepisco la realtà con tutti i miei sensi, ma non mi faccio determinare da essa. Quello che osservo mi serve per comprendere la situazione ma il concetto che mi  muove non lo ricevo da lì.  Siamo diversi rispetto alle nostre capacità morali, c’è chi ha idee in abbondanza, c’è chi si sforza per elaborarne una e a fatica. Nonostante l’universalita’ della idee, una persona differisce dall’altra per la somma delle idee e intuizioni concettuali. Decisiva per una azione è la scoperta della intuizione totalmente particolare e individuale. Quando agisco, sono mosso interiormente per l’intuizione unita all’amore per la metà.

Chi invece agisce perché segue principi, regole o codici, è solo uno che si comporta come un automatico che entra in un ingranaggio. Chi poi dice che l’atto criminale è espressione della individualità, suppone implicitamente che gli istinti ciechi ne facciano parte. Ma l’impulso cieco che conduce al crimine non emana dall”intuizione e fa parte di ciò che è più generale e comune, di quello che tutti hanno e che deve essere superato per arrivare alla vera individualità.  La mia individualità non è il mio organismo con i suoi istinti e impulsi ma il mondo delle idee a cui aspiro. In base ai miei istinti appartengo alla specie, ma solo la forza dell’idea mi fa individuo. Volendo fare un paragone.  In noi c’è la possibilità di trasformarci,  come nel seme della pianta c’è la potenzialità di divenire una pianta matura. La pianta si svilupperà dal seme secondo leggi proprie, l’essere umano rimane nel suo stato imperfetto, a meno che si impegni per essere trasformato da una forza inerente e cosciente. La Natura fa di noi un essere naturale; la società fa di noi un essere che agisce in base a leggi e norme, e ci conduce alcuni passi più avanti.  L’ultimo perfezionamento dipende da noi. Naturalmente non si nega che la conformità a norme e leggi non possegga valore per proiettarci in avanti. E va detto che le leggi dello stato hanno avuto origine con intuizioni spirituali  così come le norme morali. Anche nel caso di norme ingiuste e non comprensibili perché datate e obsolete. Chi identifica la moralità con le istituzioni e ne fa motivo di rigidità considera pericoloso lo spirito libero.

L’espressione “intuizione” si presta a malintesi,  perché quelli che hanno fantasia o disposizione artistica usano la stessa parola per indicare le impressioni che hanno. Questa però è una intuizione confusa, appena sentita, che comunque tiene certa affinità con ciò che chiamiamo intuizione. Così come percepiamo con i sensi il mondo fisico,  così per mezzo dei sentimenti e la volontà attivati riceviamo un riflesso dell’intuizione come modalità  della cognizione. Se non fosse così non potremmo essere capaci di comportamenti morali. Quello che si manifesta di forma confusa e indistinta come voce di coscienza è una proiezione indebolita di qualcosa di sublime.

L’intuizione deve quindi essere raggiunta ma un suo riflesso già si trova nel sentire morale e la voce della coscienza.  Abbiamo un certo presentimento intimo, anche se indefinito e  confuso, di un piano accessibile e da sviluppare. Parallelamente sarà accessibile l’amore pieno. Si diceva negli anni 50, sull’onda dei primi satelliti in orbita, che l’Umanità non sarebbe rimasta per sempre legata alla Terra. Quei momenti furono visti da alcuni come il primo passo verso la liberazione della prigione Terra. Le frasi possono essere oggi accettate metaforicamente,  perché una certa preparazione per la capacità di amore si dà quando ci liberiamo in qualche modo da quello che ci vincola alle cose esteriori.

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