Fonte: politicaprima
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di Davide Di Bernardo -06 novembre 2014
Vorrei segnalare alcuni problemi che renderanno la partecipazione all’Expo 2015 un ulteriore danno all’immagine della Sicilia nel mondo e alimenteranno un meccanismo che tra 20 anni non vedrà dei benefit nel settore siciliano, come auspica l’intervistato, ma invece dei danni irreparabili.
“Mettere in campo le professionalità migliori” è secondo l’Assessore il metodo migliore per far conoscere ed apprezzare i prodotti della nostra terra, ma è proprio su queste professionalità che si dovrebbe iniziare a discutere.
Le DOP e le IGP che nomina l’assessore hanno portato tantissimi vantaggi nel resto d’Italia, Emilia in testa, creando delle vere e proprie reti commerciali ed imprenditoriali che hanno reso produttivi anche piccole realtà.
In Sicilia questo è mancato.
Da una parte per la tendenza di individualismo insita nei produttori/commercianti siciliani, dall’altra parte per una mancanza di introiti derivanti dal reale possedimento di prodotto DOP.
Si pensi alle Arance di Ribera divenute DOP nel 2011 e che nel giro di pochi anni hanno visto sciogliersi il proprio sogno di poter vendere a prezzi alti, rispetto al mercato, il proprio prodotto perché DOP. Se verso novembre 2011 si chiedeva più di 1 € al chilo per il frutto dall’albero, 4 mesi dopo con le arance ancora appese agli alberi, i produttori chiamavano disperati le cooperative per vendere ad un quarto o anche meno il loro “ORO biondo”.
Ma il fallimento del sistema siciliano DOP si evince soprattutto sull’Arancia Rossa e sull’oro verde… il Pistacchio di Bronte.
La prima è stata il simbolo di uno spreco che ha visto il suo apice, dopo il periodo della compensazione europea, nei 21 €/cent al chilo dati qualche anno fa per salvare un deludente raccolto. Morale della favola si sono arricchiti diversi centri di raccolta selezionati dalla Regione che ai produttori realmente colpiti dalla brutta campagna non hanno dato nulla! Eppure un comitato costituito da diversi produttori del calatino aveva avvertito la Dirigente regionale dell’Assessorato all’Agricoltura, Rosaria Barresi.
Per quanto riguarda, invece, il Pistacchio la mancanza di reali controlli ha portato a creare una tale dipendenza al marchio “Pistacchio di Bronte” da rendere qualsiasi lavorato contenente pistacchio favorito da questa scritta, ma fu proprio per la sua rarità che nel 1999 vene inserito presso il Presidio Slow Food applicato solamente a prodotti rari ed eccellenti a rischio di estinzione! Oggi con i prodotti etichettati “Pistacchio di Bronte DOP” si potrebbe riempire una piccola nazione, troppo evidentemente per un paesino di soli 250 kmq!
Detto ciò ho voluto solo evidenziare la mancanza di effetti positivi, vista anche la perdita della maggior parte dei mercati internazionali, dei DOP e Igp in Sicilia e che quando l’Assessore parla di soli 3 milioni spesi per l’Expo, più “minime spese accessorie”, aggiungo che ne avremmo potuti spendere 4/5, l’importante sarebbe stato puntare sul riconoscimento delle differenze insite nei nostri prodotti rispetto a quelli spagnoli o africani e non con i Professori Universitari, ma col metodo che più denigra l’esperto Paolo Ezechia Reale: “la fiera del contadino”! Fatta comparativamente, s’intende.
Se volesse il mio aiuto, in questo momento sono in attesa di reinserimento nel mondo del lavoro, visto che l’affidarmi ad Associazioni tipo Coldiretti, o ad Igp come quella dell’Arancia Rossa, hanno fatto chiudere anche la mia azienda!